Comunicato stampa dal sito del ministero dell’economia e delle finanze (MEF):
L’asta Bot indetta per domani, giovedì 10 novembre, si terrà regolarmente.
Anche se piove. Come per le castagnate autunnali da celebrarsi in piazza. Per la buona pace di tutti i patrioti che credevano che la “festa” fosse stata troncata. No, siete ancora in tempo per dare “il vostro oro alla patria” e comprarvi un pezzettino del debito italiano. Le nostre banche saranno ben contente di vendervi un po’ dei loro titoli, pur essendosi impegnate a rinunciare alle commissioni d’acquisto, visto che si devono ricapitalizzare.
Così il debito, invece di passare dall’estero agli italiani, passerà “tra italiani”: dai soliti furbetti ai soliti coglioni…
Ministro Brunetta, questo famoso governo del fare, se non ora quando? «Non c’è alcun dubbio: ora».
Non crede sia tardi? «A parte che in questi anni non è che siamo stati proprio con le mani in mano, non è mai troppo tardi. Anzi, le dirò di più».
Dica… «Non soltanto abbiamo il dovere del fare per salvare il Paese dalla crisi, ma è la nostra grande occasione per invertire il vento e avviarci a rivincere le elezioni nel 2013 ». […]
Ovviamente … limoncetta!
Piovono rane, senza alcuna pietà, ci rammenta della prossima fatidica scadenza: Meno otto giorni. E non v’è dubbio che trionfa ancora … limoncetta.
Quasi quasi ne volevo prendere le difese, quando i cani parlamentari hanno cominciato a latrare e ringhiare perché lui, il Mago Tremonti, se n’era andato in America invece di restare a salvare l’amico cu e braga Milanese, quello che gli ha affittato “sottobanco” l’appartamento che usava a Roma fino a poco tempo fa. Quasi fosse un fatto d’onore.
Milanese se l’è cavata (e con lui lo stesso Tremonti e forse il governo intero) per pochi voti, sei. Ma vi pare che si possa tollerare che in un’Italia nelle condizioni che sappiamo, gli uomini che dovrebbero governare la crisi si gettino addosso vicendevolmente accuse e veleni come è successo nel Pdl per questa ultima questione? Certo, il passaggio parlamentare era delicatissimo per la Casta e rischiava di essere il “casus belli” dell’implosione della maggioranza. Ma così non è stato, chiappe salve, per ora.
(ANSA) – WASHINGTON, 24 SET – ”Come al solito l’Italia viene vista molto meglio dal di fuori che dall’Italia stessa”: lo ha detto il ministro dell’economia, Giulio Tremonti, a margine dei lavori dell’Fmi. ”Siamo messi molto meglio di quanto si possa immaginare i nostri conti sono valutati positivamente. Abbiamo fatto molto piu’ di altri ora dobbiamo fare di meno. Ma bisogna fare di piu’ per la crescita, attraverso un’azione collettiva”.
Mi è venuto in mente allora un ottimo articolo di Stefania Rimini uscito il 16 agosto sul Corriere della Sera.it nel quale viene presentata una carrellata di ciò che alcuni valenti economisti sostenevano “in tempi non sospetti”. Marco Pagano, Sandro Trento, Fedele De Novellis e Mario Seminerio dicono la loro sulla crisi del nostro Paese (con relative videointerviste). Alla fine l’autrice ci fa il regalo di un video nel quale il Mago tenta di convincere la platea che “tutto è ok”, che sono i giornalisti a gonfiare di nero la situazione perché hanno “l’idea che solo le cose negative fanno notizia”. E poi, supplichevole: “Una preghiera, un’idea: una volta tanto scrivete una cosa positiva, no?”
Era il 9 maggio 2011. Un po’ di ottimismo, sollecitava il ministro. Poco tempo dopo siamo sprofondati nell’incubo più nero. Prima fase. Ora che si sta profilando la seconda fase dello sprofondamento, quello dove si rischia di farsi davvero male e per tanto tanto tempo, Voltremont se ne esce con quel sibilo: «Abbiamo fatto molto piu’ di altri ora dobbiamo fare di meno. Ma bisogna fare di piu’ per la crescita, attraverso un’azione collettiva». Impalpabile.
«Non mi dimetterò mai, ho i numeri per andare avanti, alla crescita ci penso io»
e questo, di cui riporto solo l’ultimo (disperante) paragrafo, per dire che quando succederà sarà come per le punture PIC (già fatto?) :
Ma le dinamiche delle crisi non sono affatto graduali: quando la domanda di titoli di stato da parte straniera e da parte dei piccoli risparmiatori si riduce, le banche un po’ perché subiscono la moral suasion del Tesoro un po’ perché hanno interesse a tenere a galla il mercato acquistano e stringono i denti mettendo a repentaglio la solidità patrimoniale. E’ per questo che le azioni delle banche italiane (e di altri paesi, in particolare la Francia) perdono continuamente in Borsa. In Portogallo il brusco finale di partita lo decretarono gli istituti di credito informando congiuntamente il governo che non avevano più margini per gli acquisti del suo debito. La decisione di S&P è un preludio. Ma non di Chopin.
ho il bisogno di giocare con le bandiere. Mi scarica la tensione e mi aiuta a contenere la perdita della memoria.
Sempre per confermare che questo governo sgoverna ma che dalla menistra opposizione ci si può aspettare solo un “maggior rispetto della forma”, certamente più confacente alla bisogna, e più contenuti eccessi di priapismo, confinati questi ultimi ai gradi minori della catena di comando (e senza il flipper delle procure che ti fanno rimbalzare gustose notizie e intercettazioni). Da Phastidio:
Qualcosa possiamo aggiungerlo noi: le colpe di questo governo saranno scolpite nei libri di storia, per non aver riformato un accidente di nulla in un decennio, baloccandosi tra i motteggi del peggior ministro dell’Economia degli ultimi 150 anni, gli emboli (non ancora fulminanti) del peggior ministro del Lavoro, la latitanza di due ministri dello Sviluppo economico, il berciare fastidioso del ministro della Funzione Pubblica più ridicolmente sopravvalutato di tutti i tempi, un premier erotomane sempre più disconnesso dalla realtà, il suo principale alleato (e frenatore) sempre più prigioniero della malattia.
Ma sapete quale è la tragedia di questo paese? E’ il suo corporativismo metastatizzato, frutto di una estrema e radicata diffidenza sociale, altro che ciarlare di “coesione sociale”, caro Sacconi e cari tutti. Questo sistema di mini-caste che alla fine ne esprimono una ad esse sovraordinata, contro la quale inveire se non si viene cooptati a pranzo è la vera motivazione del downgrade del paese, il primo di una lunghissima serie. Saranno anche stati i comunisti, sarà il complotto della massoneria internazionale, saranno le fasi lunari: ma la sensazione, che è certezza, è che l’attuale opposizione ci avrebbe dato (ci darà) poco e nulla, salvo un maggior rispetto della forma, perché è un modello culturale ad essere arrivato al capolinea della storia.
Che questo governo sia grottescamente burlesco non v’è alcun dubbio. Però anche la sinistra, quando guidava l’autobus del governo, ne ha fatte di uscite di strada. Anche la sinistra, pardon la menistra, ha fatto più volte ridere i polli. Ieri S&P ci ha downgradato. Ed il juke-box della menistra ha iniziato a suonare lo stesso motivetto dalle Alpi alle Piramidi.
Ma nell’ottobre del 2006 Fitch e S&P abbassarono il rating dell’Italia. E allora c’era la menistra al governo, con la manovra firmata da Padoa-Schioppa e controfirmata dal Prodone. E’ vero, la menistra aveva adagiato da poco il culo sulle poltrone di Governo.
Ma la nota in cui si definivano i perché del downgrade così recitava:
“La riduzione del rating sull’Italia riflette la risposta inadeguata del nuovo governo alle sfide strutturali dell’economia e del bilancio dell’Italia,- affermava allora in una nota l’analista Moritz Kraemer-. La Finanziaria fa poco per avanzare significativamente sulla strada di riforme sul lato dell’offerta e nei fatti porterà ad un aumento netto della spesa in percentuale del pil invece di ridurre l’alta spesa, che è la causa di fondo degli squilibri di bilancio italiani”
Non c’era la crisi che c’è ora ma Destra e Sinistra, pardon nuovamente, Mestra e Menistra, pari sono.