Tributo a Vittoria
(qualche anno fa…)
C’eravamo sentiti un po’ di tempo prima e mi aveva fatto paura. Mi era davvero apparsa come un drago che sputava fuoco e fiamme dalle fauci e nuvole dense di fumo dalle narici. Glielo dissi con fermezza sperando di confortarla: «La gente di Lozzo lo sa che senza di te la Cesa non ci sarebbe più».
Le dissi anche: «Quelli lì sono dei nani: tu sei stata un coraggioso gigante!»
Glielo consegnai in occasione del Natale del 2008. Un piccolo tributo personale raccolto in un video. Lo volle vedere. Lo vide. Alla fine, con un largo sorriso, si rivolse a me con un «Benon! Grazie.»
Poi mi guardò dritto negli occhi come volesse trafiggermi l’anima e mi disse ancora: «Loze e davoi morì, bisogna fei algo… Sèntete do che parlon».
Giunse la primavera e trovatola in giro mi chiese, riferendosi al video: «l’asto metù sul coso là!?» (coso là= internet). «No» risposi, «ei da feilo?». Controbatté «Po’ dopo mai.»
Caricato in data 30/apr/2009
Gli architetti, pagati profumatamente per il loro lavoro, sono stati ricordati. Anche l’amministrazione Manfreda si è autoricordata, legittimamente. Non ha però ricordato nel dovuto modo le amministrazioni precedenti, che hanno contribuito a riconsegnare ai lozzesi la “loro vecchia chiesa”: le amministrazioni Da Pra Silvano, Del Favero Giuliano e Da Pra Alessandro. Anche Vittoria Da Pra è stata dimenticata; in quegli anni (’70) il suo impegno è stato essenziale. Se oggi la “Ceša de S. Laurenžo” fa ancora parte della nostra comunità, lo dobbiamo anche al Suo coraggio. Grazie Vittoria.
Cara Vittoria, ti sia lieve la terra.