You are hereLa Roggia dei Mulini lungo il Rio Rin / Il mulino Da Pra e Calligaro
Il mulino Da Pra e Calligaro
L'edificio oggi al mappale n°542 del NCT, era già presente nel catasto del 1830. Dal "Registro dei Contribuenti dell'Imposta sui Fabbricati" del 1903, risulta essere adibito per metà, corrispondente al mappale 1616, a follo da panni di proprietà di Da Pra Fauro Maria fu Gio Batta e per l'altra metà, mappale 2000, a fucina di Baldovin Stefin Giovanni, fu Gio Batta. Quest'ultimo, in seguito convertì la sua fucina in mulino. Da una "Domanda di riconoscimento antico diritto uso acqua del Rio Rin per uso industriale", datata 27 dicembre 1923, presentata all'Ufficio Genio Civile di Belluno, si può apprendere che l'edificio era adibito a mulino ed era diviso in due proprietà rispettivamente di: Baldovin Gaspare fu Mariano (la parte più a monte), e Baldovin Stefin Giovanni fu Giobatta (la parte più a valle). Come risulta da un disegno del 1923, l'acqua derivata dal Rio Rin, dopo aver azionato il mulino di Baldovin Stefinuto Lucio, per mezzo di una roggia lignea e di un salto di circa cinque metri, cadeva sulle due ruote in legno esterne dell'edificio, che azionavano i mulini di proprietà Baldovin Gaspare e Baldovin Giovanni. Il piano terra d'entrambi i mulini ospitava due macine da grano, mentre il piano superiore era di servizio ai mugnai. Nella parte più a valle del fabbricato venne aggiunto un piccolo corpo che ospitò per un periodo una fucina da fabbro. I due mulini presenti all'interno dell'edificio furono fra i primi, di quelli lungo la roggia, a cessare l'attività produttiva. Per quanto riguarda la parte più a valle, già nel 1933 la vedova di Baldovin Giovanni fu Gio Batta rinunciò al diritto di derivazione delle acque, anche a nome degli altri eredi.