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La canapa - La cianeipa


By ddm - Posted on 19 February 2010

La canapa
La canapa è una fibra liberiana che si ottiene dalla Cannabis sativa. E' una pianta dioica, in cui i fiori staminiferi (maschili) e i fiori pistilliferi (femminili) crescono su piante separate. Le piante femminili sono più ramificate e più alte, raggiungendo anche i tre metri; quelle maschili meno ramificate e più piccole. Dalle prime si ricava il seme, dalle seconde un miglior tiglio (tiglio=fibra dura). La pianta femminile ha vita più lunga, dovendo maturare il frutto; è detta canapaccio, mentre quella maschile canavella. La pianta della canapa, originaria dell'Asia, è coltivata nei paesi a clima temperato; ha bisogno di terreno umido, fertile, ben irrigato. Si semina verso la fine dell'inverno in alternanza con i cereali e viene raccolta in estate inoltrata. Si raccolgono prima le piante maschili e dopo venti giorni quelle femminili. Per ottenere la fibra la canapa viene raccolta quando il fiore appassisce; per ottenere il seme, quando il frutto ha raggiunto la completa maturazione.

Le proprietà della canapa
E' una fibra molto resistente (la resistenza indica la capacità di deformarsi senza subire un cambiamento dimensionale permanente) e tenace (la tenacità indica il carico in grammi necessario per rompere un filo di finezza standard), molto superiore a quella del lino. E' una fibra poco elastica e piuttosto rigida, perciò i tessuti di canapa si sgualciscono rapidamente. Ha buona conducibilità termica; assorbe e trattiene molta umidità.

La macerazione
La macerazione della canapa normalmente è effettuata in bacini di acqua stagnante in cui è tenuta sommersa, o con pietre o con legacci ancorati al fondo. Dopo alcuni giorni, per effetto della macerazione putrida, si leva un cattivo odore che permane sulla canapa fino al candeggio. Per questo i bacini di macero sono detti marcite.

Separazione della fibra dal fusto
Dopo la macerazione gli steli sono risciacquati e poi fatti seccare; si passa poi alla decanapulazione, cioè la separazione della canapa dal fusto. Questa si ottiene con due operazioni: la scavezzatura, cioè la rotura meccanica degli steli, e la maciullatura, cioè la battitura per separare la fibra dagli steli frantumati. Come sottoprodotti si ottengono i canapuli, cioè i residui legnosi della canapa ricchi di cellulosa, e la stoppa, cioè i fili più corti con aderenti scorie legnose. La canapa grezza riunita in mazzuoli viene poi avviata alla cernita e alla filatura .

Come si usava la canapa
Con il filo di canapa si facevano lenzuoli., grembiuli che le donne usavano sempre quando lavoravano . Erano bianchi  o grigi grezzi o a righe.  Si facevano anche asciugamani, gonne, vestiti. “… i vecchi della famiglia dei Sioratona avevano giacchette, pantaloni; avevano tutto di mezzalana (lana e canapa)”. (Chechina)

La sbiancatura
Per sbiancare i tessuti di canapa si portavano le tele al rio Rin e si mettevano sulle pietre o ai bordi. Le donne li bagnavano frequentemente con la varsora (pentola con manico lungo) e restavano lì per 3-4 giorni finchè il sole le sbiancava.

Fino a quando è stata coltivata la canapa?
Nel 1911-12 sono iniziati i lavori di costruzione della strada del Genio militare per i forti di Col Vidal. Le comunicazioni e
i commerci sono migliorati e si potevano trovare le stoffe pronte.. “..quando la gente ha cominciato a vivere meglio non è più andata a fare questi lavori.. Anche Brandolin de Carlo  ha abbandonato  la lavorazione della canapa perché non era più conveniente”. (Manlio)

 

La cianeipa a Loze
A loze se coltivea la cianepa: “I tolea sù l orgio e i metea dò la cianeipa. (Liseta)
”…daspò i tirea su la cianeipa e i metea rave… (R)
I tolea su la ceneipa e i la leea n maz. Se sbatea le piante femene “…i la batea do par al lavel, la mare diesea, sul prà, parché vegne fora i semi”. (Gigia)
“Era cianpe de cianeipa inte par Soravia, la da chi de Valis… era Bianca, la nona de Banbi, che la tegnia”. (Manlio)
“Daspò che la vien tirada su, vien meteste fora dute ste mane, cuasi senpre su l erto…”. (Liseta)
“… i la metea via da i mulin … ma prima de la guera… se vedea dute ste mane… i la biandea. I farea ste mane anche sul cianpo e daspo’ le avea da sta la anche sote la piova. Calchedun la betea sul molin chi che magare era visin, ma la stasea anche tanto sote la piova”. (R)

Gramolà e petenà
Daspò che l avea ciapou la piova i la betea a secà e alora i la gramolea (varda la foto). “Me penso che i la batea ste femene, su n Brodevin, dal capitel a dó fin da chi de Maderlo, là da Bortol De la Guardia, parché Bianca la starea là… era ste doe de Sopa che batea: una se ciamea Gigia e una Marina” (Manlio).
Daspò gramolada la vegnia petenada co n petin par filala e fei le stofe “…era un su a Prou, davante Balin e al baracon de i Pinza che l avea la filanda: era telai e al farea tele”. (Manlio) N zerto Gasperin de Carlo avea la filanda fin al  1935-36 e i se tramandea al mestier da pare n fiol.
“…....so pare de Gioanin farea tela de garmal de medalana, co na strisia negra e n filo de bianco. Daspò è vegnesto che i à fato la filanda agnó che é la lataria e la via de là era n autro che fasea stofa: so fardel de Tea co so darmana Evarista”. (Liseta)
Vegnia stofe grede, ruspie ma i tegnia ciaudo e no i se strupiea.

Come che se dorea la cianeipa
Se fasea lenzuos, garmai che le femene le tegnia davante cuan che le sfreea i siole. I era bianche, greze o a righe. Se fasea suiaman, cotole, vestì. “… I vece de chi de Sioratona avea giachete, braghe, i avea duto de medalana (lana e cianeipa)”. (Chechina)

Par sbiancala
Par sbiancà le tele de cianeipa i le portea dó al Rin su le pere e i le biandea co n l aga per tre-cuatro dì. “…La mare la betea le tele fate su la neve a sbiancà” (Liseta)
“… par feili vegnì bianche i le portea ca dó al Rin, su le pere, daspò le dea là co la farsora e le biandea le tele. Là pasea l aga, là era le tele duto al dì sote al sol. E le tolea su l aga del Rin che l era limpida, co la farsora, par ese pì comode e le biandea le tele, e le diventea bianche parché al sol sbianca”. (Manlio)
La varsora era na pegnata col manego longo che se dorea par no brusase sul larin.

Fin cuan se alo coltivou la cianeipa?
Nte i ane 1911-12 i à tacou i laore par fei la strada de Monte par le fortificazion. Le strade è vegneste meo e ntin a l ota no convegnia pì coltivà la cianeipa parché se ciatea le stofe pronte. “..Dopo vien che la dente stà ben e no va pì a fei sti laore cà. Anche Brandolin de Carlo l à piantou, parché è vegnù che no rendea pì”. (Manlio)

 

Testimonianze raccolte da Antonietta Baldovin. Scheda realizzata da Francesca Larese