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Sistema molitorio elementare


By ddm - Posted on 12 February 2010

All'interno del mulino solitamente vi è una struttura di tronchi molto robusti detta "castello" o "palco", che sostiene nella parte inferiore i vari ingranaggi: l'albero di trasmissione della ruota idraulica con il "lubecchio" (ruota ortogonale all'albero detta anche "ruota dentata") e "l'ingranaggio a lanterna" (o "rocchetto"). Nella parte superiore del "palco", sopra ad un pavimento ligneo vi sono le macine, la tramoggia ed a volte il pilaorzo e l'argano per la rimozione delle macine. Se all'interno del mulino vi era una macina ed un pilaorzo, esternamente vi erano due ruote, in quanto una delle due serviva esclusivamente al pilaorzo; un'unica ruota tuttavia poteva muovere più macine. Il meccanismo lubecchio-rocchetto ha permesso, grazie al numero di denti diversi, di far ruotare la macina più volte rispetto ad un unico giro di ruota. Sul "palco" vi è un sistema a leva ("temperatoia") attraverso la quale si modifica la posizione dell'ingranaggio a lanterna e di conseguenza quella del palmento superiore, alzandolo od abbassandolo. Questo movimento verticale permette di modificare la distanza fra le due facce interne dei palmenti e quindi di variare il tipo di macinato. Ogni macina è costituita da due "palmenti" o "mole", grosse pietre di forma circolare sovrapposte, di notevole peso e diametro. Il palmento inferiore fisso, appoggiato sul pavimento del "castello", presenta la faccia superiore leggermente convessa con un foro al centro, attraverso cui passa l'asse di ferro che sorregge la "nottola" (pezzo di ferro che regge e fa girare la mola superiore). Il palmento superiore mobile, presenta un foro al centro e nella faccia inferiore, leggermente concava, l'impronta negativa della nottola. Attraverso il foro centrale viene fatto scendere dalla "tramoggia"" (cassetta di forma quadrangolare, che si restringe ad imbuto verso il basso) il grano, che per mezzo del movimento della mola superiore viene sgretolato e ridotto in farina. Una cassa lignea, costituita da una fascia di legno e un coperchio, racchiude la mola superiore e quella inferiore, in modo da evitare la fuoriuscita della farina quando la macina è in movimento. Il coperchio presenta un'apertura in corrispondenza del foro centrale del palmento mobile, attraverso cui viene introdotto il grano da macinare. Altro accorgimento che venne adottato per ovviare alla fuoriuscita della farina dai bordi, fu quello di rialzare il bordo esterno del palmento inferiore, tranne che per un breve tratto, da dove cadeva la farina macinata e veniva raccolta in apposito contenitore. La faccia superiore del palmento fisso e quella inferiore del palmento mobile lavorando si logoravano, per questo il mugnaio periodicamente doveva smontare le macine e risistemare le superfici, "batter la mola", altrimenti la resa diminuiva e il macinato aumentava di grossezza, a scapito della farina più fine. All'interno del mulino Del Favero vi è, oltre alla macina per il grano, il "pilaorzo" o "pestino a mole". Il pilaorzo è costituito da un contenitore circolare in pietra, di porfido o granito, avente la parte centrale rialzata e forata, entro cui vi è inserito un albero che presenta a livello del contenitore un asse orizzontale regolabile, alle cui estremità sostiene due "mole" folli. Perpendicolarmente all'asse delle due mole, vi era un altro asse che sosteneva ad una o ad entrambe le estremità una lama in ferro, "raschiatoio". Il pilaorzo veniva utilizzato per la macinazione del miglio e dell'orzo, i quali venivano versati sul fondo della vasca di pietra. Azionando il sistema, l'albero e quindi le due mole iniziavano a girare in modo lento e regolare, il movimento delle due mole dava come somma un rimescolio elicoidale ai grani da pestare, ulteriormente spostati dal "raschiatoio". I vari movimenti e gli urti contro le pareti della vasca portavano alla brillatura finale.