Letta s’è inguaiato. Ha promesso l’autonomia alla nostra provincia. Ma secondo me sono solo promesse da democristiano, peggio di quelle dei marinai. Un articolo dell’ottimo Zenone Sovilla su l’Adige – che riporto per intero – spiega con chiarezza la situazione (neretto mio; nell’articolo Sovilla fa riferimento ad un “ieri” che in realtà è riferito alla visita odierna del premier Letta: l’articolo uscirà domani in versione cartacea):
La promessa di Letta: Belluno, avrai l’autonomia
BELLUNO – ”Conosco tutte le specificità della provincia di Belluno e bisogna intervenire per evitare assimmetrie istituzionali che non hanno senso: a questo territorio serve un’autonomia forte“. È stato questo uno dei passaggi più applauditi del discorso svolto ieri a Longarone dal presidente del consiglio, Enrico Letta, intervenuto a una cerimonia in memoria delle vittime della tragedia del Vajont avvenuta il 9 ottobre di cinquant’anni fa.
Le parole del premier rappresentano la prima risposta del governo, in un contesto ufficiale, alle pressanti richieste provenienti da anni dalla vicina provincia dolomitica, che per rispondere alle esigenze peculiari del vivere in montagna rivendica il riconoscimento di una sua forma di autogovenro, prevista peraltro, ma non attuata, anche dallo statuto regionale del Veneto.
Nel frattempo, però, i bellunesi si sono visti commissariare anche la Provincia ordinaria e ora chiedono a Roma di sbloccare, quantomeno, la possibilità di tornare alle urne per eleggere il presidente e ricostituire il consiglio. Finora il governo aveva risposto, in pratica, negativamente, malgrado nel frattempo fosse intervenuta anche una sentenza della Corte costituzionale, nel luglio scorso, che bocciava la sospensione delle elezioni provinciali disposta nel 2011 da un decreto del governo Monti che, nei fatti, resta però pienamente attuato.
Sia dal mondo politico trentino sia dai vertici provinciali bolzanini sono venute numerose attestazioni di solidarietà e iniziative per sostenere la causa bellunese, da ultimo un disegno di legge regionale – condiviso dal centrosinistra – sul terzo Statuto di autonomia che prevede di affiancare la cooperazione dolomitica con Belluno a quella esistente in ambito di Euregio tirolese.
Tre giorni fa, ricevendo a Bolzano i rappresentanti del movimento Belluno autonoma Regione Dolomiti (Bard), il presidente altoatesino Luis Durnwalder ha ribadito il suo pieno sostegno alla rivendicazione autonomistica di quel territorio montano e ha annunciato di essere pronto a sbloccare anche il contributo dovuto dalla Provincia sudtirolese al cosiddetto fondo “Brancher” per i Comuni di confine, a patto che quelle somme siano usate solo per Belluno e Sondrio. Il fondo, istituito con legge nazionale, prevede che Trento e Bolzano contribuiscano ciascuna con quaranta milioni l’anno, nella logica del riequilibrio economico, a progetti di sviluppo di aree confinanti con le autonomie speciali. L’Alto Adige, però, da due anni si rifiuta di versare, perché contesta il finanziamento di opere che non riguardano territori in difficoltà, come “le piste ciclabili sul Garda”, menzionate da Dunrwalder anche nel recente colloquio con i membri del Bard.
Quest’ultimo, ieri ha diffuso una nota di compiacimento, a commento delle dichiarazion i del premier: “Esprimiamo apprezzamento delle parole di Enrico Letta sulla necessità di dare forti forme autonomia alla provincia di Belluno, in considerazione della natura completamente montana delt erritorio e del suo essere schiacciato fra zone a statuto speciale. Auspichiamo che adesso, finalmente, si sblocchi la paralisi istituzionale bellunese e che intanto si consenta immediatamente il voto provinciale in attesa di nuove norme che in tempi rapidissimi diano al territorio lo strumento di autonomia la cui urgenza è stata sottolineata oggi dallo stesso capo del governo. Con le istituzioni funzionanti si daranno poi il via a forme di collaborazioni strette con le altre province dolomitiche su promozione turistica, trasporti ed agricoltura, come dichiarato in un recente incontro anche dal presidente altoatesino Luis Durnwalder”.