pene più duro per i corrotti della politica
A seguito di MafiaCapitale (che poi in termini di businness non è granché se parogonato a Expo 2015, il Mose o addirittura a Tangentopoli) che getta marmellata a destra e a sinistra (c’è qualcuno che si scorda che a Roma negli ultimi 21 anni 16 sono stati gestiti – per l’appunto, gestiti, non governati – dalla sinistra?), lo strenzi ha provato a fare lo sborone promettendo inasprimenti di pene per i corrotti e corruttori (il pene più duro del titolo!).
Come se chi prende mazzette andasse in banca a versarle sul proprio conto (mai sentito parlare di conti cifrati in qualche paradiso fiscale), o ci facesse un bel bonifico con causale “mazzetta”. E poi, in rapporto alla confisca dei beni, mai sentito parlare di prestanome? Ma lo strenzi è strenzi, sicché c’ha provato.
Fra le varie battute sull’argomento suscitate dalle stronzate governative sparse via telekabul (a parte la stroncatura data dagli stessi magistrati: vedi limpide considerazioni di Nordio), questa apparsa su Dagospia mette a fuoco meglio di altre l’efficienza che le misure avrebbero: