Io alla mia capretta di casa, quando tira fuori ipotetici confronti demografici con le autonomie vicine (che ci vedono sempre soccombenti), glie lo dico sempre: ricordati che per la provincia di Belluno il buco demografico parte da molto, molto lontano e vale anche per il boom economico per eccellenza (vedi il grafico sottostante tratto da questo articolo), quello degli anni ’60, perdurando per 50 anni di fila, dal 1961 al 2011 (cioè ai giorni nostri).
In realtà l’ultimo decennio ha visto un aumento della popolazione residente in provincia di Belluno dello 0,35% – cioè zero – ma è riferito, come già detto, alla popolazione residente: se si guarda ai nati e ai morti, cioè al saldo naturale, i dati sono ancor più neri, mancando la componente migratoria.
La stessa cosa andrebbe detta (glie la sto dicendo) al direttore dell’Amico del Popolo che commenta il flusso demografico dal 2003 al 2013 (faccio riferimento al video, non ho letto l’articolo dove, forse, questo concetto è stato magari evidenziato):
[…] [in Alto Adige] i nati sono sempre più dei morti. Questo certamente impone delle riflessioni sia anche di carattere culturale come fiducia nella vita, apertura alla vita, ma anche di carattere strutturale relativamente ai servizi, alle possibilità che il territorio offre perché i giovani, perché una coppia, possa pensare con sufficiente tranquillità di mettere al mondo figli.
Insomma: ricordatevi di guardare oltre la punta del nasino. Come mai in pieno boom economico, e poi nei successivi anni “grassi”, in provincia di Belluno si assiste – comunque – ad un regresso demografico della popolazione residente, che è ammorbidito ma non arginato dalla componente migratoria?.
In secondo luogo: noi qui oggi ci stiamo facendo queste domande, riguardanti il tracollo del saldo naturale, e vediamo nelle autonomie il “paradiso” delle cicogne. In Alto Adige si son già fatti i conti (con un complesso algoritmo 🙂 ) e sanno, oggi, che la natalità soccomberà nel 2020 (cioè domani mattina):
[…] Dal 2020 l’aumento della popolazione sarà da ricondurre esclusivamente al saldo migratorio. L’invecchiamento della popolazione sarà sempre più evidente: nell’anno 2030 una persona su tre avrà un’età di 60 anni o più.
Fra 5 anni l’Alto Adige inizierà a morire. Noi abbiamo iniziato a morire nel 1960.
(dai, che ce la potete fare)