Il turismo è la principale risorsa su cui l’intera provincia di Belluno giocherà il proprio futuro.
Nel cosiddetto DNA dei bellunesi la propensione a fare impresa (manifatturiera) c’è già, da sempre. E’ quando si tratta di fare “impresa turistica” che si aprono falle più o meno grosse a seconda delle aree territoriali cui si fa riferimento. Ma anche lì dove sono piccole, queste falle sono sempre tali da lasciare al palo i gestori d’impresa.
Impresa turistica, oggi più che mai, non significa solo alberghi, ma è di questi che parliamo in questo articolo, in particolare della crisi evidenziata dai dati resi noti da Federalberghi Belluno Dolomiti.
In poche parole si è messo in evidenza che, nel decennio trascorso, a fronte di 62 aperture si è contrapposta la chiusura di 164 strutture alberghiere, delle quali 82 da ricondursi agli ultimi 4 anni (a dimostrazione che nell’ultimo periodo la crisi è stata ancora più feroce).
Gildo Trevisan, presidente di Federalberghi Belluno Dolomiti, indica nell’accesso al credito a vent’anni a tasso zero una delle soluzioni che dovrebbero permettere il recupero della qualità dell’offerta e la conquista di una fetta del mercato che oggi è di quasi esclusivo appannaggio del Trentino Alto Adige.
Per venirne fuori con dignità, conclude Trevisan, “Se non avremo risposte [dalla politica, ndr], tutti noi albergatori, presenteremo ai rispettivi Comuni domanda di svincolo per cambiare la destinazione d’uso dei nostri alberghi” [per farne appartamenti, ndr] (vedi articoli: Gazzettino, Corriere delle Alpi, l’Adige). Arriva poi Finozzi con in mano un ventaglio di soluzioni; qualcun altro nei prossimi giorni aggiugerà altri mini e micro interventi che potrebbero portare “nel tempo” ad una soluzione del problema.
Ci si dimentica della soluzione sovrana. Ci si dimentica di dire che la soluzione definitiva, non solo per quanto riguarda la situazione in cui versano gli alberghi nel bellunese, è una sola e si chiama, con semplicità, Provincia Autonoma di Belluno Dolomiti.
A mio parere sarà più facile ottenere l’autonomia piuttosto che si avverino i pur legittimi “sogni” di Trevisan (ed in ipotesi questo è oltremodo consolatorio). La Federalberghi (per fare un esempio), riguardo all’autonomia, da che parte sta? Non sarebbe il caso di incominciare col dirlo forte e chiaro?
Tutto ciò per dire che diventa quanto mai urgente, a mio modo di vedere, che da una parte il Comitato Referendario per l’Autonomia della provincia di Belluno definisca con precisione “titolo” e finalità del referendum da proporre ai bellunesi, e che dall’altra le varie associazioni inizino a dichiarare con limpidezza la propria posizione a sostegno (o meno) del medesimo. Dobbiamo iniziare a capire quale parte del mondo bellunese ha veramente intenzione di sostenere questa battaglia per la nostra sopravvivenza. Bisogna iniziare a contarci, sperando di essere in moltissimi.