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Utilizzi ed innovazioni tecnologiche dei mulini ad acqua
Durante il Medioevo vi fu un notevole progresso per quanto riguarda l'utilizzo dell'energia idrica, vennero trovate nuove possibilità d'impiego della ruota idraulica, che andarono oltre la macinazione del grano. A partire dal IX secolo i sistemi conosciuti fin dall'antichità vennero applicati e adattati a nuovi tipi di macchine. In quegli anni sorsero con molta probabilità segherie ad acqua, magli da fucina, tomi, frantoi... In Francia tra il X e XI secolo vennero costruiti mulini per trattare le fibre vegetali e per follare i panni di lana. Nello stesso periodo venne introdotto il mulino che sfruttava le maree e quello a vento, utilizzato in Persia già dal VII secolo d.C., ma diffuso in Europa a partire dall'Inghilterra solo dal XII secolo. Tra il XIII e XIV secolo vennero introdotti nuovi meccanismi mossi da mulini ad acqua, tra cui quelli per la produzione della carta, presenti in Italia, Francia, Germania; nel XVI secolo si diffuse la lavorazione della seta. Nel XVII secolo le ruote passarono da un diametro che andava da 1 a 3 metri sino a diametri di 2-4 metri, fino a raggiungere in alcuni casi anche i lO metri, con un notevole aumento di potenza. Nel XVIII secolo il mulino è utilizzato per molteplici applicazioni: macinare, follare, segare, pressare, forgiare, soffiare, tritare, pompare... e altrettante lavorazioni: molitura dei cereali, spremitura delle olive, lavorazione dei tessuti, nelle segherie, nelle fucine, nelle miniere e nelle cave, nell'industria cartaria, nella metallurgia, conceria, idraulica e tant'altro. Per trovare altri cambiamenti significativi, per quanto riguarda la macinazione dei cereali, bisogna giungere quasi sino ai giorni nostri. Tra il XIX e XX secolo vennero introdotti dei cambiamenti per quanto riguarda il materiale di costruzione dei vari elementi, parti in legno vennero sostituite da elementi in metallo, al meccanismo "ruota dentata-lanterna" venne sostituita la trasmissione a cinghie, l'evoluzione delle ruote verticali ed orizzontali porta all'invenzione delle turbine, e l'energia prodotta dall'acqua venne in alcuni casi prima sostituita dal vapore e poi dall'elettricità. Anche per quanto riguarda il tipo di pietra utilizzato per le mole vennero introdotti dei cambiamenti, sempre più spesso venivano impiegate macine di quarzo, più dure, che garantivano un miglior risultato, o mole realizzate dall'insieme di pezzi di qualità diversa. Alcune tra le pietre migliori, esportate non solo in Europa, erano quelle provenienti da La Fertè e Epernon vicino a Parigi. I cambiamenti via via apportati migliorarono il funzionamento dei macchinari e ridussero i tempi di lavorazione, ma non cambiarono la tecnica. Solo nella seconda metà del 1800 vennero introdotti i mulini a cilindri, che utilizzavano un principio diverso da quello delle due mole sovrapposte, dando una svolta al vecchio sistema molitorio. In questo breve accenno sull'evoluzione e sul diverso utilizzo delle macchine idrauliche rientrano e si collocano in determinati ambiti i mulini della "Roggia dei mulini" di Lozzo di Cadore in Italia, "Copekov rnlin" in Mala Polana in Slovenia, "Le moulin du Got" di Limoges in Francia e "Chase-mill" in Bishop's Waltham nell'Hampshire in Inghilterra. Il "Copekov rnlin" in Mala Polana, assieme al mulino detto "dei Pinza" e il "mulino Da Pra e Calligaro" lungo la "Roggia dei mulini" a Lozzo di Cadore si possono far risalire al tipo di mulino descritto da Vitruvio. I mulini infatti presentano ruote idrauliche verticali in legno, quella di "Copekov mlin" è del tipo a pale, colpita dal basso, mentre quelle a Lozzo di Cadore sono a cassetta del tipo "per di sopra", i meccanismi di trasmissione sono in legno e i macchinari utilizzati per la molitura sono simili anche nei dettagli. "Le moulin du Got", utilizzato per la produzione della carta, fa parte di quei numerosi opifici che si sono sviluppati a partire dall'età medievale, applicando il principio di funzionamento del mulino da cereali per altri fini produttivi. Mentre "Chase-mill" in Inghilterra, assieme al "mulino Del Favero" e all' "Officina per la produzione d'energia elettrica Baldovin Carulli" a Lozzo di Cadore, rientrano nell'ultima fase di cambiamenti e modifiche apportate ai mulini, avvenute tra il XIX e XX secolo. Il "Chase-mill" che risale al 1830 circa, presenta grandi ruote idrauliche in metallo, anche i meccanismi di trasmissione sono in gran parte in metallo. Le vecchie ruote a cassetta vennero sostituite da una turbina di tipo Pelton nel "mulino del Favero" e l'acqua all'interno della "centralina Baldovin Carulli" non è utilizzata per macinare cereali, bensì per la produzione d'energia elettrica.