Magari sono le arie di Roma, chissà, fatto si è che Roger De Menech in riferimento a Bim-Gsp ha detto che:
Su Salton poi precisa: «Non è stato fatto questo per rimettere Salton, visto che ha fallito l’intero Cda. La situazione è complicata, bisogna che i sindaci abbiano coraggio e responsabilità e facciano un passo indietro».
Dunque, il neodeputato sostiene che “la situazione è complicata”. Averlo capito è indubbiamente un passo avanti epocale, congratulation! Ma soprattutto: “bisogna che i sindaci facciano un passo indietro”. Ma se una parte di loro, dei sindaci, ha appena fatto un passo – non so se avanti, indietro, di lato, di sopra o di sotto – sfiduciando di fatto il cda, che infatti si è dimesso!
Del resto, egregio sindaco di Ponte nelle Alpi, di grazia, che cosa vorrebbe mai dire, riferito ai sindaci e in questa situazione, “fare un passo indietro?“. Se ce lo spiegasse in chiaro dormiremmo un po’ più tranquilli; diversamente resterebbe aria fritta, una affermazione in politichese, anzi, in sindacalese, che nulla definisce.
No problem: ci sono tutti i sindakos del Bim-Gsp … in versione mono e plurimandataria! Fatevi sotto. Alcuni saranno leggermente … riottosi !
(p.s. questo è quello che ho pensato quando ho letto il tweet. Ma sapete com’è, il primo giudizio non è mai molto equilibrato. In effetti, quello che ho pensato dopo averci riflettuto un minuto … sarebbe molto peggio da rappresentare. Quindi, spazio agli ovini …)
C’è un bell’articolo di Marco Alfieri su Linkiesta che descrive la trasformazione dei sindaci da capitani delle autonomie locali ad aspiranti peones. Sono infatti più di 1400 gli amministratori – fra questi 250 sono sindaci – che correranno alle prossime elezioni politiche per una carega in parlamento.
Anche noi abbiamo (perlomeno) due aspiranti peones: il piddino De Menech sindaco di Ponte ed il pidiellino Piccoli sindaco di Sedico. Non so se giungeranno a diventare peones, so di sicuro che fanno già parte dei sindakos, cioè di quella foltissima schiera di sindaci bellunesi che hanno legato il proprio nome alla squallida vicenda Bim-Gsp.
Adesso lo sapete anche voi. Se vivete anni ed anni ed anni ad un palmo di naso da obbrobri come il Bim-Gsp, se votate più o meno supinamente i bilanci che anno dopo anno porteranno l’ente al disastro finanziario, se facendo questo porterete semplicemente alla pubblica e nazionale vergogna l’esistenza del già citato Bim-Gsp, be’, non preoccupatevi, potete sempre cercare di diventare peones della bananiera repubblica italica.
Ovviamente non mi scandalizzo: certi sindaci non sono peggiori di tanti altri figuri – altrettanto spalmabili e maleodoranti – che infestano le italiche contrade. Però il racconto che ci fa Irene Aliprandi dalle colonne del Corriere delle Alpi della riunione dei sindakos del Bim-Gsp svoltasi ieri, fa, comunque, vegnì i pele del cu drete.
Un’altra pagina eloquente dell’elevato valore azotato di “quelli del Bim-Gsp“, presi nel loro insieme. Certamente, anche in questo caso, qualcuno avrà più ragione degli altri. Certamente. Ma non sottilettiziamo, come diceva il sig. Kraft. Guardata nel suo insieme l’intera vicenda è sempre stata – e si dimostra tuttora – niente di meno che una fogna a cielo aperto.
BELLUNO. Una scelta di tempi sbagliata, una difesa preventiva fortunata, un sindaco lasciato solo con il pugnale in mano. È fallito il tentativo di far saltare il presidente di Bim Gsp Mario Leonardi, che anzi è stato rafforzato dall’assemblea dei soci di ieri pomeriggio. Una riunione in qualche modo “storica”, perché per la prima volta le porte della spa dell’acqua sono state aperte ai giornalisti, decisione azzeccata da parte del presidente che rischiava di uscirne da sfiduciato.
Gli assetti. Tutti sanno che in Bim Gsp si consumano da sempre le peggiori divisioni politiche tra i sindaci bellunesi, ma nell’ultimo anno i cittadini arrabbiati per il buco di 85 milioni di euro e alcuni cambi di amministrazione hanno modificato gli assi portanti. [leggi tutto sul Corriere delle Alpi]
Un anno fa è successa la stessa cosa. Poi, vista la vera e gloriosa figura di m. del direttivo Bim-Gsp a guida sindacale (cioè dei sindaci, fra l’altro del PDL), la ciurmaglia riunita in assemblea ha pensato bene di chiamare al timone il triumvirato tecno-oligarchico del tipo Capitan Findus che si è assunto l’onere – chiaro e ineludibile – di essere da subito cosparso del medesimo elemento organico (ma con l’attenuante “tecnica”, come se la m. tecnica puzzasse meno).
Anche un anno fa, dicevo, con i sindakos non solo a costituire l’assemblea ma anche il direttivo, i documenti di bilancio (del Bim-Gsp, non della bocciofila di Pinié, frazione di Vigo di Cadore) erano resi disponibili solo qualche giorno prima della riunione assembleare. Con l’arrivo dei tecnici – non mettetevi a ridere – i tempi si sono addirittura ristretti: i documenti di bilancio sono arrivati nei municipi alle 12.45 del giorno prima.
Come se il tempo si fosse fermato. Torna ad esplodere la polemica su Bim Gsp, la spa che gestisce il servizio idrico e che da un anno è amministrata da un cda di tre tecnici, dopo che l’era dei sindaci si era chiusa con debiti per circa 80 milioni di euro. La cifra è ancora quella e l’unica buona notizia sta nel fatto che non è aumentata, ma nel frattempo è montato il disagio dei sindaci dei Comuni soci. Accusati dall’opinione pubblica di aver ignorato per sette anni la crisi finanziaria di Bim Gsp e adesso messi alle strette dalla Corte dei Conti, i sindaci sono esplosi in occasione dell’assemblea di ieri pomeriggio.
All’ordine del giorno c’erano due questioni fondamentali: il bilancio di previsione e il piano di rientro dei debiti, ma i documenti sono arrivati nei municipi solo attorno alle 12.45 di ieri, rendendo cioè impossibile la lettura e l’analisi dei dati. Se in passato la maggior parte dei sindaci si limitava a votare senza sapere, ora che le bollette sono lievitate per coprire i debiti (facendo infuriare i cittadini) e che la Corte dei Conti ricorda ai Comuni che Bim Gsp è una loro partecipata, alzare la mano nell’ignoranza è diventato pericoloso. Alla lista degli arrabbiati vanno aggiunte le associazioni di categoria dei fornitori creditori e i sindacati.[…]
Avete notato quanto sia perfida questa Irene Aliprandi (seguite il neretto)? E’ o non è una velenosa tarantola? Forte! Ad ogni buon conto il buco del Bim-Gsp, come avete letto, se non altro non è aumentato (forse). Parlando di buchi, me ne viene in mente uno che mi riesce difficile non associare a tutta la pluri-annosa vicenda (anche lo slogan in vista si addice alla medesima: “There are a better ways to make a career” – Ci sono modi migliori per fare carriera):
Nel fecondo filone delle imprese del Bim-Gsp culminate nell’Opera Omnia “Il Buco dell’Acqua” ho scritto assai. Limitandomi al solo e piccante particolare dell’aumento del 30% delle tariffe in un sol colpo (ossia dell’ “Inculata estemporanea”), eccoli elencati (fra essi un intervento di Cagliosto, A proposito di tariffe Bim-Gsp):
Sull’argomento ho scritto anche l’articolo “Per la Gente di Lozzo propone la risposta del sindaco alla loro interrogazione sugli aumenti tariffari dell’acqua” riprendendo una interrogazione di Per la Gente di Lozzo. Mi ero ripromesso di dare una risposta esauriente alle puerili risposte del vostro sindaco – una stiratina con appretto – promessa che desidero mantenere al più presto. Ma oggi va segnalata la presa di posizione di 6 associazioni che hanno inteso ricorrere contro la decisione dei sindaci che hanno imposto l’aumento del 30% (oltre a quello del 5% annuale per 20 – venti !! – anni):
[…] iniziativa di Uapi (Unione artigiani e piccola industri), Appia (Associazione Provinciale Piccola Industria e Artigianato), Confcommercio, Cgil, Federconsumatori e «Comitato Acqua bene comune» che hanno presentato ricorso al Tar e al Capo dello Stato contro la delibera dell’Aato (ambito territoriale ottimale) che dispone l’aumento del 30% delle tariffe dal primo gennaio 2013.
Sorprende la fanciullesca reazione di Leonardi, attuale presidente dell’ente:
[…] Comunque, se non sono gradito, me lo dicano: ho 68 anni, e ho accettato il ruolo per vedere se potevo mettere le cose a posto; ma sono pronto ad andarmene anche domani»
Visto che sa far di conto e che qualche anno sulle spalle lo ha già, non dovrebbe mancargli l’esperienza per capire che il mondo funziona così. Si è dimenticato forse, il triumviro, di quando ha sostanzialmente mandato a fanculo (cioè dal proprio sindaco) la gente che avesse voluto avere informazioni sulle sorti del Bim-Gsp da lui presieduto? Nooo? Ecco qui il ricordino. E dovrebbe ricordarsi anche delle “bocche cucite“. Se non si sente adeguato alla bisogna, che comprende la dialettica fra le parti (e gli eventuali ricorsi messi in atto), se ne vada.
Per onor di cronaca va detto che i sindaci, meglio, i sindakos (sapete, quando si mettono assieme …), si sono detti sicuri che i ricorsi non serviranno. Loro, i sindakos, prima di votare l’aumento hanno chiesto il parere legale e sono certi che così dovrà essere.
Lasciatisi scivolare pigramente anno dopo anno in un mare di m., quando questa ha raggiunto la gola e stimolato qualche utile riflessione, si sono decisi, coraggiosamente, a votare per l’aumento del 30% nell’illusione di mettersi sotto i piedi uno sgabello di 30 cm, e invece se ne sono rovesciati addosso altri 30 cm, di pura m. (taluni potranno sostituire m. con melma, la striscia tragi-comica non cambierà). E adesso sono lì sotto.