un balcone panoramico ad alto tasso spettacolare
E’ uno dei regali di maggior spessore culturale (questa è ironica, mi raccomando) che la Sfondazione Dolomiti Unesco ci ha offerto nel corso della sua governance. Un balcone panoramico, diciamocelo, non si nega a nessuno ed è cosa buona e giusta. Ne hanno inaugurato un altro, dopo l’apprezzato apripista del 2015 posato sul M. Specie. Ecco le gesta dei nostri paladini cantate da Repubblica:
Un balcone panoramico. E vedi le Dolomiti al loro meglio
Inaugurato sopra Santa Cristina di Val Gardena. A oltre 2mila metri, ma facile da raggiungere anche per i non trekker, si propone come un teatro a semicerchio capace di offrire una panoramica ad alto tasso spettacolare. Ne verranno creati altri nell’area Unesco dei Monti Pallidi
Lo possono facilmente raggiungere anche i non trekker. Certo, così come questo articolo poteva essere scritto da un non giornalista. Forse che “non escursionista”, per quanto resti forma orrenda, sarebbe parso troppo provincialotto? Bastava dire “facilmente raggiungibile da chiunque”. Ed è chiaro che sia così, visto che a quel “oltre 2mila metri” ci si arriva (anche) con l’impianto di risalita (lo dice poi nel testo).
Questo affare, il balcone panoramico, si proporrebbe (che indole volitiva!) come un “teatro a semicerchio” (un architetto mancato!). “Capace di offrire” (ancor più volitivo di quanto non apparisse inizialmente!) una “panoramica ad alto tasso spettacolare“. Se vuoi dire che una panoramica è spettacolare basta scrivere “panoramica spettacolare”; se però scomodi un tasso, ma vuoi mantenere spettacolare la panoramica (e non il tasso), allora dovresti scrivere “ad alto tasso di spettacolarità”.
L’articolo continua con venature poeticheggianti (il vento che sale dalla valle…, il sole che si nasconde…) sottolineando la natura eco del balcone (finalmente è stato detto no ai balconi in polipropilene alta densità e, soprattutto, a quelli in uranio impoverito):
“A fronte della sensibilità dei luoghi alpini abbiamo creato strutture di acciaio e di pietre locali che possano anche essere decostruite”, spiegano Verena e David Messner, i due architetti che hanno progettato il balcone.
Oh là! Un po’ di acciaio riempito da materiale locale e colmato con gradevole pietrame, sempre rigorosamente locale (a km zero!). L’ideona, però, è stata quella di fare la struttura in modo che sia decostruibile, come i mattoncini Lego (“smontabile” non appariva sufficientemente elegante e “facilmente demolibile” evocava un che di cruento).
Ma ecco un altro passo della tagliente descrizione:
Un semicerchio metallico posto in orizzontale racconta le montagne intorno, riproponendo in bassorilievo il paesaggio e indicando i nomi delle creste.
Un incanto. Commovente. Non c’è parola che non stupefaccia. Sublime, per esempio, “racconta le montagne intorno”. Il bassorilievo è in realtà un altorilievo, ma è un pelo nell’uovo. E “paesaggio”, ho sempre creduto fosse tutt’altra cosa: mi dovrò ricredere!
C’è anche una bella notizia per la nostra fetta di patrimonio: un balcone panoramico ad alto tasso spettacolare è in fase di realizzazione al Monte Agudo.
Oltre ai due balconi altoatesini, sono stati già realizzati altri punti panoramici […]. In Veneto sono in fase di realizzazione tre balconi sul Monte Rite a Cibiana di Cadore, sul Monte Agudo nel comune di Auronzo, e a Faverghera (Nevegal) nel circondario di Belluno.
Eh lo so, lo so! Se lo so…