viaggio tra le povertà e le ricchezze del Nord e del Sud dall’Unità (forzata) ad oggi
Partiamo dalla fine:
Nel complesso, la ricerca conferma la visione tradizionale di un Sud molto più arretrato del Nord (anch’esso povero e arretrato) e non porta alcun elemento di sostegno alle nostalgie neo-borboniche.
Io ho sempre creduto (o forse ho voluto credere) che il Sud, prima dell’Unità d’Italia, fosse davvero migliore di come è ora. La loro “decadenza”, quella dei terroni, certificava in qualche modo anche la nostra, quella dei polentoni, anche se la gente del Nord, nel fluire della storia, sembra essersi attrezzata meglio contro la peste della politica-politicante (vedi anche i commenti suscitati dall’articolo L’Italia è un paese da distruggere, un posto bello e inutile).
Ed ora torniamo all’inizio, all’articolo-recensione di G. Federico su noiseFromAmerika:
Il centocinquantenario dell’Unità d’Italia ha prodotto qualche libro tossico (un titolo per tutti “Terroni” di Pino Aprile), molta carta inutile, ridicoli processi storici a Cavour e Garibaldi ma anche qualche buona ricerca. Fra queste, spicca il lavoro co-ordinato da Giovanni Vecchi (Università di Tor Vergata), che ha riassunto i risultati in un volume dal titolo “In ricchezza ed in povertà. Il benessere degli italiani dall’ Unità ad oggi”.
Dichiaro subito il mio conflitto di interesse. Il libro usa, per piccola parte, i risultati di alcuni miei lavori e, soprattutto, Giovanni Vecchi è un mio amico. Ciò detto, credetemi: Il libro è molto bello ed interessante. Esorto tutti coloro che vogliono informarsi sul serio sulla nostra storia a comperarlo e leggerlo. Fra l’altro è anche scritto bene: l’autore ha fatto un lodevole sforzo per rendere comprensibile e attraente un soggetto non esattamente semplice per lettori non specialisti, riducendo al minimo il gergo tecnico e aggiungendo aneddoti e citazioni da opere letterarie per alleggerire la descrizione.
Per chi è interessato alle dinamiche dei “divari regionali” dovrebbe essere un libro essenziale. Spero ci sia utile anche nel 2016, se c’arriviamo interi, quando la retorica dell’Unità d’Italia ci sommergerà una seconda volta, a cagione dell’annessione forzata di questa Nostra Terra al resto d’Italia.