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Cortina e quella multa che ci rende «sudditi» (dal blog di Franco Debenedetti)
E’ raro che tralasci di leggere quanto scrive Franco Debenedetti sul suo blog. Tanto mi è simpatico Franco quanto mi è antipatico Carlo, il fratello, la tessera n° 1 del PD come direbbe Grillo (CIR, Repubblica, L’Espresso). A Franco capita una disavventura da nulla a Cortina – una multa – che racconta qui di seguito per alcuni risvolti che vedono i cittadini “sudditi” contrapposti al potere – talora arrogante – dello Stato.
Capita che il sottoscritto abbia letto anche il libro di cui parla, “Sudditi“, del quale peraltro egli è coautore, libro a cui tendo a dare un’importanza se non proprio “sacrale” perlomeno ragguardevole. Insomma, una serie di coincidenze, compresa la vicinanza di Cortina, che mi hanno indotto a riportare all’attenzione dei lettori del BLOZ il suo articolo Cortina e quella multa che ci rende «sudditi» (pubblicato sul Corriere del Veneto al cui Direttore si rivolge):
Caro Direttore,
Alla fine è arrivata! Ero curioso di vedere se il coraggio del buon senso avrebbe prevalso sulla pavida ottusità. Ma quando ho visto la busta verzolina, e il mittente, Comune di Cortina, mi sono dato ancora una volta dell’inguaribile ottimista. Il fatto me l’ero stampato bene in mente: era Capodanno, mezzodì di una giornata di sole. Ero in via Roma, l’amico con cui volevo andare a sciare tardava e avevo messo la mia A3 in testa a una fila di macchine ferme in doppia fila. Stavo armeggiando con la radio, quando alzo la testa e vedo nello specchietto retrovisore un vigile, che sta scrivendo sul suo blocchetto: prima che finisse, metto in moto e mi allontano. Voglio proprio vedere se mi mandano la multa, mi son detto. Me l’hanno mandata.
Il vigile aveva ragione: non si sosta in doppia fila, (anche se, a sottilizzare, è vietata la sosta in doppia fila ma non la fermata, e il vigile mi ha visto fermo solo per il tempo necessario a scrivere metà multa). Non costituivo ostacolo al traffico, via Roma è a senso unico e nella fila di macchine dietro di me ce erano di assai più ingombranti della mia A3. Io ero al volante, bastavan due passi e un tocco sul vetro: se lo scopo era rimuovere l’ostacolo, non elevare una contravvenzione.
La multa è di 58,70 €, grosso modo quanto un giornaliero superski; anche il tempo di chi scrive e quello di chi legge valgono qualcosa. Ma c’è una questione più generale su cui val la pena riflettere, e spendere un po’ di tempo: a che cosa servono i vigili urbani, qual è il loro compito? Regolare la vita cittadina, evitare gli abusi, edilizi, commerciali, fino a quelli minuti della vita del traffico e delle soste, o procurare un gettito supplementare di prelievo fiscale?
Si dà il caso che per il capodanno precedente Cortina fosse stata teatro un blitz della Guardia di Finanza, che fuori di negozi chiedeva ai clienti esibire gli scontrini, e aggirandosi nei parcheggi degli alberghi annotava targhe di SUV e Ferrari. L’esibizione non fu accolta con entusiasmo dell’amministrazione cortinese, obbiettando non alla liceità del comportamento del pubblico potere, ma alla congruità tra l’azione e il suo scopo ultimo. Perché è contraddittorio fare appello alla coscienza civica dei cittadini, suscitare una naturale adesione alle norme, del codice della strada come del contribuente, e treattarlo da suddito.
“Sudditi” è il titolo di un libro dell’Istituto Bruni Leoni, che illustra le tante distorsioni del rapporto fiscale tra Stato e cittadini ( e imprese): non è proprio un libriccino sottile. Pagherò la multa, non farà ricorso. Ma di quel libro manderò tre copie al sindaco, una per lui, una per il capo dei vigili, e una a chi ha elevato contravvenzione: e, dato che sono un inguaribile ottimista, spero che se lo leggano.
Più una, per ringraziamento, al Direttore che ha pubblicato questa lettera: che saluto con molta cordialità.
Cadore: chi è il sesto leghista (o della deriva omeopatica della LN)
Premetto che l’articolo scarurisce da un banale “incrocio di dati” raccolti casualmente in rete. Va precisato anche, come ampiamente dimostrato in orgoglio leghista: non a Bergamo, ma in Cadore, che in virtù della cosiddetta “legge dei grandi numeri”, considerando la popolazione dei votanti, nel Cadore in generale ed a Lozzo in particolare, ogni due votanti uno ha sicuramente votato Lega alle ultime elezioni regionali (la percentuale di voto leghista a Lozzo di Cadore fu infatti del 45,1%).
Che è come dire che, dato sindaco e vicesindaco, uno dei due è leghista (prego astenersi da facili battute). Allo stesso modo, dato il consiglio comunale, 6 di loro devono per forza essere leghisti. Se vi fate la passeggiata di Costa ed incontrate 20 persone, 10 amano Alberto da Giussano. Se all’ultima messa c’erano 50 fedeli, 25 fra loro sono pii leghisti. Precisiamo: “sono” o, più prudentemente, lo “sono stati”.
Ma veniamo all’incrocio di dati sulla rete.
Su Bellunopress trovo il lamento di un leghista che, fra tante altre cose, scrive:
[…] Di chi è la colpa se il giorno prima in Cadore vi erano 6 persone compresi i candidati ed il segretario alla riunione per le elezioni politiche? 6 persone?
Affermazione che poi ribadisce qualche riga più sotto tirando in ballo segretario provinciale e vicesegretario federale:
Il giorno prima in Cadore c’erano 6 persone presenti alla riunione, lo conferma il Segretario Provinciale, il Vicesegretario Federale Caner costretto a disertare la riunione per evitare figuracce e di mischiarsi con questa situazione, e queste sarebbero “polemiche assurde, inesistenti”?
Ora, per quel che ho potuto vedere, di riunioni ce n’erano due, una a Lozzo ed una a Santo Stefano. Dall’accorata lettera del lamentantesi leghista non si comprende a quale delle due riunioni in Cadore faccia riferimento. Tenendo presente che S. Stefano è certamente Cadore ma è connotato più facilmente come Comelico, viene da pensare che quella riunione, quella delle sei persone sei, sia stata quella di Lozzo.
Ma se è quella di Lozzo, e questa è la foto che immortala un attimo della medesima, dato per scontato – in questo periglioso ed ardito inferire – che il quinto leghista sia il fotografo postatore della medesima, sono roso da un dubbio che atroce non è ma che tuttavia mi perseguita: chi potrà mai essere il sesto leghista?
Monti Albertini Ambrosoli … ‘gol’
E’ vero che la Lombardia vale, sostanzialmente, mezza Italia. E’ vero che le strategie, soprattutto in partitica, sono importanti. Ma è anche vero che la figura di merda è sempre dietro l’angolo.
Albertini corre per la Regione Lombardia (e per un posto al senato con la Lista Cinica di Monti). Monti ha appoggiato la candidatura di Albertini in regione fin dal primo momento. Poi qualcuno ha fatto due conti ed ha scoperto che per la conquista della Lombardia (meglio: per sottrarla a Pdl e Lega) converrebbe adottare il voto disgiunto e votare il PD, ossia Ambrosoli (per quanto sia, formalmente, una lista civica). La prima a dirlo e dichiarare che l’avrebbe fatto è stata Ilaria Buitoni Borletti, candidata per la Lista Cinica. Ma nel frattempo se ne sono aggiunti altri:
Dellai: votare Ambrosoli è un atto di coraggio
Pezzotta: Monti ha sbagliato ad appoggiare Albertini
Albertini, chiamato in causa, tira fuori la sua ironia. L’ex sindaco: “Posizione non condivisa anche se arriva da un cognome che può incutere soggezione”.
Sempre su La Stampa:
Gabriele Albertini, dica la verità: è stato pugnalato alle spalle. Uomini e donne della sua lista che a due settimane dal voto danno indicazioni per un avversario come Ambrosoli. Tradimento?
«Per il voto libero ogni coscienza può esprimersi come meglio crede. Fare parte della lista Monti e poi proporre di trasformarla in una succursale del Pd, come direbbe Taillerand, più che un delitto è un errore».
Monti, nel frattempo, sottovoce, aveva detto che: “il voto disgiunto è un suicidio politico“, dimostrando con ciò di essere una vera aquila.
Infatti trapela … (TRAPELA?):
Insomma, lei non si sente scaricato?
«Il Presidente Monti ha fatto chiaramente trapelare che si discosta da queste indicazioni. Altrimenti vorrebbe dire cancellare la sua stessa proposta politica, ovvero essere alternativi alla sinistra massimalista e alla destra populista e demagogica di Berlusconi e della Lega».
Fa presente infine il povero Albertini:
[…] Il mio bacino elettorale è il centrodestra e, se costretti a decidere, i miei sostenitori mai voteranno Ambrosoli, collegato a Ingroia, Di Pietro, Vendola e i centri sociali»
Ovviamente, con il passare delle ore, la farsa assumerà varie sfumature ed interpretazioni. Non so se alla fine sarà un gol o magari un autogol. Io però ve l’ho già detto. Ve lo ripeto:
‘Sti qua vi venderanno per un piatto di lenticchie.
Casini a Cortina dimentica il proprio skipass fra le pagine dell’Agenda Monti (che non ha ancora finito di leggere)
Da un elfo democristiano furbastro che – per quanto mi riguarda – meriterebbe di essere messo ai lavori forzati finché non spunta in Nuova Zelanda, niente di ché. Una banale occasione per ricordarlo, oltre alle precedenti di Cuffaro e delle alleanze ami-nemiche ad assetto variabile (l’anima democristiana cattoculona dell’UDC agevola, quando si tratta di conquistare un seggio, il dare via il culo tanto a destra che a sinistra, contemporaneamente ma in spazi politici diversificati).
(via @paolomadron)
p.s. la vicenduola è del 2008.
Vaticano: dalla benedizione del bunga-bunga a quella dell’agenda Monti
Nel mio primo articolo sull’approssimarsi del governo Monti così scrivevo:
Preferirei di gran lunga la convivenza con devastanti emorroidi, che mi costringerebbero a dormire in piedi, piuttosto che votare Mario Monti come premier.
Col tempo non ho cambiato idea. I tecnici si sono rivelati approssimativi tecnocialtroni. Ho anche esortato il premier a non rompere il c@Z§° raccontando fregnacce. Poi, finalmente, Monti si è tolto dalle palle. Certo, non si è confrontato con il Parlamento, come avrebbe dovuto, ma è andato a consultarsi con quell’altra accozzaglia istituzionale, il presidente della repubblica. Tutto ciò per sobrietà, naturalmente.
Adesso si è posto a capo di una coalizione di centro che idolatra la cosiddetta Agenda Monti, 25 pagine di fuffa o, alternativamente, vuoto spinto. Ma non si candida. Vorrebbe, il professorino Monti, diventare nuovamente premier con i voti degli altri. E’ lo stato in decomposizione che risponde al nome di Italia che glielo permette. Anche Grillo, del resto, potrebbe presentarsi come capo-coalizione senza avere il voto degli italiani.
Per quanto mi riguarda, il prof. Monti è semplicemente un ammasso organico di cellule variamente organizzate che ha il dono della parola. Non avrà mai il mio voto neanche sotto tortura. Tanto più ora che il Vaticano ha sciolto ogni dubbio nei suoi confronti. Poi, bisogna pur dirlo, come fai a votare uno che si sceglie come alleati due marmellate come Casini e Fini (e una scatola nera come Montezumolo).
Riguardo alle capacità di analisi del Vaticano, va detto che non sono proprio tarate sulla realtà fattuale. Certo, siccome l’aspirazione massima dei “vaticanisti” sta nell’inculare il prossimo per propria e somma convenienza, cosa che non risulta difficile a nessuno dei ranghi della gerarchia ecclesiale, non c’è da scandalizzarsi se il cavallo Berlusconi, oggi bolso e da essi accantonato e dimenticato, in passato è stato oggetto di riverenti attenzioni, oggi riservate con sommo gaudio al tecnocialtrone Monti (che prima di accomiatarsi dalla babele governativa ha provveduto ad elargire 17 milioni agli ospedali religiosi).
Ma i benefit per i porporati e sua infallibile eminenza il papa non sono finiti, anzi, il futuro si presenta radioso. Ad ogni buon conto, caro cardinal Bertone, lo abbiamo capito che con Monti volete lavarvi dalle nefandezze dell’appoggio incondizionato e pluriannuale al Napoleone di Arcore. Il bunga-bunga, insomma, non è mai stato un problema – e non solo perché anche taluni porporati hanno una certa qual dimestichezza con l’esercizio – finché sottobanco lo sciupafemmine accendeva tutte le candeline richieste. E visto il gregge di pecore decerebrate che costituisce buona parte dell’ovile, si direbbe che l’operazione “pulizia” ha già ora conseguito il pieno successo.
(Foto: Quotidiano.net)