un po’ stitico il crowdfunding per avviare una “startappe” dolomitoide…
Ne avevamo parlato qui: “Cadore – Your Dolomites Dream: crowdfunding per avviare una ‘startappe’…”. Lo scopo principale non era raggranellare qualche soldino: era la ricerca di un po’ di notorietà con cui illuminare l’iniziativa. Già accettare la definizione di start-up per una comune agenzia di viaggi è stata licenza poetica concessa solo per non soffocare l’entusiasmo giovanile dei proponenti. E anche le oniriche visioni di 70 milioni di visitatori per Venezia facevano parte della coreografia. Ma, come già detto, almeno “ci stavano provando”.
Quella raccolta si è fermata a 3.686 euri, il 12% dei 30.000 fissati come obiettivo.
Chessaramai: vai in banca e te li fai dare. Se tre persone – “giovani che dopo aver viaggiato a lungo in giro per il mondo, hanno deciso di tornare nella loro terra per promuoverla e valorizzarla attraverso le proprie competenze” – non trovano 30.000 euri per far partire “un progetto unico nel suo genere”, o viviamo in un mondo davvero bruttobrutto e cattivocattivo o quel progetto (insomma, l’agenzia di viaggi) non è sufficientemente innovativo per i prestatori.
Di contro ho visto finanziare, con il crowdfunding, “progetti” di una stupidità unica. Misteri gloriosi. Comunque si sa, si sa bene, che tra le startappe solo una su 1000 ce la fa ad uscire dal guscio e diventare uno splendore. Altre nascono e si trascinano faticosamente per qualche anno, finendo per accartocciarsi e languire. La maggior parte, tutte rigorosamente con l’etichetta “innovativa” appiccicata in fronte, emettono un lampo e poi svaniscono nel nulla.
Startappe nanotecnologiche ne abbiamo?