Sono esperienze letterarie da viversi su piani diversi, ovviamente. Hanno in comune l’elemento “alpino”. Su lospiritodigioele un intenso incitamento alla divisione da porsi e da farsi tra coloro che amano Gesù e la sua parola e coloro che continuano a lustrare baionette, pur nella sola ombra cupa del ricordo (bestemmia che è forse ancor più tagliente):
[…] Che un vescovo abbia avuto il coraggio di proibire nelle chiesa della sua diocesi la recitazione della “preghiera dell’alpino” è un tardivo ma buon segnale di resipiscenza. Le comunità cristiane dovrebbero dare segnali inequivocabili sul loro modo di seguire il messaggio di Gesù. Nessun compromesso con la violenza e le istituzioni che la preparano, come gli eserciti. Divieto ai credenti di esercitare il mestiere di soldati-assassini, e abolizione del ruolo di “cappellano militare”. Allontanamento dai luoghi di culto di simboli, divise, recitazioni legate alla ideologia militarista. Se i nostalgici della divisa degli alpini ritengono loro diritto esibire nelle chiese o nelle cerimonie religiose la loro ridicola ritualità di cappelli in testa, presentat-arm, attenti e riposo, e l’orazione-bestemmi, siano sconfessati e allontanati con decisione. Essere fedeli ad un’Arma dell’esercito deve essere incompatibile con la fede cristiana e l’appartenenza alla comunità dei fratelli fondata da Gesù. Bravo vescovo di Vittorio Veneto! Un bel segnale per il triennio di rievocazioni retoriche e militaresche del centenario della Maledetta Guerra 1915-18.
C’è poi il giochetto a rimpiattio fra Cai e Ana:
L’Associazione Nazionale Alpini e il Club Alpino Italiano hanno sottoscritto una lettera d’intenti per mettere a punto i progetti comuni, in occasione del centenario della Grande Guerra, con iniziative tese a mantenere viva la memoria e l’insegnamento del primo conflitto mondiale.
Preparatevi ad una vagonata di stronzate che fertilizzeranno le immense pianure della retorica da qui ai prossimi 5 anni, perché l’onda lunga, lo tsunami di m. che ne verrà fuori, ci ammorberà ben oltre ogni umana decenza. C’è da sperare, almeno, che tutta questa m. faccia da adeguata farcitura alle varie “torte marketing” che verranno offerte in occasione delle varie rievocazioni della Grande Guerra in programma; che i morti di allora, in quella immensa mattanza di Stato, siano almeno utili oggi nel portare al pascolo greggi di turisti ansiosi di rivivere, rievocandoli nei luoghi che ne furono tetri e silenziosi testimoni, quei momenti sì eroici.
Trovo poi confortante il fatto che caisti e anaisti della periferia siano sospinti ad abbracci e baci, benedetti dalla fratellanza, dai rispettivi paracarri nazionali:
Dai, che se smettete di farvi le seghe riusciamo a costruire un nuovo ponte sul fiume Kwai.
Devo infine registrare, con una certa pena, il ricorso a strategie di marketing di inusitata acutezza per “risvegliare i dormienti” (sorta di anaisti letargici), roba da farci su un webinar apposta:
Ana, un bollino gratis ai nuovi iscritti
Idea delle penne nere del Cadore per frenare il calo dei soci: si cerca chi ha fatto la naja ma non è associato alla sezione
È un’idea semplice ma che potrà avere conseguenze molto positive. Il programma “risvegliare i dormienti” promosso dal presidente della Sezione Ana Cadore, Pierluigi Bergamo, si propone di attenuare gli effetti del calo dei soci che, per vari motivi, è comune a tutte le sezioni delle penne nere, reclutando con il dono del bollino per un anno, gli alpini che da molti anni non sono più nelle file dell’Ana. […]
Un mondo amaramente in declino e tuttavia interessante, non trovate?