Dopo aver capito (vedi qui e quo) che gli amministratori della prima serie manfredian-apollinea (dopo l’uscita del Nonno Valagussa), che avrebbero dovuto interessarsi di turismo erano, anche se dotati di pollice opponibile, letteralmente de coccio, giunse l’era della seconda serie manfrediana con il sindaco, proprio lui, a capo della “rivoluzione turisticheggiante”. E l’effetto Sancio Panza si vide subito.
Mosso a compatimento, scrissi alcune note che qui ripropongo (niente di propriamente rivoluzionario, solo banali evidenze), relative all’accoglienza (questa sconosciuta), tenendo conto che anche l’opposizione di Per la Gente di Lozzo, sull’argomento, era sempre pronta ai blocchi di partenza… ma non partiva mai.
25 gennaio 2010
Lezioni di marketing turistico: lezione n. 3 – ma dove vai, se un posto per dormire non ce l’hai?
Per il paese di Lozzo di Cadore è perfettamente inutile sviluppare un sistema di prodotti turistici in grado, potenzialmente, di attrarre e canalizzare flusso turisitico, se poi le ricadute economiche più importanti non sono godute dalla nostra gente ma da chi, nel comprensorio cadorino, è in grado di fornire i servizi d’accoglienza indispensabili al pernottamento del turista.
Il nostro paese ha bisogno, in poche parole, di affiancare all’offerta dei prodotti turistici, Roggia dei Mulini, Museo della Latteria, Sentiero botanico Tita Poa, Anelli e Vie di Lozzo di Cadore, per fare alcuni esempi, una rete di accoglienza-pernottamento in grado di generare un beneficio economico diretto.
La vicenda del dgr 1598 è raccontata dai seguenti articoli:
Da questa vicenda, in particolare dal progetto pilota legato al dgr 1598, ed alle possibilità di sviluppare un minimo di sistema di accoglienza extra-alberghiero, avanzo queste semplici proposte.
E’ da chiarire subito, se mai ce ne fosse bisogno, che l’accoglienza cui possiamo aspirare, anche in relazione alla struttura urbana che caratterizza il nostro paese, passa attraverso la valorizzazione del “borgo”, inteso come unità territoriale di accoglienza. Questo vuol dire, sostanzialmente, che l’accoglienza potrà essere strutturata nella forma di:
- affittacamere
- bed & breakfast
- albergo diffuso
Ora, bisogna subito chiarire un’altra cosa. Non ci si può illudere che il turismo possa diventare un elemento fondante del reddito della nostra gente, ma ritenere che esso possa sostenere ed integrare la nostra economia questo sì, lo possiamo credere (dobbiamo farlo).
[…]
Cosa fare dunque. Semplice. Organizzare dei veri incontri con la gente per descrivere ciò che si può o si dovrebbe fare in termini di accoglienza, chiarendo le opportunità legate ad ogni approccio: affittacamere, b&b, albergo diffuso. Ciò che va fatto capire è che investire nella sistemazione di una camera con l’intento di offrire ospitalità, può essere meno oneroso di ciò che si crede, offrendo a sé stessi un’opportunità economica di sostegno e integrazione al proprio reddito, e partecipando al rinnovamento del proprio paese, qualificandolo anche dal punto di vista urbanistico.
La gente deve incominciare a ragionare e soprattutto a confrontarsi su questi temi. Suggerivo che una delle più belle cose che si potrebbero fare è organizzare una “gita” in corriera a Sauris o Comeglians, lì dove l’albergo diffuso è una realtà consolidata, per farsi spiegare, da chi ci lavora e trae soddisfazione economica, quali sono i problemi e come vanno affrontati (c’è da dire che in Veneto l’albergo diffuso non è ancora una realtà normata; la legge che istituiva tale modalità d’accoglienza è per il momento ferma, così mi è stato detto in Regione, alla 6a commissione).
[…]
Qualcuno lo dovrebbe fare. Magari il sindaco, o l’assessore al turismo, o qualcun altro dell’amministrazione che sente di conoscere bene la materia (nell’incertezza possono sempre ricorrere ad un professionista esterno, consiglio la figura dell’architetto polivalente).
Anche la minoranza potrebbe. Essendo però ancora in letargo, a quanto ci è dato vedere, bisognerebbe accelerare l’arrivo della bella stagione, cose fuori dalla nostra reale portata.