Non so cosa ci possa essere di “sperimentale” in un corso dove X persone sedute, in qualità di allievi, stanno a sentire Y persone in piedi in qualità di docenti. Forse non si ha molta fiducia nella categoria dei maestri di sci?
Fatto sta che la fondazione Dolomiti Unesco ha organizzato un corso sperimentale per “formare professionisti della neve, che siano pure testimoni della particolarità del territorio nel quale operano”. E l’intento non può che essere condiviso, l’ignoranza su questi temi è dilagante e un bel corso non si nega a nessuno. Quattro moduli di 2 ore ciascuno ed ecco che il «Maestro di Sci» può ora fregiarsi anche della patacca di «Maestro delle Dolomiti».
Ora, come dice tale Paolo D’Amico, oltre alle nozioni di tecnica dello sci potranno amabilmente discutere anche delle bellezze del territorio. Non è poca cosa. Il corso, tra l’altro, è stato altamente selettivo: vi hanno potuto partecipare solo i residenti nel territorio patrimonio dell’umanità con almeno 5 anni di anzianità. La misura appare assolutamente giusta perché un Maestro lagunare, che in due ore può partire dall’isola di Poveglia e giungere sulle nevi dolomitiche, non ha le stesse capacità di apprendimento dell’autoctono. E’ un po’ quello che è successo anni addietro a quel tale lì, come si chiamava, a sì … Antonio Berti.
Ma a parte questo ci tengono, i «Maestri delle Dolomiti», a far sapere che i loro colleghi che “vengono da fuori” (magari dall’estero) sono bravi tanto quanto loro, per quanto riguarda l’insegnamento delle tecniche dello sci, ma che loro in più “possono trasmettere al cliente l’esperienza, la nostra conoscenza, maturata vivendo questa terra” … il senso di Smila per la neve.
Conosco vari maestri di sci, tutte persone in gamba; immagino che tutti loro abbiano conseguito le patacon d’ordinanza. Immagino anche che se li chiamassi e chiedessi loro “Mi potresti spiegare la differenza fra orogenesi e litogenesi delle Dolomiti?”, l’arguta risposta potrebbe essere “Mio carissimo amico, sono altre le cose che dovresti sapere prima“.
Il distintivo «Maestro delle Dolomiti» compare sulle divise dei 140 partecipanti al primo corso sperimentale, organizzato dalla fondazione Dolomiti Unesco, per formare professionisti della neve, che siano pure testimoni della particolarità del territorio nel quale operano. Per ora si tratta di maestri di sci, snowboard e fondo di Cortina, Auronzo, San Vito e altri paesi del Cadore, ma c’è l’intenzione di ampliare l’iniziativa ad altre aree.
[…] Nel ciclo di lezioni, quattro moduli di due ore ciascuno, sono stati illustrati i criteri che hanno consentito alle Dolomiti di acquisire il riconoscimento Unesco, è stato descritto il territorio, si è parlato delle emergenze geologiche e paesaggistiche, sino ad affrontare le prospettive di un nuovo turismo, che sia sostenibile dall’ambiente. «Noi abbiamo ideato questo corso – spiega Paolo D’Amico, maestro di sci di Cortina – per accrescere la nostra conoscenza del territorio, come operatori del turismo. Alle nozioni di tecnica dello sci abbineremo anche informazioni sulle bellezze del territorio». Fra i criteri, per accedere al corso, c’era infatti la stretta connessione con queste valli. «Bisognava avere almeno cinque anni di residenza nel territorio riconosciuto dall’Unesco», precisa D’Amico.
Perché un turista dovrebbe rivolgersi a voi, invece che ad un maestro che viene da fuori? «Non cambia nulla, in quanto a professionalità, nell’insegnamento dello sport. Noi, in più, abbiamo la possibilità di trasmettere al cliente l’esperienza, la nostra conoscenza, maturata vivendo questa terra». […]
(Foto: Flickr)