Dell’interessamento dei centrodestroidi del PDL al dramma dei 1000 esuberi annunciati dalla Safilo, nonostante il partito si sia frantumato, abbiamo già detto. Alla partita in soccorso delle maestranze si è aggiunto -poteva mancare ? – anche il governatore Zaia che, sguainata la spada di Alberto da Giussano ha detto:
«Vivo la sfida dei lavoratori della Safilo come una mia sfida personale. La Regione Veneto è assolutamente solidale con i lavoratori e le loro famiglie e da oggi siamo tutti al lavoro per favorire la soluzione di una crisi grave i cui effetti non possono ricadere soltanto sulla parte più debole della catena produttiva» […]
«Intanto, per prima cosa, chiederemo al governo di attivare ogni forma di ammortizzatori, cassa integrazione straordinaria per crisi, ristrutturazione e riorganizzazione aziendale. Già domenica contatterò il presidente del Consiglio Monti e il ministro del Lavoro Fornero»
Oltre al Paniz c’è anche Zaia, quindi, intenzionato a tirare per la giacca la ministra Fornero. Giunge poi dal Cadore lo struggente lamento della riconfermata sindaca di Pieve che, realisticamente, non avendo fatto una mazza per i quattro sorcetti del Multiphysiclab che hanno lasciato il salubre Cadore (pur lamentandosi come da rito pseudomediatico), figurarsi se ci prova con un problema colossale come quello paventato dalla Safilo:
«Cosa fare? Che potere abbiamo?» si chiede la Ciotti. «Come possiamo bloccare un dramma così grande per le nostre famiglie? Me lo dica lei» chiede al giornalista. «Queste aziende sono diventate grandi con l’operosità dei cadorini. Ed ora siamo arrivati a questo punto. Sono scandalizzata, sono dispiaciuta, sono preoccupata. Una terra che ha dato tanto deve essere salvaguardata».
I giornalisti diventano oracoli, quando non servono come zerbini. L’intervento del sindaco di Calalzo De Carlo non va oltre l’amarcord, e neanche potrebbe aspirare ad altro, la Safilo se n’è andata da mo’ dal paese natìo. Ma a rendere di nuovo frizzante l’ambiente ci pensa Padrin il sindaco di Longarone che si rivolge implorante, in stile “gigante, pensaci tuuuu” al colosso Luxottica:
«Fra i segnali che ci piacerebbe avere – conclude Padrin – ci sarebbe quello di una disponibilità di Luxottica ad assorbire una quota dei nostri licenziati».
E’ noto che gli esuberi annunciati sono la conseguenza del mancato rinnovo della licenza Armani, che è stata acquistata dalla Luxottica (della quale Armani è socio). Insomma, il sindaco Padrin non può che rivolgersi al carnefice e chiedere “pietà per sé ma soprattutto per i propri figli”. Ma non c’è scritto da nessuna parte che la mossa della Luxottica possa avere come conseguenza ciò che il sindaco prospetta. Può darsi tuttavia che Del Vecchio, ora che si è tolto dalle scarpe il sassolino delle Generali, si chini ad ascoltare i “lamenti del territorio”.
Ma l’apoteosi viene raggiunta da tal Marotta, segretario regionale di IDV che, dopo aver strappato ed ingoiato alcune pagine del Capitale, saltando ben oltre ogni possibile rivendicazione delle note italiche panteane sindacali, così sentenzia marxianamente:
«In simili momenti – dice ancora Marotta – ognuno deve fare la sua parte. E gli imprenditori, non importa se di una multinazionale o meno, non possono più slegare il profitto dalla responsabilità e dall’etica. Se prima hai fatto i soldi grazie al lavoro dei cittadini veneti, adesso non li puoi scaricare su due piedi perché non sei riuscito a tenere in casa una licenza. È come per le delocalizzazioni, queste aziende non mettono mai in conto che si può guadagnare di meno. Loro ragionano solo guardando al bilancio, mai alle persone ed alle famiglie che da loro dipendono, ma che hanno anche fatto le loro fortune. I vertici della Safilo non lo possono dimenticare proprio adesso».
Non c’è dubbio: deve essersi guardato compulsivamente e con cupidigia alcuni video di Tonino, il popul-qualunquista e giustizialista padrone di scuderia, ed averli poi declinati in chiave marxista-leninista. A questo punto è stupefacente che il teatrino della politica non abbia ancora proposto l’autogestione come soluzione alla severa vicenda. Ma non è detto, non è ancora detto.