CVD: come volevasi dimostrare.
Alla notizia della chiusura del Multiphysicslab di Vallesella di Cadore scrissi questo articolo nel quale invitavo a cercare di capire quale delle due notizie che proponevo fosse la più verosimile (una riguardante le performance di Berlusconi nella dacia del neo presidente russo Putin, l’altra riguardante l’affermazione del presidente della CM Centro Cadore Svaluto Ferro secondo il quale «se esisteranno le condizioni di sicurezza necessaria, non ci saranno più problemi per la riapertura dei laboratori di ricerca»).
Il giorno stesso il Corriere delle Alpi pubblicava un articolo di Vittore Doro che chiarisce inequivocabilmente la situazione: me ne fossi accorto subito avremmo risolto la spinosa questione seduta stante.
Multiphysicslab. «L’attività di ricerca trasferita a Segrate»
Il direttore scettico sull’ipotesi di ritorno a Vallesella. Fedon e Ciotti: «Grossa perdita per il Cadore»
[…] E per il Multiphysicslab l’esperienza cadorina è ormai, molto probabilmente, un capitolo chiuso. A dirlo è l’ingegner Roberto Da Forno, che del laboratorio di Vallesella dedicato alla ricerca avanzata nel settore delle tecnologie è stato il direttore.
[…] «Sono molto spiaciuto di non aver potuto continuare l’attività in Cadore», prosegue Da Forno, «ma purtroppo sono convinto che anche quando saranno risolti i problemi legati all’edificio, non sarà più possibile riportare a Vallesella il laboratorio di ricerca originario».
Le crepe nel Multiphysicslab, quindi, non erano e non sono solo quelle dell’edificio ma sono soprattutto crepe motivazionali. Alla già ondivaga e baldanzosa speranza di Svaluto Ferro, recisa sul nascere dallo stesso direttore Da Forno, seguono le non meno vuote affermazioni dei sindaci Fedon e Ciotti.
[…] La chiusura del centro di ricerca, per Vallesella e per l’intero Cadore, è un’ulteriore perdita: dopo la chiusura di quasi tutte le fabbriche, ultime la Fedon e la Marcolin, il Multiphysicslab rappresentava un principio di rinascita. Ora anche questo ha chiuso, lasciando dietro di sé il deserto. «Per il Comune di Domegge», commenta il sindaco Lino Paolo Fedon, «è una perdita importante. Posso solo augurarmi che, una volta concluso l’iter giudiziario, il centro possa riaprire, perché rappresenta un punto importante per lo sviluppo non solo del mio comune, ma anche per l’intero Cadore. Reputo buona l’idea, anche perché quel centro poteva diventare un punto di partenza per i nostri migliori cervelli».
Non ci si disdegna neanche di fronte al posto di lavoro di uno stalliere, ma paragonare il laboratorio esportato a Segrate alla chiusura di fabbriche come la Fedon e la Marcolin sembra davvero una chiacchierata da bar. E se di deserto si vuol parlare, il Multiphysicslab è una sua parte, certamente, cioè una manciatella di sabbia. Ma sentiamo il sindaco di Pieve:
[…] La notizia della chiusura del centro ricerche di Vallesella è stata uno shock non indifferente anche per il Comune di Pieve, dove nella frazione di Pozzale risiede Da Forno. «Sono molto spiaciuta», afferma il sindaco Maria Antonia Ciotti. «Non per la situazione strutturale dell’edificio che non sono in grado di valutare, ma per la perdita in termini di innovazione che la chiusura del Multiphysicslab rappresenta. Sin dal primo momento, quando si è parlato di portare un centro di ricerca in Cadore, ho visto in esso la possibilità di fermare la fuga dei cervelli che oggi sta colpendo il nostro territorio. Infatti, oltre al direttore, c’erano anche altri ricercatori locali che avevano trovato posto in quella struttura. Sono convinta che solo con la ricerca e l’innovazione il Cadore potrà uscire dalla situazione di crisi che lo ha investito. La cultura, questa, e non quella statica dei libri, sarà la nostra salvezza. In questo momento abbiamo perso un’altra occasione di uscire dalla situazione di stallo nella quale ci troviamo».
Qui il sindaco è passato prima alla Lidl a comprare una sporta di retorica a buon prezzo: “perdita in termini di innovazione”, “fermare la fuga di cervelli”, “solo con la ricerca e l’innovazione il Cadore potrà uscire dalla situazione di crisi”.
A voi sindaci, che siete tanto dispiaciuti, non vi è passato proprio per la testa, stante l’importanza strategica che sembrate dare alla presenza del Multiphysicslab, che quattro computer e qualche strumento di misura che costituivano il laboratorio (ed i cervelli che li facevano funzionare), potevano benissimo essere localizzati in uno degli svariatissimi luoghi lasciati desolatamente liberi dall’esodo e dalla contrazione del nostro ex tessuto produttivo ??
Se per uno qualsiasi di voi, cari sindaci – senza neanche scomodare la Comunità Montana (caso mai a maggior ragione attraverso essa) – il Multiphysicslab avesse veramente il valore economico e sociale che gli attribuite a parole, avreste potuto trovare con facilità estrema una sistemazione alternativa mantenendo il laboratorio attivo. E’ evidente che i problemi sono altri. E smettetela di spargere retorica da due soldi ai quattro venti.