In passato era già successo per Domegge e Calalzo: una specie di rimbalzo del gatto morto. Ai dati nefasti di anni addietro s’erano contrapposti quelli frizzanti della stagione appena passata. In quelle circostanze i rispettivi sindaci (qui Domegge, qui Calalzo) si gonfiarono d’orgoglio come un canotto, salvo poi sgonfiarsi l’anno successivo.
Anche Pieve c’aveva lasciato a bocca aperta (questa volta in negativo) allorquando, nel 2014, finì disarcionata nella polvere: -27% di presenze in un sol colpo. Ma almeno, in quella circostanza, il calo che aveva preceduto il tonfo finale s’era manifestato con una certa progressività: -11,2% -9,4 -1,7 +4,4 -11,7 -1,4 -9,2 fino al tonfo, -27%. Una morte annunciata, diciamo.
Ciò premesso, per il 2016 va rilevato lo spumeggiante risultato che Pieve ha conseguito aumentando le presenze turistiche dell’85%: si è passati dalle 25.080 presenze del 2015 alle 46.369 del 2016. Quelle italiane sono sostanzialmente raddoppiate, passando da 20.121 a 39.810. E tutto ciò da un anno all’altro, senza preavviso: uno spettacolo!
E no, tra gli altri comuni “big” in termini di presenze turistiche le variazioni sul 2015 restano entro i confini del ±15%. A chi e che cosa sarà dovuto questo orgasmico risultato? Chissà chi lo sa! Un primo indizio: le presenze turistiche alberghiere sono passate dalle 20.643 nel 2015 alle 23.662, aumentando del 14,6%; quelle complementari (alloggi privati ecc…) sono passate dalle 4.437 del 2015 alle 22.707 del 2016, aumentando del 411%.
Altri indizi:
scie chimiche;
ha stato Putin;
mega raduno delle bagasce d’Italia;
Visitors a convegno su specie aliene;
effetto Lourdes;
altri effetti soprannaturali;
anomalia statistica;
problemi nella raccolta dati con effetto colabrodo;
risvegli letargici dei fittavoli;
arrivo banda larga al posto dei piccioni viaggiatori (con i quali si comunicavano i dati turistici);
varie ed eventuali
Qualcuno potrebbe pensare che il notevole salto quantico rilevato sia dovuto agli effetti dell’evocata destagionalizzazione con utilizzo dei sentieri di bassa quota (vedi per questo l’articolo liscia, gassata o destagionalizzata (la nuova sfida ‘turistica’ a Pieve)). No, il 90% delle presenze sono concentrate nei soliti mesi, da giugno a settembre.
Inoltre, la cosa potrebbe avere un risvolto geopolitico di non poco conto. L’Eurac, il coso che dovrebbe preparare il biberon da dare al poppante “dolomitico bellunese” per farlo crescere in ambito turistico (sono 40 i comuni che tra un po’ si metteranno a ciucciare quel biberon: latte e crauti finanziati dai fondi di confine), è in evidente imbarazzo. Pensavano di poter spacciare un eventuale +10% come un risultato copernicano: ora, con Pieve schizzata lassù, +85%, tutto il lavoro dovrà essere ritarato e riprogrammato.
Ma soprattutto: “Chi ha stato?”