(Premessa/avvertenza per le anime belle che stanno cercando di salvare il mondo, i vegetariani, i vegani, i complottisti e i decrescitori felici/infelici: qui non si critica lo sforzo degli Stati teso a sviluppare alternative energetiche che affranchino i medesimi dalla dipendenza dall’energia fossile, ma le modalità scelte per farlo)
Gli impianti fotovoltaici, piccoli o grandi che siano, si sono potuti installare solo per effetto degli incentivi erogati dallo stato.
In altre parole – e da sempre – gli impianti fotovoltaici sono fuori mercato (ancora, anche se la grid parity si intravede lontana): costano più di quello che rendono. Punto.
In ambito privato ci sono in giro degli ebeti che si sentono fieri di avere sul tetto un impianto fotovoltaico: soprattutto perché si sentono green (sentono di aver fatto qualcosa di grande per salvare il mondo). La maggior parte di questi ebeti sa che lo stato ha incentivato il loro impianto, ma non ne capisce le conseguenze. Fra loro, una ristretta minoranza, c’è chi ha capito benissimo e, solitamente, guarda alla vita con un sorriso beffardo.
Domanda: dov’è che lo Stato è andato a prendere i soldi per incentivare gli impianti fotovoltaici?
Risposta: dalle tasche degli italiani, ovvio, cioè dalle nostre tasche (anche dalle tue, ebete!).
Più precisamente: mentre in Spagna gli incentivi al fotovoltaico (e alle rinnovabili in senso generale) sono stati finanziati ricorrendo alla fiscalità generale, in Italia il finanziamento si è attuato aumentando le bollette elettriche pagate dalle utenze (per 1/3 privati-famiglie e per i restanti 2/3 imprese). Già: un’imposta occulta – che pesa ben più sui poveri che sui ricchi – nella cosiddetta componente A3 della bolletta (che incentiva tutte le rinnovabili, anche se il fotovoltaico rappresenta la fetta più consistente). In parole povere i sussidi alle energie rinnovabili pesano oggi sulle bollette elettriche per circa 12 miliardi l’anno (2013).
E per l’utente domestico quanto vale questa “imposta occulta”?
Risposta: 90 euro l’anno circa!
(Per il famoso utente domestico medio, la A3 da sola vale il 93 per cento degli oneri di sistema, ovvero il 18 per cento della bolletta complessiva, in soldoni circa 90 euro l’anno [fonte]).
Il peso di questi sussidi è diventato col tempo talmente assurdo che Zanonato, sì, proprio lui, l’ex sindaco PD brutto anatroccolo diventato ministro-cigno, aveva provato ad applicarsi per cercare di spalmare su un numero di anni maggiore tale peso, che gravita in particolare sulle imprese che avrebbero invece bisogno di esserne alleggerite (l’Italia ha in assoluto il costo più alto fra i paesi della UE per l’energia elettrica), con l’ideazione dei Zanonato-bond, obbligazioni che alfine non hanno visto la luce (per fortuna).
Quasi “fra parentesi”, in tema di sussidi al fotovoltaico, in questo paese delle fate vale la pena sottolineare che:
I sussidi alle energie rinnovabili, e al fotovoltaico in particolare, sono forse una delle peggiori vicende di malgoverno, di cui nessuno vuole parlare probabilmente perché la responsabilità è condivisa da destra e sinistra.
Anche in ambito pubblico, naturalmente, la corsa al fotovoltaico è diventata assolutamente trendy al punto che pochissimi sono i comuni che non hanno da qualche parte un tale impianto sul tetto. Anche in ambito pubblico, è lampante, vi sono in giro ebeti particolarmente fieri di aver fatto ciò che hanno fatto: per l’appunto, un fotovoltaico sul tetto.
(che agli italiani “costa solo” 4,3 miliardi di euri all’anno per i prossimi 20 anni)