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Il fieno - Al fien
Far fieno
Tutta la gente di Lozzo andava una volta a fare il fieno e tutti i prati erano sfalciati per dare da mangiare al bestiame.
In inverno
Si inizia d'inverno con il trasporto con le luóide del letame, grassa, sulla vara lasciandolo sul terreno in cumuli. Successivamente, con la forcia lo si stende su tutta l'area. Il disgelo e le piogge primaverili ne favoriscono la penetrazione nel terreno e quindi la concimazione.
In primavera
Prima che l'erba spunti, si procede alla pulizia della vara, togliendo i sassi e la terra che eventualmente le talpe hanno smosso. Con l'avanzare della stagione tale operazione si estende man mano ai prati. Prima a quelli a quote medio basse, successivamente a quelle più alte. I prati più vicini al paese vengono puliti verso fine marzo, primi di aprile, quelli più lontani in maggio o inizio di giugno; questa operazione, di a curà, viene fatta dopo il periodo dei venti primaverili, evitando così di dover ripetere il tutto. Nell'intervallo fra questa operazione ed il primo sfalcio, la gente si dedica al lavoro negli orti e nei campi.
In estate
Con l'avanzare della stagione, tempo permettendo, si procede ai primi sfalci, avendo cura di valutare che l'erba non sia troppo fresca perché, altrimenti, asciugandosi diminuisce la resa. Preparati gli attrezzi la sera precedente, ci si cura dell’ affilatura della falce con la battitura usando le batadóire. Questa operazione è necessaria per ribattere le tacche e le asperità della lama che si formano quando sfalciando, accidentalmente viene colpito un sasso, una radice o altro oggetto giacente sul prato.
Verso sera il battere ritmico e cadenzato dei numerosi contadini presenti in una stessa zona produceva un suggestivo concerto. Si inizia con lo sfalcio delle vare coltivate con sementi particolari, spagna, altissima e strafòi, per passare poi alle altre. Di primo mattino, con la rugiada, aguazo, lo sfalcio è più agevole. Si falcia una fascia alla volta e l'erba segata forma delle strisce chiamate andèi che corrono a righe parallele fra loro ad una larghezza corrispondente a quella della falciata.
Ad ogni andèi si affila la falce servendosi della códe che si porta appresso nel codèi agganciato alla cintura sulla schiena dell'operatore.
Poi si sparge l'erba in modo regolare con l'uso di rastrello o forca, quindi dopo circa tre ore la si rivolta (voltà), per far in modo che asciughi anche la parte umida a contatto con il terreno e verso sera la si rastrella allestendo i covoni (cogoluze).
L'indomani, dopo che il terreno si è asciugato dalla rugiada, si risparge l'erba dei covoni, a mano o con l'ausilio della forca per la completa essiccazione. Si rivolta nuovamente, quindi se l fien sona da seco è pronto per essere rastrellato, caricato nel lenzuó, portato nel fienile e quindi stivato. Nella prima quindicina di agosto le località interessate allo sfalcio sono più distanti dal paese e salgono di quota: Navói, Fontana, Cuóilo, Larzede, Sorapèra, Soracrode, Polesin, Revin, Le Vale, Dassa, Prapiàn, Fedaròla, Ròncole, Pian d Adamo, Tamarì, Bracuzo. Tutti vanno a prà, ad eccezione dei vecchi, degli inabili e dei bambini troppo piccoli.
Il trasporto del fieno
In montagna i fienili sono per la maggior parte disposti e raggruppati lungo le mulattiere perché ovviamente è più agevole la fase di carico delle luóide e la discesa in paese. Per la raccolta del fieno e il suo trasporto nel fienile vengono usati mezzi diversi: con i lenzuós, con i fas o con la vèlma. Il fieno viene poi trasportato a valle con il carretto o con la slitta.
Fei fien
Duta la dente de Loze dea na ota a fei fien e dute le vare le vegnia seade par avé da dà da magnà a le bestie.
D inverno
Se tachea d inverno a menà la grassa nte le vare e po co la forcia se la spandea. La piova d insuda fasea n modo che se cotea pulito i pras.
D aisuda
D aisuda, prima che cresse l erba, se dea a curà la vara, giavando via le pere e i toche de len tacando da i pras pi basse e dendo po su chi pi aute.
D istade
D istade se dea a fei fien. La siera prima se batea la fau co le batadóire. Se tachea a seà le vare semenade a spagna, altissima e strafòi e daspò se passea a chele autre. Se tachea da bonora presto parché co l aguazo se sea meo. Se seea na strissa a la ota fasendo sul pras andei de fien. Par ogni andei se guzea la fau co la códe che se portea nte l codèi . Dopo avé seou al pra se spandea l fien co la forcia e daspò tre ore se lo voltea col restel par feilo secà. Da de siera se fasea i cogoluze.
Da l indoman se spandea da nuou al fien fin che l sonea da seco, se lo metea nte i lenzuos e se lo portea nte tabià. Ntin a l ota se dea nte le vare senpre pì n auto. Verso l 10 de luio se seea n Val de Tomàs, Coleniéi, la Cros, Le Spesse, Naro, i Ciantoi, Col Medàn, Vara Granda e Vara Pizola, Pianizòle, Sorasale e Costa. Po se passea a Daosto, Narieto, Vialona, Cornón, La Boa, Veleza e Moleniés. Nte la prima metà de agosto se dea a Navói, Fontana, Cuóilo, Larzede, Sorapera, Soracrode, Polesin, Revin, Le Vale, Dassa, Prapiàn, Fedaròla, Ròncole, Pian d Adamo, Tamarì, Bracuzo.
Di a prà
Nte i pras a Monte bastea taià na ota e se stasea nte tabià fin che se avea finiu de seà: se ciamea “di a prà”. Prima de dì su calchedun dea a parecià la coa e chi che no avea n tabià sò, dea a bèche. Dute dea a pra. Era solo i vece, i malade o i tosate massa pizoi che stasea a ciasa. I omin seea e le femene fasea chi autre mestier. I tosate dea a tole aga, i tolea su legne, i idea a spande. Se ciatea a dute algo da fei. Dopo la metà de agosto se dea a seà a Monte, la Costa dei Vediéi, Tabià de la Forzela, Dassa del Santo, Sora Mizoi, Cianpo de Cros, Vertafedèra, Soracrepa, Verna. Al 16 de agosto se fasea la messa la bonora presto a San Roche e dopo se partia co l dei, fau, forcia e restiei par dì a Monte a seà. Finiu a Monte se vegnia dó e se seea par la seconda ota i pras visin al paese: se ciamea antivoi. Par portà dó al fien se betea al fien inte i lenzuos o se fasea fas o se portea dó co la velma. Se dorea po la luoida o l careto.
Autore della scheda: Giovanni De Diana Bórcia.