Il dialetto


By ddm - Posted on 18 February 2010

Campi di neve e tabià Cervera (m. 1829). Nello sfondo la Bragagnina, il Crissin (m. 2495), lo Schiavon (m. 2337) e il Gruppo del Tiarfin (Foto Gerardini)A giudizio di autorevoli glottologi, il cadorino conserva copiosi avanzi dei dialetti ladini, ossia reto-ladini. La parlata lozzese più lentamente di quella di tutti gli altri paesi del Cadore centrale va fondendosi col dialetto veneto. Caratteristica locale è l’uso (conservato da pochi altri borghi) della desinenza òu nel participio passato dei verbi di prima coniugazione. Non si possiedono memorie dialettali scritte, ed i canti mancano affatto di originalità, ove essa non si veda nella pesantezza delle cadenza, aventi perfetta rispondenza nel tono robusto e maschio delle voci, anche nel sesso... debole.

 

Saggio di Proverbi

Come più proprio al carattere del presente lavoro, spigolando dalle numerose serie dei detti lozzesi conservati dalla tradizione orale, diamo il seguente saggio di proverbi sulle variazioni meteorologiche: 

  1. Quan che le nuvole fa salete (scale), la piova le mpromete.

  2. Quan che le nuvole fa lana, la piova no e lontana.

  3. Quan che le nuvole fa puina (ricotta), la piova e vizina (ha lo stesso significato del precedente).

  4. Se ’l tona da matina, se bete su la calierina; se ’l tona da da siera, se bete su la caliera (caldaia, paiolo). (Il primo tuono dell’anno, predice carestia o abbondanza, secondo che viene la mattina o la sera).

  5. Nuvol ros da doman, la siera pantàn.

  6. Al ros da da siera, da bonora bona spera.

  7. Quan che Tudaio se bete ’l coleto (si cerchia di nuvole), al tempo no sta chieto.

  8. Quan che Antelòu se bete ’l ciapèl (cappello), do la fàu e su ’l restrel (giù la falce e su il restrello ).

  9. Saren de nuote, na vecia che trota, na mula che core, no dura tre ore. (il sereno fattosi di notte non è durevole).

  10. Saren de nuote, no val tre pere cuote. (pera cotte).

  11. Nebia bassa, bon tempo lassa.

  12. Al tempo e a le femene de chiàutre (degli altri), no se può comandà.

  13. Stelòu fis (fitto di stelle), doman al piove.

  14. Al tempo e bel, ma par èsse pi segure, toleve la pel (prendetevi la pelle da coprirvi).

  15. Quan che l’e bel, toleve la pel; quan che ’l piove, fasè chel che volè (fate quello che volete).

  16. Co le tose darión sbazeghea se daspò ’l sguerga, no l’e marevèa (troppa allegria nelle ragazze segna pioggia).

  17. Vendre (venerdì) chel che mpromete ntende.

  18. Marzo suto, ma no duto (tutto).

  19. Primavera bonorìa, la brosa (brina) porta via.

  20. Quan che Coloi verdegèa, Peniede semenéa.

  21. Da san Dordo (san Giorgio), spiego spordo (a S. Giorgio swpuntano le prime spiche).

  22. Se piove ’l dì de l’Ascensión, vien erba su ‘n perón (sasso: anno di grande fertilità).

  23. Se piove la véa (vigilia) de l’Assesa (assunzione), piove dornade trenta.

  24. Quan che ‘n Tudaio sverdegéa, ‘n Ciampeviéi i pascolea.

  25. San Bastian da la gran fredura, san Laurenzo da la gran calura, l’un e l’autro poco dura.

  26. La prima piova d’aosto renfresca ‘l bosco.

  27. Da la Madona d’aosto, se l’e sconzòu al se conza;se l’e conzòu ‘l se sconza (il tempo muta).

  28. Se piove ’l dì de san Bortolamìo, duto l’autunno drio.

  29. Dai sante le se fa avante (la neve), dai Morte l’e su le porte, da san Martin le se fa da vesìn, da sant’Andrea no e da fèise (farsi), marevéa, da nadal no la fa fal, da primo de an se tole su col van (ce n’è tanta da poterla raccogliere con il ventilabro).

  30. An da neve, an da fede1 (d’abbonbanza).

  31. Se l’inverno piove, l’istade nevea.

  32. Sant'Antone da Denei, medo pan e medo fienèi (a sant’Antonio di gennaio si sono consumate mezze le riserve nel granaio e nel fienile).

  33. San Bastian co la viola ‘n man (a san Sebastiano spuntano le prime viole).

  34. Al tempo e ai siore (ai signori) comanda i luore(loro:comandano essi stessi).

 

 

1La feda era misura di capacità per il latte