turismo bellunitico, Eurac ha fatto l’ovo: più pilu per tutti
Dunque, ci abbiamo la vision.
E non è cosa da poco. Il focus-del-target-della-vision sono, ceneve forte, i millennial.
Noi, sinceramente e garbatamente, avremmo ritenuto di dover concentrare gli sforzi sul turismo geriatrico, con uno slogan elettrizzante tipo:
col catetere in montagna, la salute ci guadagna
Ma no, ci saremmo sbagliati.
Anche la presidenta del DMO Dolomiti ci abbaglia con una perla distillata con profonda introspezione: “questo piano di marketing sarà finalizzato per il 70% sul mercato estero e sul 30% il mercato italiano”.
Ma va!
(dite la verità: da soli non ci sareste mai arrivati!)
Poco avvezza ai dati del turismo la nostra, inoltre, confonde il turista italiano con le presenze turistiche italiane. Pari al 71% del totale sono infatti le presenze italiane, mentre il turista italiano (quello con una testa pensante che poi decide quante notti passare qui o lì o là) pesa per il 64% sul totale (arrivi 2016: ita 602k, str 341k, tot 944k; presenze 2016: ita 2.826k, str 1.147k, tot 3.973k). Non è un grande sbaglio eh: è un po’ come confondere le pere con le mele (ma è bene tenerne conto). Diamole tempo, deve farsi le ossa.
Già aver preso coscienza che il futuro dovrà essere sempre più… straniero, tutto ciò garantito dai complicati algoritmi che hanno permesso ad Eurac di giungere a cotanto ardire, è cosa che ci conforta assai.
(negli ultimi 25 anni la crescita del turismo internazionale non ha praticamente mai conosciuto soste; pensare di trovare nuovi clienti in questo fettone del mercato è, quantomeno, geniale: è sul “come” che qualche dubbio si insinua: aspettiamo con crescente ansia di conoscere i dettagli operativi; daje!)