il napopotamo e il gufo
(se era per me il napopotamo restava dov’era, nel fango. Trovi però che questa rappresentazione sia amaramente divertente, ideale per un inizio d’anno effervescente, sicché, eccola)
(se era per me il napopotamo restava dov’era, nel fango. Trovi però che questa rappresentazione sia amaramente divertente, ideale per un inizio d’anno effervescente, sicché, eccola)
Strenzi, fatti da una parte che sei un’anomalia catastrofica. Con te in giro tutto diventerà merda che cola.
Una immagine vale più di 1000 parole. Per trovare l’Italia è facile: in fondo a sinistra, poco prima della spazzatura (i titoli di paesi con rating oltre il BBB- sono definiti… spazzatura). Via Rischio Calcolato:
Ovviamente è da leggersi per intero, ma io ho tratto dall’articolo di Seminerio su Phastidio ciò che ci serve per continuare a preparare gli orifizi per il prossimo assalto (enfasi cromatica nostra):
[…] Ma c’è un altro motivo per cui noi italiani dobbiamo essere sia preoccupati che tranquilli.
E quale?
Il fatto che tutto il mondo sa che gli italiani sono “ricchi”, cioè dispongono ancora di robusta ricchezza privata, che può essere usata per pagare il debito pubblico, alla bisogna. Anche e soprattutto nel caso in cui la crescita continuasse a latitare. Lo scrive anche la stessa S&P, in modo felpato, quando esprime la fiducia che “i bilanci delle famiglie resteranno abbastanza forti da assorbire ulteriori aumenti del debito pubblico”, e non si riferisce necessariamente alla sottoscrizione di titoli di stato. Questo significa tre cose, in assenza di crescita: tasse, tasse, tasse. Soprattutto di natura patrimoniale, visto che i redditi continuano a calare, quindi il fisco deve inventarsi basi imponibili sempre più avvolgenti e fantasiose, con un unico scopo. Inutile specificare quale, vero?E la crescita? Il Job Act? Le riforme?
Il Job Act non è una vera riforma del mercato del lavoro ma un semplice aggiustamento, peraltro con molte criticità e contraddizioni che esploderanno nel prossimo (molto prossimo) futuro. E poi, diciamola tutta: chi pensa che il Job Act, per sé, induca la crescita, farebbe bene a farsi vedere da uno bravo. […]
Di un uomo ignorante si dice che è un asino. Di una donna si dice che è una capra. Quando dico che la Moretti è una capra, questo intendo, in particolare per quanto attiene alle materie economiche. Come tributo per la vincita intestina alle cosiddette primarie ecco una perla.
Una discussione “simile” ce l’ho anche in video da qualche parte ma ora non ho tempo per cercarla. Alla domanda “Cosa succederebbe al debito pubblico se uscissimo dall’euro?” (nella discussione si dava per assodato che la “nuova lira” si svaluterebbe del 30%)” la capretta del PD così risponde (il tweet, come si legge, è stato cancellato dalla timeline ma …):
Da notare l’hashtag #studiarefabene. Con questa ci vuole il mestolo!!
(l’argomento non è semplicissimo, anche senza scomodare argomenti come la lex monetae; nessuno pensa che uscire dall’euro sia una passeggiata, ma se una cosa è più grande di te, taci: un bel tacer non fu mai scritto!)
Anche al papa sfuggì un “cazzo“, proprio lì sul balcone (“in questo cazzo la provvidenza di Dio si rende visibile…“).
Ma qui si parla di retroattività fiscale. Si parla della cancellazione dello sconto Irap introdotto solo pochi mesi fa. E poi bisognerebbe ricordare la tassazione del Tfr (tassato comunque e sempre “in più” rispetto a prima) e la predazione del risparmio (compreso, badate bene, quello previdenziale). E poi, e poi! Che il fisco sia uno schifo se n’è accorto pure lui, Padoan, quello dei consistenti tagli strutturali delle tasse, talmente consistenti da passare, i tagli, da 43,3% a 43,6% (una sottrazione aggiuntiva, miracolistica, diciamo).
Quindi, voglio dire, nessuna sorpresa.
Clamoroso lapsus freudiano del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan alla Camera dei deputati. Rispondendo a una raffica di interrogazioni parlamentari che lo accusavano di avere messo tasse retroattive in violazione dello Statuto del contribuente, il ministro di Matteo Renzi ha promesso di non farlo più. Ma si è confuso e quando ha dovuto pronunciare la parola “fisco” si è impappinato e gli è uscito “schi… (fo)”. E’ il primo ministro delle tasse cui esce dal profondo del cuore che sì, le tasse fanno schifo. Schi../Fisco puà diventare il rap più gettonato dal contribuente italiano… (dal canale di Franco Bechis)