Se n’era già sbarazzato da tempo, lo Stato italiano, della Strada del Genio (quella per Pian dei Buoi, ché di Strade del Genio sparse per l’Italia ce ne sono molte) e della Caserma Montiglio a Soracrepa. Due rogne. L’ultima, per una sorta di sfiga davvero colossale, diventerà una rogna purulenta dai contorni cafchiani (senza k, a scopo edulcorante).
Per il rifugio Ciareido le cose non andarono nello stesso modo perché lontano nel tempo, in una umidiccia stanza romana, un generale sfatto dalla vita d’ufficio aveva attribuito all’area sulla quale sorge l’edificio, a fini militari, una valenza “strategica”. Chissà, forse in quei tempi di guerra fredda s’era ventilata l’dea di infilarci un silos di lancio per missili intercontinentali a testata nucleare.
Poi, forse complice il dilagare del baldraccone europeista (Ue), i piani di difesa s’evolsero e quello tornò ad essere, per i generaloni, nulla più di un crepo. A quello che ci stava sopra si poté dunque togliere la valenza militare e affibbiare una valenza storica, sottraendolo alle dismissioni ad mentula canis che lo Stato colabrodo si apprestava a fare (pur restando valevole il diritto di prelazione del Comune).
Oggi, 17 ottobre 2018, a distanza di 45 anni dal momento in cui quel “baraccone” (eretto 128 anni fa, nel 1890) iniziò a diventare, ad opera della neonata sezione del Cai di Lozzo di Cadore, “il rifugio Ciareido“, la sanguisuga di Stato, al modico prezzo di 130.000 euri, s’è decisa a cedere il bene al Comune. Guardando la cosa da lontano si può sempre pensare ad una sorta di pseudo “partita di giro”. Accontentiamoci, poteva andare anche peggio.
Evelino, con petulanza, per anni ha continuato ad ammonire bonariamente “abbiamo preso un ovile che stava per cadere in rovina e ne abbiamo fatto un rifugio, alla fine ce lo faranno pagare come un albergo di lusso”. Aveva ragione, ma poteva andare anche peggio.
Per tutti coloro che hanno fatto qualcosa per questo rifugio, a qualsiasi titolo, ne è valsa la pena.
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