Vespa, il letamaio ‘talian’ e la gemma autonomista dell’Alto Adige
Il vespone nazionale ha teso una bella trappolona al neo presidente della provincia autonoma di Bolzano Arno Kompatscher. Spagnolli, sindaco di Bolzano, arriva a dire che Durnwalder non sarebbe mai andato da Vespa. Io penso che se Durni ci fosse andato, se lo sarebbe mangiato col cucchiaino, come fosse uno yogurt (il presidente uscente ha un temperamento sanguigno e combattivo). Vespa sarebbe evaporato o avrebbe iniziato a balbettare qualcosa in cirillico.
Kompatscher ha invece optato per una elegante e compassata replica, probabilmente cosciente di avere una platea in ascolto di taliane belanti, cioè scimmie antropomorfe in grado di guardare la tv e, soprattutto, di sciropparsi un programma come “Porta a porta”, quindi sostanzialmente incapaci di ragionare su dati e fatti, incapaci di approfondire questioni complesse. Conseguentemente la sua difesa, perché di un attacco si è trattato, non è apparsa tonica e vibrante – come poteva essere – bensì docile se non addirittura sottomessa.
No problem: l’Alto Adige ed il defilato (per questa volta) Trentino hanno scoperto in diretta che i taliane non ci stanno a prendere esempio dalle autonomie che basano il proprio futuro sul pilastro del federalismo “compiuto”, ai taliane non interessa capire e duplicare i meccanismi che un vasto territorio ha implementato e sta gestendo con indubbio e smaccato successo. Altrimenti che taliane sarebbero!!
L’Italia è un letamaio. Vespa è un italiano dentro e fuori. Io sono italiano fuori, per avversità anagrafiche, ma certamente non mi sento italiano dentro. Sono un Ladino delle Dolomiti e con l’Italia non vorrei avere niente a che fare. Tutto ciò per dire che se devo stare con qualcuno non sto di certo con Vespa e con questo studiato attacco talian alle Autonomie di Bolzano e Trento, rare forme di vita intelligente che stanno a dimostrare che, con fatica, in montagna si può vivere solo autogovernandosi.
Quanto ai bellunesi, mi è parso che finora – ed è di per sé una notizia sensazionale, visto il comportamento letargico finora adottato – solo il presidente dei confindustri di Belluno, Cappellaro, si sia espresso in chiaro e aperto sostegno a quanto ragionevolmente sostenuto da Arno Kompatscher (davvero!! all’inizio non ci volevo credere ma, forse, sta prendendo forma il detto belumat “la gnen, la gnen do la gata dal cuert…”).
Segnalo, perché ne condivido l’impostazione, questo articolo su Salto:
“Trento e Bolzano guardano il resto dell’Italia dall’alto al basso, elargendo ai loro cittadini con generosità servizi che non sono oggi più sostenibili”. La puntata di ieri di Porta a Porta, il più popolare talk show politico della Rai, ha fatto ben pochi sforzi per promuovere il dibattito. Il messaggio doveva essere forte e chiaro e ci ha pensato il conduttore a sintetizzarlo in chiusura di trasmissione per tagliare la testa al toro: “l’Italia non si può più permettere uno stato sociale avanzatissimo al nord ed un sud che arranca, quindi stop ai privilegi”. Quindi? Lapidaria la sentenza emessa nel salotto televisivo: “basta autonomia speciali che ormai non hanno più di ragione d’essere”.
E le minoranze linguistiche, le regioni transfrontaliere, l’agricoltura e il turismo di montagna? Niente da fare, nel corso del programma non c’è stato il tempo per simili facezie.
Per la verità il talk show ha avuto un decorso paradossale, visto che aveva preso il via con un approfondimento dedicato agli sprechi legati agli affitti della politica romana passando quindi ad illustrare una recente indagine di Uil sull’incredibile numero degli italiani che vivono oggi di politica (più di 1 milione). Ma ben presto la trasmissione, utilizzando il titolo/cartello “Il presidente della provincia di Bolzano guadagna più di Obama” (sul quale non si è minimamente dibattuto), ha coinvolto i due estremi del paese – Alto Adige e Sicilia – per indicarli come esempi di spreco. […]