un giorno col Pompiere del Veneto 2.0 che diventa assistente sociale
Vada per l’articolo che sponsorizza le Poste 2.0 (Un giorno con la postina 2.0 che diventa assistente sociale) che -udite udite- ora ti vengono a prendere i pacchi a casa (invenzione del secolo: prima delle Poste solo la Pomerania e l’Ossezia l’avevano sperimentato). Vada anche per l’articolo imbonitore: il piano generale è quello di ridurre gradualmente i servizi, per cui qualcosa va pur fatto brillare per distogliere l’attenzione del volgo. Vada pure per il tratteggio, dal vago sapore deamicisiano, della postina 2.0 (sulla cui professionalità e proverbiale velocità ed efficienza non vi sono dubbi) che s’improvvisa assistente sociale (narrazione che per fortuna non oltrepassa i confini della patacca strappalacrime).
Ma il quadretto iniziale (l’incipit) che illustra il borgo lozzese, no!, l’è tutto da rifare.
LOZZO DI CADORE (BELLUNO) Il Pian dei Buoi è una splendida terrazza naturale, un alpeggio fonte di sostentamento per chi vive a Lozzo di Cadore. Un paesino da 1.300 abitanti, appollaiati ai piedi delle Marmarole, noto come «il paese dei mulini» grazie al Rio Rin, torrente che scorre a lato del centro e che fa nascere fucine e segherie. Tra panorami mozzafiato e salite, tra duro lavoro di montagna e caminetti davanti ai quali riposare […]
Caro Pompiere del Veneto, anche il Carducci di fine Ottocento avrebbe avuto qualche problema nel sostenere (siamo nel 2016, terzo millennio, pianeta Terra) Pian dei Buoi quale “alpeggio fonte di sostentamento per chi vive a Lozzo“ (ma come cazvolo fate a scriverle ‘ste robe? ma dove cazvolo l’avete presa l’erba?).
Il paesino, poi, non è “da” 1.300 abitanti ma “di” (se fosse un produttore di abitanti, potrebbe andar bene anche “da”); inoltre, suvvia, non lasciamo “appollaiati” tutti i 1.300 abitanti: appollaiamo semplicemente il paese (un paesino appollaiato…), c’est plus facile.
Il torrente che scorre a lato del centro è forse nuova figura retorica? Il grande raccordo anulare di Roma, scorre anch’esso a lato del centro? (no, per sapere).
Ma il tripudio giunge quando, dopo essere passato a lato del centro, il torrente (tenetevi forte): “fa nascere fucine e segherie” (me cojoni!).
Ed ecco i panorami mozzafiato (è da sperare che non si riferisca ai terrazzamenti di Revis, ma con quell’erba non si sa mai); e poi le salite (e le discese ardite? nulla? Pippo, l’amico di Topolino, soleva sorprendersi di come le salite, viste all’incontrario, siano semplicemente delle discese).
Chiudiamo con il “duro lavoro di montagna” (ah, che nostalgia del molle lavoro di pianura); domanda: esattamente, quale potrebbe essere un duro lavoro di montagna? Minatore di blenda? Pastore di bufale in calore? Sparatore di neve? Che altro?
Ah no: chiudiamo con i “caminetti davanti ai quali riposare”. Che siano romantici, i caminetti, è cosa risaputa; ma non si creda che, dopo un “duro lavoro di montagna”, siano poi tanti quelli che si mettono a riposare davanti ad un caminetto, non foss’altro per il rendimento e la funzionalità di questa macchina termica che non sono propriamente eccelsi.
E via di corsa: una nuova narrazione 2.0 ci attende.