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La stalla - La stala
La stala
Nella stalla veniva tenuto il bestiame nel periodo invernale dalla smonticazione di settembre (desmonteà) alla monticazione di giugno (monteà) dell'anno successivo. Quasi ogni famiglia aveva un tempo la stalla e allevava le bestie. Quasi sempre la stalla è parte integrante della casa cadorina caratterizzata da più unità abitative con la cucina e il fuoco a piano terra ed altre stanze dislocate su piani diversi, raggiungibili tramite scale esterne o ballatoi, che costituiscono un'intelaiatura lignea che nasconde in parte il muro della casa.
Le stale sono localizzate nella parte nord del fabbricato, parzialmente interrate e con accesso diretto all'esterno. Nella colonna sopra la stala c'è il tabià e il fien, fatto nel periodo del pascolo di monte e stivato nei vari tabià, nella mede e inte i penize, viene trasportato a valle con le luoide nel tabià principale mano a mano che le scorte vengono a mancare. Ponte del tabià: serve a superare il dislivello tra il piano del tabà e la strada usando le luoide o i carete.
Come è fatta una stalla
La stala è costituita in genere di muro con il soffitto di travi in larice su cui sono fissate delle spesse tavole di legno che formano il siolo del tabià. Le finestre sono molto piccole, hanno il riquadro in legno e l’inferriata in ferro battuto.
Il tabià sopra la stalla
Il tabià, invece, è interamente costruito in legno con una struttura a colonne controventate nascoste da una immantellatura di tavole; su queste tavole sono intagliate aperture di svariate forme per facilitare il passaggio dell’aria per la ventilazione, allo scopo di prevenire l’autocombustione del fien in fase di fermentazione (la bóia).
Dentro la stalla
Il pavimento della stalla (salido) è in ciottoli di pietra o di ceppi di legno accostati. E’ lievemente pendente dove stanno gli animali per far si che la “grassa” scivoli facilmente nella “cuneta” dove viene raccolta. Da un lato della stanza c’è la mangiatoia (“cianà”) fatta in sassi e legno; una trave di larice è disposta per tutta la sua lunghezza e la catena viene fissata attraverso dei fori. Il rifornimento del fien dal tabià viene fatto attraverso il fenil che collega il tabià con la stala. Generalmente è costruito in un angolo per usufruire di due pareti esistenti, mentre altre due vengono fatte con tavole di legno. Su un lato viene ricata una piccola porticina dove si preleva il fien fatto scendere dal tabià attraverso un foro nel pavimento che poi viene chiuso, ad operazione ultimata, con una rebalta di legno.
Nella stalla è presente anche un piccolo recinto adibito a deposito della “foia” (di faggio o nocciolo) raccolta in autunno ed utilizzata per fare la lettiera degli animali: è realizzato con tavole di legno talvolta intrecciando ramaglie da foglia e delimita una piccola porzione della stala. Nella stala c’è sempre una barela che serve al trasporto dello stallatico nella concimaia (corte). Se non si può usare la barela si usa la zuliera che è una specie di barela fatta con tavole di legno e munita di manopole. In un apposito scaffale si trovano la striglia e la brusca con le quali si tiene pulito il bestiame e i sece per abbeverare gli animali.
L'acqua viene presa alla fontana (ce n'era una ogni borgata) con i sece i quali vengono portati a spalla con l'ausilio del zenpedón, un bastone di legno ricurvo con due uncini alle estremità. Nelle belle giornate, ed in particolare in primavera prima della monticazione, le mucche vengono portate ad abbeverare nella più vicina fontana. Altri arnesi indispensabili nella stala sono il badì e la forcia con i quali si pulisce la lettiera degli animali e si carica lo stallatico nella barela o nella zuliera; inoltre troviamo al scai sul quale ci si siede a mungere.
La stala
Le vace, le fede e le ciaure vegnia tegneste nte stala da cuanche i desmonteea a la fin de setenbre a cuanche i monteea a dugn. Cuasi dute le famee avea la stala e i tegnia bestie. La stala fesea cuasi senpre parte de la ciasa de na ota che avea la cusina col fuou al pianteren e le canbre nte i piane aute co le sale de len par de fora. La stala vegnià fata nte l lato nord de la ciasa intin sote tera e verta par fei dì inte e fora le bestie. Sora la stala se ciata al tabià agnó che se betea al fien. Al fien vegnia betesto nte i tabias, nte le mede o i penize visin agnó che se lo fasea, daspò a man a man che servia lo se portea dó co le luoide nte al tabià sora la stala. Par dì nte tabià vegnia dorou al “ponte del tabià” che coleghea al pian de la strada co la porta del tabià.
Come ela fata na stala
La stala é fata de muro co n sofito de ciage de laris agnó che vien fisate bree de len che fa al siolo del tabià. Le fenestre le é pizolute co na inferiada de fer batù.
Al tabià sora la stala
Al tabià l é fato duto de len co le bree agnó che vien verte bus de forme varie par fei circolà l aria, par fei secà al fien che no l faze la boia.
Nte stala
Al siolo de la stala se ciama salido e l é fato de pere o de tochete de len meteste visine. Al siolo al pende agnó che stà le bestie, parché la grassa la vade nte le cunete e la posse esse menada fora. Da na parte é la cianà fata de pere e len agnó che le vace magna. Un travo de laris fissou par longo fissa le ciadene de le vace. Nte n cianton se ciata al fenil agnó che vien biciou do al fien da l tabià che é sora. Al bus nte l siolo de l tabià vien serou co na rebalta de len cuanche no l vien dorou. Inte stala se ciata na stanza o n cianton par mete la foia de nosoler o de faghera tolta su da l autono par le bestie.
“ … nte stala é senpre na barela che vegnia dorada par portà fora la grassa. Agnó che no se podea dorà la barela vegnea dorada na zuliera,che é na barela co n doi mantie par portala… era senpre le sege par dì a tole l aga nte fontana e da dà beve a le bestie. Nte stala se avea la stria e al bruschin par tegnì nete le bestie, la fórcia par netà la letiera e al scai par monde le vace ”
Testi tratti dal "Dizionario della gente di Lozzo di Cadore".
Disegno della stalla di Paola Simonin.