Zazzaballa e lo spritz (versione autunno-inverno)
Ve l’avevo detto che ci avrebbe dato grandi soddisfazioni. Zazzaballa, il Mike Bongiorno de noantri, ci ha riprovato: la prima volta (versione primaverile) s’era ripromesso di aspettarli alle porte degli ospedali, quelli dello spritz. Fatto si è che con l’arrivo della buona stagione il virus s’è chetato e il nostro è rimasto con un palmo di naso: più bua!. Con la virulenta (chissà da dove viene questa espressione…) ripresa della vitalità del coronavirus, fatto che ci ha trovato tutti impreparati come ad un fulmine a ciel sereno (questa è ironica, mi raccomando), il nostro ha avuto modo di ripescare la storiella dello spritz, questa volta in versione autunno-inverno.
I coviddi stanno uscendo fuori dalle fottute pareti e, non sapendo perché cazzo lo fanno, e perché siano così fottutamente organizzati, Zazzaballa si aggrappa a quelli dello spritz. Certo, giocare la carta della responsabilità è cosa che garantisce una plebiscitaria aderenza, ben oltre il bipartisan, diciamo tripartisan, ma che dico, pluripartisan: tutti d’accordo, dall’intellettualoide di sinistra al lurido mercante giudaico-massonico, ci mancherebbe.
Del resto, sparare stronzate banalità di questo tipo non richiede alcun bisogno di portare evidenze scientifiche, un po’ come quelle che spara un Bergoglio qualsiasi quando dice, nel suo italiano spagnoleggiante, “dovemo volerse tuti quanti bene”.
E poi c’è la storia della COMUNITA’ (maiuscola, per sottolinearne l’importanza… capitale); dice il Zazzaballa: “Finiamola di sentirci individui, OGGI SIAMO COMUNITÀ…”. Ma comunità de che, precisamente? Tanto per fare un solo esempio: chi cazzo è che s’è rivolto alla COMUNITÀ quando si è trattato, sia a livello nazionale che regionale, di tagliare a colpi di macete la sanità? Troppo facile chiamare in causa la comunità, qualsiasi cazzo di cosa voglia dire, quando inizia ad oscurarsi la vallata: si chiama “daje all’untore” e, di untori, ne salteranno fuori parecchi in questo scorcio di stagione.
Dunque, a chiunque altro si dovesse esprimere nello stesso modo, col mio solito garbo risponderei: vai a farti fottere tu e la tua comunità del cazzo; quella non è comuntà, ma un gregge seguendo il quale ci tufferemo tutti in un mare di merda, felici e inebriati da una sorta di sudicio socialismo sudamericano.