Dunque, ciò che paventavo si sta avverando. Un’altra calamità si abbatte sulla popolazione bellunese. Le Province restano. Restano ma ridisegnate nelle loro funzioni e competenze. In particolare, la Provincia non sarà più espressione del voto popolare ma i rappresentanti (10 per Belluno) saranno votati tra i sindakos (che non amano la Provincia) e i consiglieri comunali (Reolon quindi vagheggiava di brutto sostenendo che si sarebbe tornati velocemente alle urne per una Nuova Provincia): solo loro potranno avere il privilegio di sedere sul nuovo scranno. Scranno regalato apposta per creare un altro feudo autoreferenziale della turpe casta lokal.
La calamità che ci tocca, che quella dell’invasione delle locuste nei paesi del Magreb è una passeggiata, ci costringerà a guardarci le spalle non solo dai consorzi, Bim e Bim-Gsp in primis, non solo dalle Comunità Montane, ma ora anche dalla Provincia. Un’ora di sonno tranquillo non ce lo potremmo più permettere. Il governo dei nominati presieduto da Mister Monti, con l’avallo dei partiti, ha quindi partorito la nuova disciplina del governo del territorio, creanco ancora una volta un covo di predoni (non necessariamente di soldi).
Alla fin fine il risparmio, perché dicono che ci sarà un risparmio dall’eliminazione della rappresentanza politica (sostituita dai sindakos che avranno diritto solo ad un rimborso spese …), sarà un’inezia anche perché la macchina amministrativa resterà senza una vera e propria guida e le frizioni fra le parti, non più coordinate fra loro, comporterà un aumento dei costi di gestione. L’intervento, insomma, non solo non porterà vantaggi economici ma vedrete che peggiorerà la situazione in termini di carico di spesa (ma lo si vedrà solo a consuntivo, ché questi al governo le previsioni non le sanno fare).
Non sono un fan sfegatato o “a prescindere” delle Province come unità di governo territoriale; per le realtà interamente montane come la nostra credo nella loro funzione di cuscinetto fra le esigenze della gente di montagna e la realtà della governance lagunare (o quantomeno padana) che non ha mai dimostrato di capire i nostri problemi (e come potrebbero? vivendo in realtà completamente diverse). Inoltre non c’è finora stata nessuna voce governativa che abbia chiarito, oltre ogni ragionevole dubbio, quale sarebbe il vantaggio in termini di spesa pubblica legato alla eliminazione, che non c’è stata, delle Province.
Si parla, quasi sempre a vanvera come d’abitudine, di risparmi per la cancellazione delle poltrone politiche (che prima perlomeno erano espresse dal voto popolare), che è come dire che se durante l’inverno stacchi il bruciatore sei sicuro di risparmiare sul riscaldamento, dimenticandosi che però in concambio ti si gelano i coglioni. Per risparmiare così basta uno scilipoti qualunque. Bel risparmio, non c’è che dire!
A questo proposito segnalo ancora la valutazione della CGIA che dalla eliminazione delle province prevedeva un risparmio limitato a poco più di 500 mln di € (pari al 3,9% dei costi di funzionamento della macchina provinciale, 13 mld di €, che comunque resterebbero in atto, sempre che non si decida di non pagare i dipendenti della provincia o di non aprire le strade dopo le nevicate :-). Sull’argomento si possono poi leggere questi contributi di Giuricin per l’Istituto Bruno Leoni (uno e due), uno studio della Bocconi (Zucchetti e Senn) commissionato dalla Upi “Proposta per il riassetto delle province” e i dati Upi aggiornati al 2012 del dossier “Le Province allo specchio“.
Alla fine, quindi, ci ritroviamo nelle mani dei barbari. “Paura niente“: non ci resta che impegnarci ancor di più per l’ottenimento dell’Autonomia della Provincia di Belluno, quella voluta dalla gente.