Sostituzione di un ponte. Nuove tecniche. Due ore di tempo. “Ci siamo prefissati un cambiamento del ponte e renderlo agibile in 4 ore … su tutte le strade provinciali”. Di ponti di questo tipo ce ne sono 150 in Alto Adige. Ah, giusto: il cambio si farà di notte per creare meno disagio (il video è relativo ad un test di operabilità). A parità di condizioni esterne, di qua dalla linea di confine in due ore riusciamo, si e no, a spararci una sega.
Sono anni che, a titolo puramente personale, incontro e confronto i dati dei flussi turistici in generale e della provincia di Belluno e del Trentino Alto Adige in particolare. E ad ogni occasione resto sorpreso come fosse la prima volta. E di primo acchito non riesco ad andare oltre l’ormai stupida domanda: “ma perché succede tutto ciò, perché?“. Ah, me ne dimenticavo: nel 2012 la provincia di Belluno ha registrato una perdita dell’1,8% di presenze, la Val Pusteria un aumento dell’1,5%. Relativamente ad un anno non sono dati su cui piangere od esaltarsi: sono i trend che, in mancanza di un cambio di marcia, condannano la provincia di Belluno e lasciano ben sperare la Val Pusteria e tutto l’Alto Adige.
(mappa rielaborata dal BLOZ tratta da “Turismo in alcune regioni alpine – 2010 – ASTAT”)
p.s. A metà del 2011 pubblicai un articolo richiamando un rapporto dell’ASTAT che descrive il trend del flusso turistico aggiornato al 2010 in alcuni comprensori alpini di Svizzera, Austria, Germania e Italia che “gravitano” attorno all’Alto Adige e con i quali il medesimo si misura e confronta costantemente. Il rapporto considera le sole presenze alberghiere, ma dà una descrizione precisa dei rapporti reciproci in campo.
Gli altoatesini affogano le proprie frustrazioni anche nel bere. Lo fanno meglio di qualunque altro “italico” (le virgolette hanno qui valore etnico). Nel senso che con la bottiglia ci danno dentro quasi quattro volte di più della media nazionale (in alconomia: l’Alto Adige fra autonomia e alcolemia qualche dettaglio in più). Ma avevamo già visto che sono capaci di altre e più nobili prestazioni, a partire dagli stalloni pusteresi (qui la tabella e quo i grafici).
Ora l’Astat ci informa che non solo ciulano frequentemente, ma lo fanno tranquillamente anche fuori dal matrimonio – e non solo per sollazzarsi, cosa che risulterebbe alquanto comprensibile – ma anche per mantenere la specie. Il 44,7% dei figli nascono infatti fuori dal matrimonio, contro una media italica del 25% (un bebè ogni quattro). E poi, una volta creata la famiglia, autonomizzano, cioè socializzano dentro ad un contenitore sociopolitico autonomo (e di tanto in tanto alzano il gomito).
Incuriosito dalla prima pagina di oggi dell’Alto Adige che titola “Alcol, record di ricoveri” … ho voluto, in questa pausa postprandiale, approfondire l’argomento. Il ministero della salute ha reso pubblici i dati sui ricoveri ospedalieri relativi al 2011. Fra la marea di dati, più o meno nauseanti per i non addetti ai lavori, spiccano i ricoveri (e le conseguenti dimissioni) per “Abuso di alcol/droghe e disturbi mentali organici indotti“.
Nello stilare la classifica su base nazionale salta fuori che l’Alto Adige presenta, per questa “patologia”, un numero di ricoveri molto superiore alla media nazionale. Il sottotitolo del quotidiano parla del triplo della media nazionale ma in realtà, considerati nel loro insieme, i ricoveri in Alto Adige ogni 100.000 abitanti (101,44) sono 3,8 volte quelli nazionali (26,65); sono quindi più vicini al quadruplo che al triplo. Ho estratto i dati per singola regione/provincia autonoma et voilà, ecco la tabella ed il relativo grafico.
In effetti la lettura del dato altoatesino fa una certa impressione: a maggior ragione se si considera che, pur non essendo i dati segmentati per età, nel mondo giovanile l’abuso di alcol è purtroppo altamente rappresentato ed in costante aumento. Al nord, a far “buona compagnia” all’Alto Adige, troviamo l’Emilia-Romagna (46,35) ed il Friuli Venezia Giulia (45,25), seguiti a distanza dalla Lombardia (35,01) e dal Veneto (31,89).
Ma che bevano solo, o si droghino anche, gli amici altoatesini o sudtirolesi che dir si voglia per giungere a quei livelli? A guardare l’effetto alcol in Trentino, non sembra lo si possa correlare alla presenza dell’autonomia :-). Chissà quali reconditi disagi serpeggiano in quelle comunità baciate da una sostenuta crescita demografica e da condizioni economiche (pil pro-capite) sostanzialmente al top dello stivale.
A questo proposito sarebbe interessante valutare i dati relativi alla provincia di Belluno, potrebbe uscirne un quadretto di sapore kafkiano: un “popolo” in costante impoverimento economico e demografico, profondamente infelice, in perenne attesa di una pur vaga promessa d’autonomia con la quale tentare di sopravvivere, abbruttito dallo smodato consumo di alcol.
Cattivo eh? Sto digerendo il frugale pasto. Magari un buon rosso potrebbe aiutarmi a colorare questa plumbea visione. Purtroppo – o per fortuna – con Bacco non vado molto d’accordo, anzi, per niente.
Da noi i cani creano problemi molto seri al punto di aver bisogno che il borgomastro locale srotoli e declami un editto detto della caccia alla cacca del cane (del quale ho dato conto in tre versioni distinte: dotta, villica e dubitativa). Ma basta passare il confine che i cani diventano subito, da problemi, risorse. E che risorse.
Certo il cane in questione è Rex, il commissario Rex, ed oltre confine c’è chi, col tempo, ha affinato quella capacità non comune di trasformare in oro tutto ciò che tocca. Certo, in Alto Adige il naturale talento viene agevolato da corsi specifici pagati profumatamente dalla Provincia autonoma ma, come si vede, sono soldi ben spesi.
Va detto, va chiarito, perché “è quest’acqua qua eh“, non si scappa. Gli altoatesini sono davvero come il re Mida e quello che toccano si trasforma spesso in oro. Detto incidentalmente, noi bellunesi abbiamo tanti re Me..a, quelli che quando toccano qualcosa la rendono ehm, ci siamo capiti. Chiiii? Ma basta pensare al Bim-Gsp, ragassi, siam mica qui a scaccolare l’elefante!
Ma stiamo a quanto ci fa sapere l’assessore Widmann:
[…] Eccezionalmente alta è anche la ricaduta dell’avventura di Rex in Alto Adige: il fondo provinciale di promozione dei film sostiene la produzione con 200mila euro e il ritorno è di 400mila euro: “Di norma una produzione di film o fiction è tenuta a spendere in loco una somma pari al 150% del contributo ottenuto, in questo caso specifico la quota è addirittura più alta del 50%”, conferma l’assessore. Spese che si concretizzano ad esempio in vitto e alloggio per la troupe, l’utilizzo di artigiani e maestranze locali, di personale tecnico e artistico reclutato in Alto Adige. Nel progetto del commissario Rex figurano una trentina di altoatesini, dal location manager ai tecnici di assistenza video, hairstyle, designer dei costumi, ad attori e comparse.
Questi altoatesini non sono semplicemente bravi, di più, sono dei geni (con il tocco di re Mida). Pensate: quelli della produzione di Rex (romano-alemanni) si devono essere inginocchiati davanti a Widmann che ha sì sganciato 200mila euri (altoatesini, valgono di più di quelli taliani), ma concedendo l’uso del sacro territorio sud tirolese ha anche preteso che la coproduzione alemanno-romana garantisse una ricaduta pari almeno a 400mila euri (sempre altoatesini). Ditemi voi se non è una genialata.
Ora, dovete sapere che sono in contatto con Krugman (Krugman chi? ma quello sfegatato economista neokeynesiano che pontifica dalle colonne del NYT) al quale ho indirizzato un quesito, essendo io non dotato a risolverlo. Tipo: caro Robin (di secondo nome fa Robin e noi intimi lo chiamiamo così), ho il sospetto che 200mila euri di tasse abbiano un valore differente da 400mila euri di ricadute, potresti illuminarmi! Grazie. (p.s. se puoi, ti incarichi tu di spedire la risposta in copia a Widmann, avrebbe tutto un altro valore se fatto da te).
Chiudo ammettendo che queste da me sollevate sono futili precisazioni. Di base resta lo sconcerto di pensare che Capocelli, il commissario che guida ora la Provincia di Belluno, come sapete fortissimamente voluto dal PDL (che per questo si è palesato come escremento partitico), non potrebbe far altro che girare con la paletta per raccogliere i cataboliti di Rex.
Nella nostra galassia (Via Lattea) c’è una stella (Sole) attorno alla quale orbita un pianeta (Terra) che ospita una provincia autonoma nella quale … :
Skilift di paese, 15 richieste per il finanziamento straordinario
Una rete di servizi di vicinato che funziona, non dipende solo dal commercio. Ne è convinto l’assessore provinciale al turismo Thomas Widmann, il cui Dipartimento ha lanciato un’azione di sostegno straordinaria agli skilift di paese. Sino ad ora sono 15 le richieste di finanziamento presentate. “Anche le infrastrutture turistiche – commenta Widmann – è fondamentale mantenere un’offerta capillare sul territorio”.
Il finanziamento straordinario è stato approvato lo scorso dicembre dalla Giunta provinciale con l’obiettivo di garantire la sopravvivenza nel tempo dei piccoli skilift di paese. “Senza il sostegno della Provincia – prosegue l’assessore al turismo – questi impianti andrebbero incontro a gravi problemi di natura finanziaria. Quasi nessun gestore, infatti, può contare sui mezzi necessari per rinnovare e ammodernare gli skilift, per metterli a norma dal punto di vista della sicurezza, per acquistare le macchine per preparare le piste, e per investire nelle strutture necessarie a garantire l’innevamento artificiale“.
La chiusura di questi piccoli impianti, secondo Widmann, comporterebbe un notevole impoverimento dell’offerta turistica in Alto Adige. “Si tratta di skilift facilmente raggiungibili – spiega – situati nelle immediate vicinanze dei paesi. Sono i luoghi ideali soprattutto per i bambini, i quali possono imparare a sciare utilizzando questi piccoli pendii, e non possiamo farne a meno. Sono risorse importanti non solo per i turisti, con le famiglie che rappresentano un target fondamentale per la destinazione Alto Adige, ma anche per i residenti nelle località invernali”.
Dall’inizio dell’anno, sono già 15 le richieste di finanziamento presentate presso gli uffici provinciali: un numero significativo tenuto conto che i piccoli comprensori degli skilift di paese sono appena 16 in tutto l’Alto Adige. In totale, i finanziamenti richiesti ammontano a 4,2 milioni di euro.
C’è anche un fideo no!: “Ano skorso campiato tutto impianto, ora tutto nuofo …”. Sembrerebbe una puntata ad alta quota di Beautiful, invece è tutto vero. Forse. No, no: è vero, è vero.