Nella discussione fra “giganti” riguardante il futuro della montagna bellunese, da una parte Cappellaro con Confindustria e dall’altra Mountain Wilderness e Acqua Bene Comune, si è inserito prima Per Altre Strade e da ultimo (per ora) NuovoCadore che si dichiara d’accordo con gli ultimi tre: MW, ABC, PAS.
In particolare NuovoCadore scolpisce il seguente ovvio e banale quanto trito e ritrito “postulato” (grassetto colorato mio):
NuovoCadore ritene che la vera ricchezza del Cadore e tutta l’aerea dolomitica risieda nella sua natura quasi incontaminata. Per preservare questo patrimonio vanno incentivate forme di business alternative che non intacchino la natura. Escursionismo, ciaspole, risalite con gli sci, mountain bike, gite con le slitte e tutto ciò che non comporta la costruzione di impianti troppo invasivi e potenzialmente inquinanti sono la strada da percorrere per garantire un futuro a queste zone e per consentire alla natura di essere ammirata anche dalle generazioni future.
Colgo l’occasione di quanto detto da NC, ma pari risultato si poteva ottenere da un tema in classe di terza media o da un discorso di un sindaco a caso, e di fronte a cotanto ardito pensare replico con un’osservazione di pari banalità ma … altrettanto doverosa, calandomi per un momento nella cruda – o cotta che sia – realtà.
Partendo da quanto sostenuto da NC dobbiamo quindi ritenere che le piste e gli impianti di risalita di Auronzo e Misurina sono contaminanti (invasivi e potenzialmente inquinanti) e che ciò che vi è attorno sia quindi, da un punto di vista naturalistico e paesaggistico, contaminato? Ma forse la contenuta lunghezza delle piste citate non è così “invasiva e potenzialmente inquinante“. OK. Spostiamoci allora a Cortina d’Ampezzo.
Dobbiamo quindi ritenere che le piste e gli impianti di risalita della Regina delle Dolomiti sono contaminanti e che ciò che vi è attorno sia quindi, da un punto di vista naturalistico e paesaggistico, contaminato?
Ma forse, anche in questo caso, le piste ampezzane non sono quell’intreccio infernale così “invasivo e potenzialmente inquinante” che ci si aspetterebbe. OK. Spostiamoci allora nel comprensorio di Arabba. Spostiamoci allora nel comprensorio Alta Badia … in Alta Pusteria, a Plan de Corones. Spostiamoci allora … il gioco l’avete già capito e quindi mi fermo qua.
Se tutto ciò che abbiamo visto – dando magari un’occhiata alle mappe dei comprensori ed all’offerta turistica-impiantistica ivi descritta – è da considerarsi contaminato, contaminante, invasivo e potenzialmente inquinante, allora dobbiamo dedurre, forse, dico forse, che al turista è questo tripudio di impianti e piste che interessa quando viene ad Auronzo-Misurina, Cortina d’Ampezzo, Arabba, Alta Badia, Alta Pusteria, Plan de Corones (altrimenti, per esempio, il turista andrebbe a farsi grattare la pancia sdraiato sotto una palma verso i tropici). Anche perché le citate località d’estate sono frequentate da turisti che non sembrano per niente schifati, ma la mia è solo un’inferenza, dalla costruzione di quegli impianti che invece, probabilmente, usano in parte anche durante questa stagione (forse eh!!).
Se, dunque, la “vera ricchezza del Cadore e tutta l’area dolomitica risiede nella sua natura quasi incontaminata“, come si pone, per NuovoCadore, Cortina d’Ampezzo con tutti gli “orpelli” che conosciamo e che si raccolgono sotto l’etichetta generale di “un tipo di offerta turistica”?
Perché, seguitemi, se Cortina fosse “contaminata” (potrebbe essere lecito pensarlo) e noi del “resto del Cadore” volessimo rimanere illibati (non essendo più, tuttavia, Auronzo, S. Vito, Sappada e Padola propriamente vergini), dovremmo aspettarci nel futuro poco più delle briciole che raccogliamo ora – parlo di presenze turistiche – ancorché sia senza dubbio da incoraggiare ogni iniziativa a basso impatto ambientale.
Se invece Cortina è OK (cioè non fosse contaminata), allora dovremmo poter contaminare il resto del Cadore nello stesso modo – avendo voglia e risorse per farlo – senza che per questo il turismo ne avesse a risentire, anzi. Senza autonomia fiscale quelle risorse non arriveranno mai ma se il fondo Brancher iniziasse finalmente a scucirsi, oltre alle gettonatissime piste ciclabili panacea di tutti i mali, sarebbe veramente sacrilego ricorrere a qualche impianto di risalita lì dove può avere senso e utilità? O dobbiamo convintamente ritenerli sempre e comunque “impianti troppo invasivi e potenzialmente inquinanti”?.
Ampezzani ed auronzani (ma si affacciano alla finestra anche sanvitesi, sappadini …) si pongono in trepidante attesa di sapere, da NuovoCadore, se il loro territorio – sempre dal punto di vista naturalistico e paesaggistico – va considerato contaminato o meno e se, conseguentemente, i loro impianti sono “troppo invasivi e potenzialmente inquinanti” (se fossero giudicati “troppo”, sarebbe una goduria sapere “quanto troppo” lo siano, solo per prendere le misure del caso).