vada pure per ‘vostro sindaco’ ma, cacchio, almeno un Buon Anno ce lo potevi augurare
Ho già detto che nell’occasione della mia personale scoperta del lieto evento (l’uscita del bolcom), ho potuto solo vedere la prima pagina e leggerne il titolo, motivo per il quale ho chiamato questa ultima delizia letteraria del sindaco il buon-natalino. Il titolo è, “Auguri, buon Natale“. Come ebbe modo di dire in un francese approssimativo un compagno di scuola ai tempi che furono, “Je suis resté de stuc“.
Ma non per la presenza, scontata, dell’augurio natalizio. Piuttosto per l’assenza di …
Il Nostro ci considera tutti, ormai l’abbiamo capito, suoi “fratelli e sorelle“. Nel suo percorso evangelico, crediamo illuminato da santa convinzione, arriverà probabilmente a ritenerci tutti, un giorno, “suoi figli“. La fede muove le montagne e Lui, l’eletto, ce lo sta dimostrando.
Tuttavia, io credo che alla dimensione religiosa, cui è legato “obtorto collo” il Natale, non si possa fare a meno di affiancare, senza prevaricazione alcuna, una dimensione diciamo … laica o quantomeno civica.
Ciò che voglio dire è che il Nostro, in qualità di sindaco, e che stia parlando come sindaco lo dice apertamente, più che apertamente, pretendendo di essere il “vostro sindaco“, ed obbligandoci al contempo a ritenerlo tale, dopo averci augurato un buon Natale, cosa buona e giusta, si dimentica di augurarci non dico le Buone Feste, consuetudine avvolta da una patina di consumismo che il Nostro dimostra di rifuggire, ma si dimentica di augurarci un laico e civico Buon Anno.
Insomma, nell’ultima edizione del bolcom, la Christmas edition, non c’è verso di trovarlo un Buon Anno, ma non solo nel titolo, neanche nel vibrante augurio natalizio, neanche buttato lì alla buona.
Ora.
Come cavolo faremo ad affrontare, senza che ci siano giunti gli auguri di Buon Anno del “vostro sindaco”, un anno cupo se non proprio di m… come quello che ci si prospetta innanzi?
Ooops! Me ne stavo dimenticando. Buon Anno, sindaco, e che la forza sia con te (e con tutti noi).