Venice, city of the Dolomites
Trento e Bolzano hanno ribadito che quel Montagne di Venezia appiccicato al nuovo marchio promozionale Dolomiti presentato dalla Regione del Veneto non è digeribile. Ovvio, no? Del resto, anche la S-Fondazione Dolomiti-Unesco ci martella ogni due per tre per convincerci che il patrimonio è sì distribuito su 5 province e tre regioni, ma deve essere considerato un unico bene da gestire, per l’appunto, unitariamente.
Oltre a ciò la suddetta S-Fondazione sottolinea che anche per gli Uneschi (ve lo ricordate l’ispettore canguro venuto a baciare i piedi delle Dolomiti per verificare se la ruota era ancora rotonda?) la gestione unitaria è un punto di forza: per forza che è un punto di forza… altrimenti a che cavolo servirebbe tutto il baraccone?
Il nuovo marchio non mi entusiasma: al meglio sembra un promo delle matite Giotto, al peggio lo si può accostare al logo di una ditta cinese di zainetti da città. Sullo slogan (payoff) Montagne di Venezia, pur nell’esotica versione linguistica anglofona, mi vien che ridere.
Ma come, ci avete rotto e ci state rompendo i coglioni con la puttanata del secolo “le montagne più belle del mondo“, e poi avete il bisogno di andare ad attaccarvi alle generose mammelle di Madame Venezia per avere un po’ di traino?
Suvvia, fate la cosa giusta: smontate questo palchetto tenuto insieme con lo sputo prima che vi crolli addosso lasciandovi nella polvere. Sennò dovremo aspettarci qualche contromisura tipo “Dolomiti, le montagne di Grohmann“: come rinverdire i fasti dell’Austria felix con un viennese pervaso dalla folle passione di esplorare le Dolomiti (potendo arrivare a testa alta fino a “Grohmann, il padre delle Dolomiti“). Poi, vaglielo a dire al giapponese griffato o all’amerikano obeso che Grohmann non era un sudtirolese.