ho ritenuto che il commento di @picon, originariamente apparso in coda al post Un ‘silenzioso’ provvedimento comunale parzialmente positivo, dovesse essere pubblicato anche come articolo a se stante, tanto per l’argomento sollevato che per incanalare l’eventuale discussione in modo autonomo, senza sovrapporla a quella sull’IMU.
di Picon
Martedì 30 ottobre, nella pagina del Corriere delle alpi “cortina cadore” c’era un articolo dedicato al rifacimento del tetto del rifugio Ciareido. Nel sottotitolo: “Manfreda bacchetta: mi aspettavo più aiuto dalla gente”. Più sotto:
“Il rifugio Ciareido perciò è salvo, anche se mi aspettavo un concorso maggiore da parte della gente di Lozzo. Evidentemente la comunità di Lozzo non sente ancora sufficentemente come “bene proprio” il rifugio Ciareido.In futuro sarà necessario far sì che questo bene sia visto come un prezioso valore aggiunto per il turismo locale e vissuto come un punto di riferimento familiare da parte dell’intera comunità”.
Manfreda, ma dove cazzo vivi !! Come ti permetti di dire che ti aspettavi di più dalla gente di Lozzo, forse ti sfugge il fatto che buona parte della gente fa fatica ad arrivare a fine mese, ognuno ha dato quello che poteva o voleva dare, non fare il predicatore e non permetterti neanche di dire che la gente non sente il rifugio come bene proprio, quando tu non sapevi neanche dov’era il nostro paese, la gente di Lozzo, in silenzio, lo ha portato da rudere a rifugio alpino.
Per quanto riguarda “in futuro sarà necessario ecc. ecc.”, ti chiedo solo: ma dove sei stato negli ultimi sette anni che ti sei accorto solo ora del rifugio e parli in futuro …, e sinceramente non capisco le tue parole “e vissuto come un punto di riferimento familiare da parte dell’intera comunità”: se qualcuno vuole spiegarmi cosa vogliono dire queste solenni parole mi farebbe un grosso piacere.
P.S. Manfreda, lo sai quanta gente di Lozzo, intesa come famiglie storiche vivono in paese e quante sono quelle non radicate nel tessuto paesano e che forse non hanno mai visto il rifugio?
Il rifugio Ciareido al tempo in cui aveva il tetto in scandole (Foto Giuseppe Baldovin)
Sul bollettino parrocchiale appena uscito il CAI fa una relazione sui lavori fatti sul Col Vidal,intorno ai forti. Un bel lavoro fatto grazie ad un gruppo di volontari che è doveroso ringraziare. I lavori vanno avanti da alcuni anni ed ha prodotto molto legname di proprietà comunale, a chi è stato devoluto non si capisce bene, nel prossimo bollettino sarebbe utile chiarire.
per chiarire alcuni aspetti che meritano necessario approfondimento. Il progetto a cui ci si riferiscie riguarda la realizzazione del Parco della Memoria di Pian dei Buoi i cui lavori proseguono da circa 10 anni (ben di più se consideriamo il lavoro svolto nell’apertura dei sentieri di guerra lungo i colli). Nel corso di questi 10 anni, per la parte di competenza del CAI (cioè il 98% degli abbattimenti), sono sempre stato io a decidere quali piante abbattere, in funzione della tessitura dei manufatti legati alla Grande Guerra e, in particolare, della disponibilità delle persone che via via si sono impegnate ad allestire le piante abbattute.
Il legnatico quindi (legname è una parola grossa) viene devoluto, molto semplicemente, a tutti coloro che (scusate se mi ripeto) si impegnano a trattare il quantitativo richiesto per se. Ciò non esclude naturalmente che chi lo voglia possa prestare il proprio lavoro a vantaggio di altri. Nel caso specifico le persone si devono impegnare ad abbattere la pianta, allestirla, formare i cumuli di ramaglia, asportare tutto il legnatico e rastrellare come si conviene le adiacenze (curiamo invece noi l’abbattimento per tutte le persone che non dispongono della necessaria pratica. “Noi” = Dalio col mio supporto, più morale che altro). Col Vidal, come tutti sanno, trovasi a 16-17 km da Lucius, quindi fanno 32-34 km di a+r. Il trasporto a valle ed il relativo costo è a cura del destinatario del carico, libero di farlo come e con chi vuole (noi siamo orgogliosamente liberisti, mica miopi statali). Chi non lavora, non fa l’amore. Semplice no. Basta chiedere.
Bastava (chiedere), ora è da vedere se l’amministrazione comunale deciderà di continuare con la proroga del piano di taglio – richiesta inoltrata recentemente dal CAI -, se il CAI stesso sarà ancora ritenuto all’altezza del compito visto che finora è stato il soggetto attuatore (ho fatto io il progetto e la domanda quando ero presidente del CAI, mentre Paolo Scarzello che mi è succeduto ha richiesto una prima proroga e Lorenzo ha presentato in questi giorni la domanda per una seconda). Parlando recentemente con Ubaldo al riguardo, gli ho fatto presente che se il comune lo desidera può fare tutti i bandi che vuole, personalmente non potrei che esserne felice.
Tra l’altro, in occasione della domanda di proroga (o di un nuovo progetto fotocopia del precedente), ho chiesto ai Servizi Forestali di Belluno di passare a Col Vidal per confrontarci e dare un giudizio del lavoro da noi svolto ed avere, se del caso, le necessarie correzioni di rotta. Mi sembra di poter dire, senza possibilità di smentita, che il lavoro è stato giudicato egregio.
In questi 10 anni ho cercato di coinvolgere più gente possibile, ma non uso pregare un qualsiasi dio, figuratevi se mi metto a pregare – magari in ginocchio – le persone per convincerle “a fei legne a Col Vidal”. Ricordo che da presidente del CAI, nei bollettini informativi che divulgavamo a tutti i soci (due volte l’anno), ho frequentemente segnalato il progetto del Parco della Memoria descrivendone l’andamento ed auspicando l’adesione di quanti avessero voluto contribuire alla sua realizzazione. Dicevo, “basta chiedere” !! Poi però bisogna “feile su, fei i cogoluze, ciareasele e portasele do, ntasasele, spacasele su …“. Chiaro, limpido, inteso?
Mi son sentito dire anche troppo spesso: “se fazo ben i conte, no me convien. Se le compro ca do, duto fato, le me costa manco e me le ciato anche belo spacade su”. Ognuno fa i suoi conti. E’ da considerare che se uno non dorme in piedi ed ha una discreta pratica con la motosega, un carico completo (parlo del rimorchio di Gianluigi) lo può fare in diciamo tre giornate di lavoro (senza contasela pi de tanto…). Ad Ubaldo ho anche detto che se per caso il comune ha qualche dotazione finanziaria … potrebbe usarla per portare a Lozzo le piante abbattute pro-Parco e continuare così la “pre-campagna elettorale” iniziata con le legne de Confin (avrete notato la solerzia con cui il vicesindaco faceva la spola per mostrare ad increduli lozzesi tutto “quel ben di dio”; mancia solo che i vegne a biciatele nte cusina). Ci sono poi anche fior fior di bandi GAL da sfruttare 🙂 , volendo. Basta chiedere in giro.
Se poi non fossi ben visto come coordinatore del Parco (lenga masa longa), be’, me ne farei una ragione. Sono un tipo piuttosto versatile, accetto i miei limiti e quelli che mi vengono imposti. Come ho già detto in altre occasioni, ho un solo padrone a cui so di dovermi inchinare tutte le volte che chiama, ed è il mio destino. Del resto, dopo dieci anni, con una media di 18-20 giornate di lavoro all’anno dedicate da volontario al Parco della Memoria (quest’anno 23, finora), passerei volentieri la mano a qualche baldo giovinotto dal cuore ardente di passione alle cui direttive, mansueto, mi sottometterei (qualora non fossi considerato come un vero e proprio lebbroso, nel qual caso sceglierei mesto l’esilio più lontano).
Quanto ai nomi delle persone che in questi dieci anni hanno dato il loro contributo alla realizzazione del Parco della Memoria – a vario titolo ed in misura diversa – (perché di questo si tratta, caro @lettore, essendo il legnatico un effetto collaterale del Parco, non la sua essenza, che spiriti pigri, per non dire accidiosi, non possono evidentemente cogliere), elenco che pur approssimativamente ho dettato sempre ad Ubaldo, sarà mio preciso dovere darne conto nei tempi e nei modi più opportuni perché sia pubblicamente chiaro chi ha fatto che cosa. E che cazzo !!
Se le circostanze lo vorranno potremmo inserire l’elenco, oltre che sul Bolpar, anche sul (più modesto) bolcom di probabile prossima pubblicazione. Con l’avvertenza che il sindaco, questa volta, oltre al Buon Natale ci faccia anche gli auguri di Buon 2013 (prendi buona nota, Marietto, e voi, quando lo incontrate, ricordateglielo, repetita iuvant).
Concludo segnalando, per la cronaca, che la mia relazione con la focosa Rebecca, che tuttora arde di passione, ad esclusione del primo anno in cui, pur frequentandola, risultò piuttosto frigida (per una mia colpevole carenza d’attenzioni), è veramente fruttuosa solo da tre anni a questa parte. Precedentemente, ossia in quei 6-7 anni in cui ho prestato il mio lavoro da volontario al Parco della Memoria senza sudarmi l’agognata legna (ma facendola per tanti altri), per scaldarmi aspettavo il sorgere del sole.
Premessa: di non riuscire perlomeno a prendere atto della “produzione legislativa” di Lozzo Fifa – è forse un anno o più che tralascio la consultazione sistematica dell’albo pretorio – me ne sono fatto una croce. Altri interessi, ma anche una colpevole dose di pigrizia destinata, mi suggerisce ora la mia controfigura, a perdurare ancora per molto molto tempo. Per questo accolgo con grande interesse anche questo nuovo scritto di Cagliostro che, rovistando tra le determine, si è imbattuto in un provvedimento dai cui contenuti egli muove le proprie osservazioni sulle modalità con cui l’amministrazione in carica gestisce un aspetto di spesa pubblica. In particolare, a colpirmi, anche dal lato della ricostruzione storica dei nostri usi civici, è stato il concetto descritto nel post scriptum che fa da perfetto corollario al resto dell’articolo.
di Cagliostro
‘Lupus in fabula’. Solo qualche giorno fa, scrivendo a proposito delle prossime determinazioni della nostra amministrazione in materia di IMU, facevo riserva di documentare – ‘ove necessario’ – come certe scelte dell’Esecutivo che ci ‘sgoverna’ fossero quanto meno opinabili, o non ben ponderate ed avessero certamente contribuito a mutare lo stato di salute del bilancio dell’Ente da una situazione di floridezza ad una di gracilità. Questo con riferimento ad una delle ormai certe giustificazioni che verranno adottate da lorsignori per introdurre gli inasprimenti discrezionali previsti in materia, giustappunto, di tassazione sugli immobili.
Oggi, cercando notizie circa un bando sull’albo pretorio virtuale del Municipio, mi sono imbattuto nella Determina n. 50 del 9/7/2012 il cui oggetto recita così: “ Liquidazione quota parte competenze del CTU dr arch. Luigi Canaider nella vertenza Comune di Lozzo/Coffen Maria Giuditta avanti il Commissario Regionale per la liquidazione degli usi civici”. La cosa mi ha non poco incuriosito ed allora ho girato la pagina per leggere le motivazioni dell’esborso di ben Euro 1634,88. Ebbene la vertenza (instaurata da quale delle due parti?) era tesa all’accertamento del carattere demaniale con gravame di uso civico della particella n. 18 del fg 8 del censuario comunale (trattasi, verosimilmente, del terreno – o parte del terreno – su cui sorge lo chalet della sig.ra Coffen, a suo tempo co-attrice – con altri 9 soggetti – di un ricorso, sempre avverso il Comune, nella nota vicenda conosciuta come ‘causa con l’ass.one baitisti’). Ebbene, nella motivazione stringata alla base della citata determina n. 50, si può evincere che il predetto Commissario, nel redigere la sentenza, ha dichiarato il proprio “difetto di giurisdizione” (la materia non era di sua competenza?) ed ha disposto la compensazione delle spese e che la parcella del ctu (l’arch. Canaider, ndr) dovrà essere quietanzata da entrambe le parti, ciascuna per la metà. La sentenza è la n. 35/2012.
A questo punto, corre l’obbligo di chiarire alcuni aspetti della intricata vicenda. Non starò certo a rifare la storia della annosa querelle (il redattore può mettere un link su quanto scritto sulla antica vertenza che ha visto concretizzarsi una ‘sanatoria’, da tutti auspicata, ed il cui iter venne instaurato su precipua istanza del capo gruppo di minoranzadella trascorsa legislatura). I modi di risolvere la originaria vertenza, gli input dati dal Capo Comune all’Uff. del Territorio sono stati però tali che il principio di equità, a parere di molti cittadini e della minoranza consigliare proponente, non ha visto ben tutelati e salvaguardati gli interessi del nostro Ente. Basti pensare che, a tacitazione di tutta la controversia, il Comune ha incassato per diritti di concessione per occupazione di terreni di uso civico soltanto 38.000 euro circa, somma neppure sufficiente a coprire le spese legali sostenute.
La durata della concessione venne fissata in 99 anni, tralasciando il quasi trentennale pregresso e senza tenere in alcun conto la natura giuridica dei suoli di uso civico per i quali una legge (credo del 1985, tuttora in vigore) avrebbe dovuto inibire, nella fattispecie, qualsivoglia tipo di concessione a sanatoria. Nella discutibile transazione comunque, su 10 ‘baitisti’ (l’associazione era stata sciolta molti anni prima, ma il suo ex presidente agiva e scriveva in Comune come se fosse tranquillamente in carica), solo 9 accettarono la ‘transazione’. Ed il sindaco allora si profuse in affermazioni del tipo: ‘l’accordo vale se firmato da tutti gli interessati’. La sig.ra Coffen non aderì anche perché, nel frattempo, era stato appurato che il suo chalet insisteva, per buona parte, su terreno di un privato e della cosa neanche l’Uff. del territorio si era avveduto. Inoltre la sig.ra Coffen riteneva esorbitante la cifra richiestagli, indipendentemente dagli errori di valutazione sull’entità del terreno di uso civico occupato.
Ora il punto è questo. Perché l’Amministrazione si è intestardita in una azione inopportuna, per di più con una istanza ad una ‘giurisdizione’ non competente? Questi sono errori che, per chi ha un minimo di competenza e lungimiranza, non dovrebbero essere commessi!!! Quale è stata quella testa insigne che ha suggerito un tale passo? Si tenga presente che il conto della parcella costituisce, presumibilmente, solo una parte dell’onere che verrà addossato al Comune. E le spese di giudizio? E tutto il corollario di energie, tempo e azione defatigante senza alcun costrutto? Ed ora che intenzioni ha il sindaco e come si comporterà visto che in qualche modo la questione dovrà pur trovare una qualche soluzione?
TUTTO QUANTO SOPRA PUO’ PROVARE UNA SOLA COSA E CIOE’ CHE LE CASSE COMUNALI VANNO USATE CON LA DILIGENZA DEL BUON PADRE DI FAMIGLIA, PENSANDO BENE PRIMA DI PROCEDERE A CERTE SCELTE, CHE COMUNQUE SI STANNO RIVELANDO CONTROPRODUCENTI ED ONEROSE PER LE FINANZE DELL’ENTE.
SICCOME ANCHE AL BIM-GSP IL CONTO DEGLI ERRORI DEGLI AMMINISTRATORI (SOLO ERRORI, NON ANCHE DABBENAGGINE, SE NON QUALCOSA DI PIU’ ECLATANTE?) VIENE GIRATO AGLI IGNARI UTENTI, NON VORREI CHE L’ABITUDINE DEI GIRI CONTO VENISSE INSTAURATA ANCHE AL BOTANICO PALAZZO CON IL FAR CASSA IN VARIO MODO (LEGGI: INASPRIMENTI FISCALI) AL FINE DI COPRIRE ONERI IMPUTABILI A CHI HA FATTO SCELTE SBAGLIATE.
P.S. Sono tormentato da un dubbio sul quale da questa mattina mi sto arrovellando. Ma perché il Commissario regionale per la liquidazione degli usi civici avrà sentenziato “il suo difetto di giurisdizione”? Non sarà, per caso, che tutto il castello imbastito sugli usi civici non sta in piedi e magari i terreni in questione possono essere annoverati fra i beni delle vecchie regole, come sta scritto nei Laudi e come asserisce lo storico Giovanni Fabbiani? Se questa ipotesi risultasse vera, tutta la costruzione su cui si è basata e si basa ‘l’azione’ del Comune, le transazioni sottoscritte con i baitisti e tutte le elucubrazioni messe in campo dai ‘giureconsulti’ del Comune si scioglierebbero come neve al sole di Marzo!!! E il Conducator si troverebbe in grosse difficoltà a dover ricorrere avverso un provvedimento come quello citato nella determina n. 50. Se il Comune dovesse ricorrere in sede civile per contestare un assunto del genere potrebbe anche farlo con la finalità, tutta ‘andreottiana’, di scaricare la patata bollente sulla prossima amministrazione. “Ad essere maliziosi si fa peccato, ma spesso si indovina…” La verità vera è che al botanico palazzo l’esborso per parcelle legali, pareri tecnici e quant’altro non è, purtroppo, ancora finito; come, forse, non è ancora finito l’analogo ‘giallo’ sulla Caserma Montiglio. Prepariamoci al salasso fiscale e tributario, già presumendo dove una buona parte dei nostri soldi andrà a finire.
Ieri un lozzese mi ha chiesto se sapevo il motivo del ripristino per domenica 9 settembre dell’orario estivo di salita/discesa per Pian dei Buoi. “Non ne so niente” gli ho risposto, ma guardo sul sito del comune, ci sarà senz’altro. Muto come un granchio.
Sono stato assalito da un dubbio: vuoi vedere che stavolta è la volta buona per l’evento “La tartina del sindaco?” Dai che ve lo ricordate, l’evento che dovrebbe garantire che la caserma di Soracrepa è veramente e definitivamente tornata in seno alla … comunità di Lozzo di Cadore.
L’evento – non potete negarlo – servirebbe a cancellare quella gran brutta figura di m… ma cosa avete capito, mattacchione, figura di mattacchione nella quale è incorso il number one istituzionale lozzese allorquando in pompa magna, con un testo epico che – come ebbi già modo di dire fa letteralmente impallidire la Gerusalemme Liberata del Tasso -, entrando trionfalmente in ogni singolo desco lozzese declamò la solenne frase ad imperitura memoria: “Il Casermone appartiene a Lozzo e nessuno glielo toccherà mai più“.
La figura di m… mattacchione la fece ancorché temporaneamente infermo ma, vi ricorderete anche questo, in collegamento in videoconferenza con il vice mentre quest’ultimo penetrava spavaldo nell’arrendevole caserma che, per l’occasione, si concedeva senza grandi resistenze (e che altro avrebbe potuto fare, dopo cotanta insistenza 🙂 ).
Dicevo di essere stato assalito da questo dubbio. Ma poi mi sono detto che per quell’occasione il sindaco mi manderà sicuramente un caloroso invito, e con largo anticipo (perché devo prima uscire dal bunker), invito che in verità non ho ricevuto. E poi, ad ogni buon conto, pur ribadendo che vivo nel bunker, una eco del tam-tam mediatico-celebrativo sarebbe giunta anche a me.
Oggi transitando alle Spesse ho preso visione del motivo. No, niente tartine del sindaco, sono rimandate alla prossima primavera. Si tratta solo del Dacia on the road: dev’essere una carovana di omuncoli dediti a rituali compulsivi che consacrano la seconda più importante scoperta dell’uomo dopo il fuoco: la ruota.
La cosa eccezionale è che la carovana è sponsorizzata da National Geographic ed è seguita da uno stuolo di fotografi, giornalisti e – udite udite – blogger, sicché vi è la concreta possibilità che il “territorio” venga pro-mosso (mosso di sicuro, pro non lo so).
Però, sinceramente, la tappa che questi omuncoli hanno fatto tra Carnia e Cadore (Oltrepiave) mi ha letteralmente sbigottito. Magnifico il cavallo che dà di culo al dusterista (minuto: 1:08), esaltante il montaggio con il cartello “Cadore” e la spericolata narrazione che giunge a dire “nel pittoresco scenario di Sauris” (min. 5:00), esoterico il gelato di Vigo, non sapevo che fosse conosciuto in tutto il mondo (min. 8:20); il vigolato, me ne sono comprato 350 chili e me ne mangio una cazzuolata ogni sera, un orgasmo multiplo che neanche il punto G.
Avanti allora, con un altro Viaggio sfacciatamemente unico.
p.s. alert per l’Autofficina Da Pra Pocchiesa: pronti al recupero della Dacia
Da Radio Scarpa: qualche giorno fa, deambulando, un quasi indigeno ha contato lungo la real strada di Val da Rin la bellezza di 10 veicoli dal carattere forte e deciso: suv, fuoristrada, jeep, gip, crossover, tuttoterreno, 4×4.
Dei 10, uno solo, a detta dell’indigeno – dotato a mio parere del necessario occhio clinico – aveva (probabilmente) il permis de conduire sulla silvopastorale. E tutto questo rilevato nel corso di una sola giornata e durante una sola discesa a valle (ad agosto, certo).
Prima considerazione (stando a quanto riferitomi): se mettiamo la nostra guardia comunale a far multe a raffica, prima che si sparga la voce sul T-Rex in azione tiriamo su abbastanza soldi per asfaltare un bel pezzo del circuito internazionale di prova per ammortizzatori (il tratto Pecol-Verna della strada del Genio, tanto per capirci); oppure, con la stessa cifra ipotizzata, si potrebbe operare (uno dei tanti esempi) un tacconaggio coi baffi della medesima lungo tutto il percorso, inclusa la manutenzione della pista che da Soracrepa va a Col Vidal (notare: pista, non strada, come piste stanno diventando con questa amministrazione tutte le strade bianche, prima fra tutte quella di Val Longiarin, ma la stessa di Val da Rin … ).
Naturalmente, bisognerebbe che il Re Sole, oltre a grattarsi beatamente la schiena, prevedesse un utilizzo più intelligente del ruolo della guardia comunale stessa, mentre sappiamo che ciò non succede essendo la medesima confinata – da esplicite scelte politico-amministrative – a mero “passeggio” per le vie del paese, come più volte da me sottolineato.
Seconda considerazione: sembra di poter trarre la conclusione che il vostro sindaco ed il compare vice godano apertamente del fatto che il nostro territoriosia colonizzato dagli arroganti e prepotenti che, disponendo di mezzi adatti alla bisogna, scorrazzano per l’altopiano in sostanziale aperta libertà, violando impunemente le disposizioni di legge al solo fine di godersi una bella giornata seduti sul rampante suv (facessero legna, si potrebbe anche essere indulgenti e chiudere un occhio, tanto per dire).
E’ questo il modo, sindaco, di difendere e tutelare il nostro territorio dalle incursioni degli spavaldi?
Dulcis in fundo: ho comprato una telecamera mimetica che ho installato per osservazioni naturalistiche: è alimentata da un micro pannello solare, ogni volta che si muove qualcosa mi manda una foto della scena via email, se vado sul posto posso osservare i filmati relativi (funziona degnamente, niente di ché). Che dite, ne metto una anche sulla Strada del genio per vedere chi passa fuori orario? Che dite, ne metto una anche sulla strada di Val da Rin per fare due conti e vedere se davvero ci possiamo asfaltare un pezzo della citata strada de Monte?
A Calalzo di Cadore si farà la cena popolare. Il magnà è dato come gratuito mentre al beve si paga: aspettatevi vivande piuttosto saporite, secondo tradizione, che per osmosi (il sale richiama ossessivamente liquidi) costringeranno gli avventori a bere come e più di un camallo genovese che ha appena tirato paga. Ma tutto è nel solco della tradizione.
Il sindaco calaltino assicura che il servizio di catering verrà garantito dai consiglieri comunali che, alla bisogna, vestiranno con magliette slogananti l’onirico messaggio “alla gente serviamo noi“, stampate direttamente dall’assemblea dei sindaci del Bim-Gsp.
A parte tutto ciò, tornando a quel di Lozzo di Cadore, l’occasione offerta da questa cena popolare potrebbe essere colta dal vostro sindaco e relativo vice per rinforzare le fila del servizio catering calaltino, facendo nel contempo un po’ di pratica in vista dell’evento “Le tartine e le tortine del sindaco“, da tenersi quanto prima presso la ex caserma di Soracrepa in quel di Pian dei Buoi. Evento che, ricordo, porrebbe finalmente fine all’audace volo pindarico spiccato dal tandem lozzese nel lontano novembre del 2010:
Volete mettere che eco avrebbe avuto un piccolo rinfresco, dal titolo “le tartine del sindaco“, con il duo sindacale in grembiule bianco e vassoio affacendati a servire i commensali? E che ne dite di continuare il lieto momento conviviale con un disinvolto cambio di vocale, “le tortine del sindaco“? Senza dimenticarci il caffè, l’agognato caffè che Attilio voleva assaporare con la piramide dell’Antelao davanti agli occhi.