Dal blog di Marcello Foa:
Renzi, il vassallo
Ora è ufficiale: esistono due Renzi. Quello che comanda con straffottenza in Italia e quello servile e accomodante che viaggia per il mondo. D’altronde questo atteggiamento è tipico degli uomini di potere di scarsa levatura: arroganti in casa, docili con chi percepiscono più potenti di loro. E Renzi non si accontenta di comandare in Italia, ha capito che il vero potere è fuori dal Paese e farebbe di tutto per farsi accreditare in quegli ambienti, per entrare nel cerchio magico di chi conta davvero; alla stregua di Draghi o del Monti ante 2011, per intenderci.
Gli ultimi due episodi sono emblematici: un premier con gli attributi non può permettere che la Casa Bianca taccia pubblicamente per mesi l’uccisione di Lo Porto e la comunichi poco dopo la visita alla Casa Bianca. Un premier con gli attributi non può prostrarsi al punto di dire che “Obama è stato corretto”. Diciamola tutta: Non è stato corretto, lo ha preso per i fondelli, trattando l’Italia come un Paese secondario che si può tranquillamente snobbare. Persino Prodi, che non è mai stato un cuor di leone, in occasione della tragedia del Cermis alzò la voce, magari solo a fini mediatici, ma salvando l’onore.
Renzi, invece, si prostra. Si prende la legnata e ringrazia chi gliela dà, con la dignità del mollusco.
Il secondo episodio riguarda il vertice europeo sugli immigrati. Il solito Renzi, prima dichiarazioni roboanti a fini interni, poi testa china. La decisione di aumentare i fondi a Triton grida vendetta, significa che l’Unione europea non prende sul serio il problema degli immigrati e lascia ancora una volta da sola l’Italia a gestire un problema di dimensioni colossali, una tragedia umana straziante e senza fine.
Queste sono le occasioni in cui uno statista, rovescia il tavolo, prende contromisure, costringe tutta l’Europa a cambiare atteggiamento. E invece Renzi ancora una volta si allinea, silente.
Come fanno i vassalli.