Riassunto: “i rifugisti” si sono inventati il/la MarmaroleRunde, un’escursione che – hanno l’ardire – definiscono “ad anello attorno al gruppo delle Marmarole” (ma il peccato originale c’è già nel nome: Runde). Nel post precedente alcuni dati su tempi e dislivelli ci sono parsi esoterici, perlomeno ad un “confronto di coerenza”.
Del supposto anello abbiamo già detto: la prima metà va a toccare tutti i rifugi e si ferma al San Marco, dopo 7 tappine. L’ottava tappina è, in realtà, una tappona (la locuzione più appropriata sarebbe “tapina”: avete presente l’esclamazione “Oh me tapino…”?). Nella proposta elaborata dai rifugisti, vi lanciano dal San Marco per 600 m di dislivello portandovi a forcella Grande, dalla quale proseguite per la Val di San Vito scendendo lunghissimamente fino a Somadida e quindi Palus S. Marco.
In questo caso i tempi previsti (6 ore) sembrano ragionevoli (per l’escursionista medio). Resta sempre una singolarità da buco nero la differenza con il tratto M. Agudo – Ciareido: se questo vale 3 ore per i 280 m di dislivello dichiarati (ma sono 396) , allora la salita a forcella Grande con la discesa agli inferi da questa a Palus S. Marco per la Val di S. Vito dovrebbe durare almeno… 12 ore.
Esilarante (oltre ogni immaginazione), alla fine della discesa, dopo 6 ore di cammino e 11 km dichiarati di percorso, la scelta “narrativa” utilizzata per chiudere – ad anello – questa escursione:
Da qui è possibile raggiungere Auronzo utilizzando i mezzi pubblici, mediante taxi privato oppure percorrendo la ciclabile che in 2 ore consente di arrivare al parcheggio seguendo il percorso del Fiume Ansiei.
Quel “Da qui“, sia chiaro, significa che siete a 13 km dal parcheggio della seggiovia del M. Agudo (dove “siamo partiti“). Sappiate però che avete l’agevolazione dell’utilizzo eventuale dei mezzi pubblici (e mettici almeno una cavolo d’informazione sugli orari, no?!…). Altrimenti potete chiamare un taxi privato (ET telefono casa; ma, “c’è campo” o bisogna chiamare prima e fissare un appuntamento ai piedi delle ubertose pendici?). Che poi, a uno che è in cammino da 6 ore, sceso per la Val di S. Vito, tu possa prospettare che i 13 km che lo separano dal parcheggio richiedano altre 2 ore, è veramente tutta da piangere (e non solo perché, minimo, le ore sono tre).
Capite? L’ultima tappa, la tappona, che la chiudiate con i mezzi pubblici (tanti auguri), con i taxi privati (vengo a prenderti stasera con la mia torpedo blu…) o con un’ultima disperata sgroppatona a piedi, vale tutte le altre messe assieme.
E tutto per tentare di conferire alla somma delle tappine la caratteristica di essere Runde, ad anello (accontentarsi di chiamarla Traversata delle Marmarole no eh!). Maahhhh! Ribadisco: questa è un’invenzione di importanza pari alla scoperta dell’acqua tiepida.
(in altre parole: se ben calibrate, non sono per niente contrario alle nuove etichettature, alle rivisitazioni creative (o pseudo tali), al new packaging, al re-branding, alle retro-favole (Rosso cappuccetto), ma se tiri oltremodo il collo a uno struzzo non è che quello diventa una giraffa eh!)