turismo italico: Franceschini e i record-ini
Dice il menestrello del MiBACT (ministero dei beni e attività culturali e del turismo) che per il turismo italiano s’è trattato di un’estate da record (“Franceschini, estate da record per il turismo italiano”). E ci mancherebbe anche che non lo fosse stata (da record). Arrivi +4,1% e presenze +3,7%, con la montagna a +3,6%. Per il primo semestre gli arrivi sarebbero (come per l’estate si tratta di dati provvisori) a +4,6% e le presenze a +6%.
In realtà non di record si tratta ma, semmai, di recordino.
Intanto, se le presenze estive sono a +3,7% e quelle del primo semestre a +6% (rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente), vuol dire che il vento che ha soffiato nel semestre (in aprile e giugno) s’è smorzato di parecchio nella stagione “che pesa di più”.
Ma ciò che più conta (al netto del fatto che, ovviamente, crescere è meglio che calare), è che confrontando il dato italico degli arrivi internazionali nel primo semestre (non residenti), +4,3%, con quello medio dell’Europa (dati UNWTO), +7,7%, si palesa un divario del 3,4% che è “un buco enorme” (il divario vale l’80% della crescita degli arrivi internazionali italici).
Non è finita: se si guarda alla crescita degli arrivi internazionali relativi alla sub-regione “Southern/Medit. Eur”, pari all’11,6%, il divario tra Italia e Europa del Sud/Mediterranea (di cui fa parte) sale al 7,3%. Detto in altre parole, mentre l’Europa del Sud fa un giro, l’Italia è poco oltre la fine del primo terzo. Appunto, un recordino.