Nuova serie di post dedicati al “turismo a Lozzo”; Lozzo + turismo(i) = Lozzorismi, che fa anche rima con gargarismi. Ogni post sarà più o meno un gargarismo che racconterà la favola di Alice nel paese delle meraviglie (col tempo spiegherò chi, o che cosa, è [era, avrebbe dovuto essere] Alice) calata nella realtà lozzese-lozziana-lozziota.
(vedremo alcuni visionari al lavoro contro utili e inutili idioti).
Si parte con un inquadramento generale – chi siamo? dove siamo? -, tutto già scritto in Cadore e turismo: di cosa stiamo parlando? ; come già detto in altre citrcostanze, l’analisi si basa sui soli aspetti quantitativi legati agli arrivi o alle presenze (per dire: aumentare le presenze non significa che siamo di fronte a un “successo” se sono di pessima qualità o se abbiamo calato le braghe per conseguirle…).
Quanto è appetito il turismo di montagna? In Veneto la fetta che la montagna si porta via è pari (dati 2012) al 7,8% delle presenze totali (mare + laghi + città d’arte + terme + montagna). Tale dato medio è “sedimentato” negli anni; anzi, vedremo che la sua tendenza è alla diminuzione progressiva.
Le Dolomiti, le montagne che alcuni fottuti pescivendoli continuano a definire “le più belle del mondo” (forse lo sono, ma non serve a un cazzo dirlo al turista: ogni oste ha il vino più buono!! ma se poi il vino glielo porti in un bicchiere incrostato…), valgono un 5,4%. Il Cadore assieme a Cortina fa un 3,3%, mentre la Regina giunge al l’ 1,6%.
In altre parole, cosa vogliono dire questi dati?
(lo vedremo, se ne avrete voglia, al prossimo gargarismo…)