Sulla prima pagina del Calzettino oggi c’è un riquadro di grande comicità (suppongo involontaria):
Papa Francesco salva lo Ior: serve ai poveri
Non ce l’ha fatta per un pelo. Però ci si era messo d’impegno. Stavolta, hanno pensato in molti, stavolta ci siamo. Col cavolo. E’ che non rinuncio mai alla mia onanistica dose di soddisfazione quotidiana, altrimenti qualche altra parolina l’avrei spesa sulla pietosa vicenda.
Riporto, perché non intralcia granché l’ottenimento della mia soddisfazione, ma anche perché lo giudico “sublime”, ciò che ha scritto Malvino sull’argomento (faccio il torto di citarlo per intero).
«Proprio un rivoluzionario!»
Quando diceva: «San Pietro non aveva un conto in banca», dall’emozione vi si sarà drizzato il pelo sull’avanbraccio, dico bene? «Proprio un rivoluzionario!», avrete pensato. Qualcuno, un po’ apprensivo, avrà temuto che quelli dello Ior gli avrebbero messo del cianuro nel mate, vero? State tranquilli, non gli torceranno un capello: lo Ior rimane dov’era, i quattro del Consiglio di Sovraintendenza che hanno fatto fuori il cardinale Nicora e Gotti Tedeschi rimangono dov’erano, tutto è uguale a prima.
Notizia appena bisbigliata, neppure si sente, coperta com’è dalla lunga eco dell’annuncio che Bergoglio forse chiuderà lo Ior, ci sta pensando, propende a chiuderlo, dategli tempo di definire la chiusura nei dettagli. Non lo chiude, però domani spenderà qualche parolina in favore dei poveracci che rubano nei supermercati, dirà che il vero ladro è chi li ha costruiti rubando, e i gonzi avranno di che mettersi l’anima in pace: «Gesù mio, com’è alla mano! Cita Francesco De Gregori, invece di San Tommaso! Che papa!».