You are hereStoria e Guida turistica di Lozzo di Ezio Baldovin (1931) / Cadore
Cadore
Con tale nome è indicato all'incirca tutto il bacino superiore del Piave e dei suoi affluenti: Padola, Ansiei, Boite. Storicamente però doveva rimanervi escluso il paese di Sappada, mentre vi fa parte quello di Selva, situato nel bacino del Cordevole. Primi suoi abitatori, secondo studi più recenti, furono i Reti, ai quali seguirono gli Euganei ed i Veneti. I Romani se ne impadronirono, nel 184 a. C. ( secondo altri nel 15 a. C. per opera di Druso e Tiberio), e l'aggregarono alla Venetia. Alla caduta di Roma il Cadore subì il dominio di Odoacre, dei Goti, dei Greci, dei Longobardi (che introdussero vaste riforme nel governo del paese) e dei Franchi. Verso il secolo XI, mentre ancora durava la soggezione ai principi stranieri, andò costituendosi la Magnifica Comunità, unione federale di tutti i Comuni. Passò poi il Cadore ai Signori Da Camino (1132-1335) ai Conti del Tirolo per qualche anno e quindi ai Patriarchi di Aquileja (fino al 1420).
Finito il dominio dei Patriarchi, i Cadorini sciolti da ogni obbligo di fedeltà, si raccolsero a Consiglio e spontaneamente votarono la dedizione alla repubblica di S. Marco, al grido: Eamus ad bonus Venetos! Più che un dominio, quello di Venezia fu un vero protettorato, ed il Cadore seppe mostrarsi degno della Libertà riconosciutagli, e dal rispetto serbato ai suoi ordinamenti, con frequenti prove di devozione alla Serenissima: sia concorrendola con l’offerta di antenne nelle molteplici guerre d'Oriente, sia esponendo i petti de' suoi figli ogni qualvolta le mire degli stranieri puntavano minacciose sulla regina dell'Adriatico. Dal 1797 il Cadore seguì le vicende politiche del Veneto. Appartiene alla Provincia di Belluno fino dal '66 e alla stessa Diocesi dal 1846, anno in cui fu staccato da quella di Udine dal bellunese papa Gregorio XVI.
La Magnifica Comunità, risorta con ordinamento nuovo e funzioni assai limitate, comprende i seguenti 21 comuni: Comelico Superiore (con le frazioni di Candide, Dosoledo, Padola e Casamazzagno), S. Nicolò (con la frazione di Costa), Danta, S. Pietro (con la frazione di Costalta, Valle e Presenaio) S. Stefano (con le frazioni di Campolongo, Costalissoio, Casada), Auronzo (distinto nelle frazioni di Villagrande e Villapiccola), Vigo (con la frazione omonima, Pelos, Laggio e Pinié), Lorenzago, Lozzo, Domegge (con la frazione di Vallesella e Grea), Pieve (con le frazioni di Pozzale, Sottocastello, Tai, Nebbiù, Damos), S. Vito (con la frazione di Resinego, Vallesella, Costa, Serdes, Chiapuzza), Borca (con la frazione di Cancia e Villanova), Vodo (con le frazioni di Vinigo e Peaio), Zoppè, Cibiana, Valle (con la frazione di Venas) Perarolo (con la frazione di Caralte), Ospitale (con la frazione di Termine, Davestra, Rivalgo), Selva (con la frazione di Pescul).
Vincolo d'unione, oltre al comune patrimonio storico, e agli interessi economici, è rimasto l'Arcidiaconato, cioè l'insieme di tutte le Parrocchie, istituzione che conta 700 anni, e alla quale i cadorini, si studiano di conservare l'originale integrità. Chiesa arcidiaconale è quella di Pieve, e l'Arcidiacono, eletto dal Consiglio dei rappresentanti dei Comuni è scelto sempre fra il clero locale, dev’ essere titolare di una qualunque Parrocchia del Cadore.