Si è spenta ieri l’atea Margherita Hack. Un’icona, per me.
Di sfuggita ho visto altre nuove icone piantate al parco solare di Loreto (credo di aver riconosciuto i tratti di Ratzi, l’emerito).
Oh, se solo avessi tempo!
Intingerei la penna nella mia scarlatta ed umana passione e scriverei qui della furia iconoclasta che si annida nei cuori dei modernissimi cattolici.
Se riusciamo a far sgorgare una lacrima o una goccia di sangue da una delle colonne della chiesetta … è fatta!
Corriere colme di fedeli giungerebbero come formiche in operosa processione, inebriati dal feromone della santità. La nostra comunità vivrebbe una nuova giovinezza. Anche il franchising.
Io imbottiglierei anche l’acqua che sgorga dal vicino Lavinà dela Ciusa. Ne farei bottigliette mignon. Allo slogan ci pensiamo con calma …
E darei finalmente quella benedetta licenza a Vuria Far Al Chiosket, che fu il primo a proporsi: granite per tutti, un cesso chimico e una vagonata di maxibon rielaborato: “Ciu pope is megl che uan”.
In attesa – una biblica attesa – che giungano gli alberi della manna (ma c’è, volendo, lo spazio per una cinquantina di kilowattora fotovoltaici – rinnovabili – con comode rate).
Tutto ciò in ossequio alla massima tremontiana “libera chiesa in libero stato” (che su suolo italico, prima di diventare tremontiana, era attribuita a Cavour, ma poi con l’8 x 1000 …).