la MarmaroleRunde e le geometrie non euclidee /1
Premessa: tutto fa brodo (e, ancor più, brodaglia).
Inoltre, va considerato che la categoria dei rifugisti è particolarmente sfigata. Brave persone che vivono in dorate prigioni, costrette a sorbirsi splendidi tramonti e fantasmagoriche albe tutti i santi giorni, quando non piove, costrette a sciropparsi il solito panorama mozzafiato per stagioni e stagioni, costrette a correre come criceti quando gli scimmioni sciamano dalla pianura per raggiungere la frescura montana e a pregare che passi qualcuno a cavallo dei week end (tranne ad agosto quando corrono come criceti anche di notte e si reggono in piedi fumando erba cipollina dalla mezzanotte al sorgere del sole).
E’ per questo che poi s’inventano anelli che, ove sì ove no, si sottraggono alle comuni regole euclidee. MarmaroleRunde: partenza ad Auronzo al “parcheggio auto degli impianti di Monte Agudo”:
a parte “si secnde” (si veda, anche per i “a parte” che seguono, il tratto rif. Monte Agudo – rif. Ciareido);
a parte “carrarecia”;
a parte “carrareggia”,
a parte “OltrePiave”,
a parte alcune virgole messe alla cazzo “Lungo questo tratto di sentiero, merita una deviazione, la visita al…”,
a parte un periodo sconclusionato (ci va il punto, ma lo si può anche immaginare) “…che porta a Col dei Buoi da cui si scorge un ineguagliabile panorama che spazia dalla Croda dei Toni al Peralba fino alle Dolomiti d’ OltrePiave e al Duranno Da Col dei Buoi…”;
a parte “proseguedo”;
a parte tutto questo, non si capisce perché uno possa fare in 1:30 ore 700 m di dislivello (vedi tratto Auronzo – rifugio M. Agudo: è riportato anche il tempo 2:15h, forse riferito alla partenza dal centro di Auronzo booo!, ma nel testo è ribadito “a piedi in circa 1:30 ore”), e poi se ne richiedano 3:00h tra i rifugi Monte Agudo e Ciareido quando il dislivello dichiarato è di 280 m.
Per dire, secondo la geometria euclidea, essendo l’uno a 1969 m di altitudine e l’altro a 1573, il dislivello da superare tra i due rifugi dovrebbe essere – perlomeno – di 396 m.
Insomma, le tempistiche e/o i dislivelli sembrano (sono) calcolate un tanto al chilo. Comunque, va detto, questa Runde è invenzione che, per importanza, non è seconda a quella dell’acqua calda. E’ quindi giusto curarne i dettagli descrittivi e operativi con una certa corrispondenza al vero.
Delle tappe centrali non mi curo; basti sapere che i rifugi che dovrebbero confortare il viandante sono tutti a sud, nella prima metà del supposto anello (cioè il primo semicerchio). Per chiudere l’anello bisogna quindi percorrere il secondo semicerchio, che di rifugi non ne ha (peccato!) e qui incontro (ultima tappa, rif. S. Marco – Auronzo), ancora, alcune perplessità, alcune vertigini, che non parrebbero far parte del mondo euclideo. Ma le vediamo più avanti, ché ora mi gira la testa.