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Cenni storici


By ddm - Posted on 15 February 2010

L'abitato di Lozzo visto da RevisLozzo è un paese antichissimo, la cui origine viene fatta risalire ai paleoveneti. Reperti rinvenuti casualmente nella parte alta del paese durante l’Ottocento, ne danno per certa la presenza in loco: si tratta di vere e proprie necropoli a strati sovrapposti, contenenti vari oggetti in bronzo e ferro e di un cippo funerario con iscrizione venetica. I Romani che giunsero in quest’area,  lasciarono sufficienti testi monianze del loro passaggio negli oggetti ora disseppelliti. Questo materiale andò perduto durante il conflitto 1915-1918. Attualmente è visibile un tratto di strada presso la località Loreto riconducibile probabilmente all’epoca romana. La sede originaria del paese era posta più in alto rispetto a quell’attuale; il paese era composto da tre borgate (Piaze dela Crós, Vìgo e Sàle). Solo in tempi più vicini a noi, le abitazioni furono costruite più a valle, andando ad occupare le zone limitrofe al corso del rio Rin e la parte bassa della valle, detta Lagùna.

La diversa dislocazione fu necessaria anche per la grande frana di Mizoi che cancellò la prima delle tre borgate. Il paese condivise con l’intero Cadore le ondate d’invasioni barbariche. Fu poi soggetto ai duchi di Carinzia, dal 984 al 1077. Nell’XI sec. l’imperatore Enrico IV concesse ai patriarchi d’Aquileia il Friuli aggregandovi anche il Cadore. Il governo di quest’ultimo fu ceduto dai patriarchi alla famiglia dei Da Camino. Aquileia riprese il dominio diretto solo nel 1347. Si ritiene che i vari paesi cadorini si fossero già associati nella Comunità di Cadore e avessero un preciso ordinamento molto prima del 1235, data certa del primo statuto. Fu nella sede di tale Comunità che il Cadore decise di accettare la protezione della repubblica di Venezia nel 1420. All’interno d’ogni singolo paese le decisioni venivano prese dalla Regola, l’insieme dei capifamiglia convocato in riunione, mentre i "laudi" ne erano i regolamenti.

Fu proprio per decisione della Comunità di Cadore che negli anni 1499-1500 vennero edificate le fortificazioni della Chiusa in località Loreto, in previsione di un’invasione delle truppe di Massimiliano I, imperatore del Sacro Romano Impero, evento che si verificò realmente e comportò per il paese grande distruzione e morte. La ricostruzione, dopo lo sconvolgente fatto, fu rapida; poco discosto dalla distrutta chiesa venne eretto il primo edificio della Regola ("paveón" padiglione).  Sorsero inoltre alcune case completamente in muratura, fatto raro per quei tempi, di una certa signorilità. I secoli successivi furono di "pace operosa", la Regola poté allargare la propria superficie con concessioni e acquisti.  Nel 1797 irruppero nel paese i Francesi di Napoleone che vi innalzarono il loro albero della libertà, ma spogliarono chiesa e case. Seguì poi la dominazione austriaca che permise il ritorno all’antico ordinamento. Il 1848 è per i Cadorini una data importante. Dopo che Venezia si era sollevata, essi riuscirono, guidati da Pietro Fortunato Calvi, ad opporre un’accanita resistenza al passaggio dell’esercito austriaco ben armato. In questa occasione quasi una cinquantina furono i combattenti lozzesi.

Amaro fu il successivo ritorno sotto l’Austria. Nel 1866 Lozzo e gli altri comuni votarono l’annessione all’Italia. Gli Austriaci dopo aver lasciato inizialmente il Cadore, ne tentarono la riconquista, ma furono fermati a Cima Gogna. Vista la vicinanza del paese al luogo di combattimento, fu una battaglia importante per i lozzesi, segnata dalla partecipazione di molti uomini, donne e bambini.  L’ anno dopo la vita d’ogni giorno venne sconvolta: il paese, non nuovo agli incendi, ne subì il peggiore e devastante, nel corso del quale 160 edifici furono distrutti lasciando 143 famiglie senza tetto. L’ opera di ricostruzione fu celere e coinvolse tutti, non rispettò tuttavia l’iniziale piano di "rifabbrico" dell’ing. Simone Zanetti, per questo si affermò che le case sembravano cadute dal cielo, senza ordine alcuno e che le strade giocassero a nascondino tra loro. A partire dal 1880, l’altipiano di Pian dei Buoi vide la realizzazione delle vaste fortificazioni per le quali si dovette prima tracciare e poi realizzare una non facile strada (detta del Genio) di una ventina di chilometri. Le vicende della I guerra mondiale furono per la popolazione fonte di lutti e di grande carestia, in particolare l’anno 1917 (anno dell’invasione austriaca) è ricordato come l’anno della fame e delle requisizioni.  Con la pace si avviò una rinascita economica caratterizzata dalla nascita di nuovi opifici industriali. 

Proseguiva però e si intensificava l’emigrazione. L’ istruzione obbligatoria già da qualche tempo vigente, fu garantita da una nuova struttura: il palazzo delle elementari, edificio imponente e luminoso. La II guerra mondiale causò vittime tra i giovani ventenni lozzesi e comportò l’occupazione delle truppe tedesche con pericolo di rappresaglie. I partigiani attivi in Cadore persero in località "Val de Domiége" nel settembre 1944 il comandante della Brigata partigiana "Calvi", Garbin (prof. Sandro Gallo) e due suoi compagni. Lentamente si uscì dalla guerra e si cercò all’estero o nelle prime fabbriche d’occhiali, un po’ di benessere. Un ultimo momento pericoloso fu vissuto dal paese nel 1966 quando le acque del rio Rin, ingrossate a dismisura, come nel 1882, allagarono e demolirono alcuni edifici situati lungo il suo corso. Il paese successivamente s’ingrandì, occupando nuove zone, e acquisì nuove strutture pubbliche. Oggi il paese, per ricordare la propria storia e valorizzare il proprio ambiente, cerca di coniugare la realtà artigiano-industriale (occhiali) con la valorizzazione storico-naturalistica.