il senso dei sindakos per l’Autonomia
O dell’insostenibile pesantezza dell’essere sindakos…
https://twitter.com/planetepics/status/919790003529625601
O dell’insostenibile pesantezza dell’essere sindakos…
https://twitter.com/planetepics/status/919790003529625601
La sega saga continua… Allora: par di capire che Super-Padrin, con i suoi super-poteri, abbia riunito in plein air plenaria i suoi pari
Ieri i sindaci, riuniti in assemblea dal presidente Roberto Padrin, hanno discusso a lungo sulle modalità e i contenuti della campagna referendaria…
Se il più paro dei pari invita i suoi pari in assemblea, visto poi l’argomento di tale assembramento – l’autonorendum al gusto fragola -, ci si aspetterebbe (come minimo) che i suoi pari accorrano all’unisono. Diciamo che su 65 borgomastri c’aspettiamo di vederne 60 (cinque, ciclicamente, hanno sempre quelle fastidiose emorroidi che li trattengono presso le proprie dimore)
Colti da impeto rivoluzionario, pare che i sindaci si siano autogabellati, pur di portare il popolo fuori dalle piaghe d’Egitto (neretto nostro):
È cominciata, però, la raccolta dei soldi. Fisicamente. Alla fine dell’assemblea i sindaci hanno messo mano al portafoglio e si sono autotassati. Cinquanta euro a testa… A fine assemblea nella busta c’erano almeno un migliaio di euro.
Ora, c’è qualcosa che non torna.
Perché, se alla fine dell’assembramento c’era un migliaio di euro, a cinquanta cadauno… vuol dire che i sindaci che si sono autogabellati sarebbero venti.
Delle due l’una: se la plenaria fosse stata veramente plena, vuol dire che – legittimamente, sia chiaro – solo un terzo dei sindakos si sarebbe svenato. La qual cosa porta a dire che, perlomeno, il titolo usato per dare la notizia è un titolo del cazzo cavolo. Quello giusto sarebbe stato… Alcuni sindaci si autotassano bla bla.
Se, invece, alla plenaria – indetta apposta per l’autonorendum- c’era solamente un terzo dei sindakos (ognuno dei quali s’è privato di 50 euri), come cazzo cavolo fai poi a sorprenderti se il bellumedio non va a votare al referendum (gusto fragola)?
Risultato? Più che autotassarsi, qui si autoscassano (che altro pretendere dai sindakos? Nada de nada)
Infatti, verso la fine dell’articolo (neretto e enfasi nostri):
Per promuovere la partecipazione al voto, però, i sindaci (presenti ieri neanche la metà degli amministratori bellunesi) hanno deciso di organizzare una manifestazione pubblica.
(prendete nota: il buon esempio non si dà partecipando alla riunione “di tutti i sindaci”, ma organizzando una manifestazione… pubica ooops pubblica; preparate i pop-corn)
Domenica scorsa sulla prima del CorrierAlpi campeggiava – in riferimento alla situazione di Veneto Strade e alle intenzioni dei sindaci – un titolo quasi bolscevico:
La proverbiale rabbia dei nostri sindakos m’ha fatto tornare alla mente un episodio che li ha visti protagonisti, una buona parte di loro, all’epoca del black out. Un episodio da Cuor di Leone se per celebrare il loro coraggio giunsi a confezionare questo titolo: black out in Cadore: ‘i sindaci: denunciamo tutti’ (o del ruggito dei conigli).
Com’è andata a finire lo sapete: la class action, sventolata come una muleta contro Enel e Terna, s’è trasformata in una cazz action, e i rabbiosi cani – dopo la scoperta delle potentissime lobby – se ne sono tornati a cuccia con la coda tra le gambe.
Ma torniamo a Veneto Strade: a noi i sindaci piacciono belli e ruspanti sicché, non dovessero arrivare tutti i soldi necessari (per ora il Gobierno, che ha razziato tutte le province d’Italia, sembra disposto a scucire solo un terzo dei bes necessari) ci sentiamo di formulare – per il tramite di Osho – questo caldo augurio:
Riflessioni semiserie prendendo spunto da quanto letto qui: “Una sfida contro lo spopolamento“:
Da una settimana Vigo di Cadore ha un nuovo sindaco.
Nuovo sindaco? Da quanto scritto sembrerebbe piovuto dal cielo. Semmai, nuova amministrazione. Il sindaco è vecchio, nel senso che è stato rieletto: è al suo secondo mandato. Quindi, se c’è qualcosa di nuovo è il mandato.
Uno dei problemi più pressanti che Mauro Da Rin Bettina si trova ad affrontare, è il calo demografico del suo comune, che in questi anni ha raggiunto un livello preoccupante, specie per il mantenimento dei servizi scolastici dei quali Vigo va fiera.
Alla faccia del pressante. Avendo chiarito che il sindaco è al secondo mandato, diamo per scontato che nei cinque anni di amministrazione che si è lasciato alle spalle… abbia avuto modo di accorgersi dello spopolamento in atto, non fosse che per le 60 persone perse dal comune in quel periodo. Per lo sforzo titanico che parrebbe apprestarsi a sostenere, tale presa di coscienza sarebbe già una buona base di partenza.
È interessante vedere che il calo di abitanti è costante dalla fine del secolo scorso. Infatti al 31 dicembre del 1999, gli abitanti erano 1.650, mentre già all’inizio del 2016, si erano ridotti a 1440.
Provvediamo noi a rincuorare il sindaco/Titano: a ben vedere, lo diciamo da sempre, il calo degli abitanti viene da molto lontano: è dal 1951, cioè dalla metà del secolo scorso, che gli abitanti calano ininterrottamente.
I motivi sono stati vari: dalla diminuzione della natalità, alla maggiore mortalità, al trasferimento di alcune famiglia causato dalla perdita di posti di lavoro.
La “maggior mortalità” è l’errore tipico in cui incorrono tutti i giornalisti che vanno troppo di fretta. Non c’è una maggior mortalità, è il saldo naturale che frega. Per dire, la media dei decessi negli ultimi 14 anni è di 19,36 persone, mentre i decessi degli ultimi tre anni (20013, 14, 15) sono stati 16, 18, 18.
Ma la cosa è ancor più chiara osservando l’andamento del tasso di mortalità (cioè i decessi rapportati alla popolazione):
Anche il numero di componenti per famiglia è passato dal 2.50% del 2001, al 2,23% del 2015: una famiglia su 2 ha perso un componente.
Ovviamente il dato, che si ottiene dividendo la popolazione per il numero di famiglie, non può essere “per cento”. Inoltre mi sfugge quale logica sottenda l’affermazione “una famiglia su 2 ha perso un componente” (la perdita di popolazione è stata di 210 persone -1650 del 2001 meno 1440 del 2015 – con 660 famiglie nel 2001 (se il numero medio era di 2,5) e 644 nel 2015). Boh!?
Ma veniamo alla “sfida”.
Dall’articolo non si riesce a intuire quale sarebbe la vera sfida contro lo spopolamento. Sembra di capire che il nuovo sindaco sia interessato al “mantenimento dei servizi scolastici dei quali Vigo va fiera“. Questa sarebbe dunque la sfida? Perché se è questa, va chiarito che il gioco è a somma zero. Ciò significa che, date le condizioni attuali e quelle che stanno maturando, per tenere aperte le scuole in “A” si dovranno chiudere quelle in “B” e in “C” (e poi in “D”…).
Insomma, una cosetta da Titani.
Sottotitolo: sindakos alla scoperta dell’acqua semifredda.
Un po’ come per le onde gravitazionali. Alberto aveva detto che secondo lui ci dovevano essere. E allora cerca, cerca, disperatamente cerca. E alla fine si sono svelate.
Uguale per lo spopolamento: “eppure” – s’interrogavano i sindakos – “ci dev’essere, da qualche parte ci dev’essere“. C’erano seduti sopra. Dopo anni e anni di disperate ricerche, se so’ accorti.
Ora è allarme !!
Mentre in Francia il Fronte Nazionale di Le Pen viene sbarrato dai social-repubblicani (che si sono inculati a vicenda pur di fermare Marie), a Calalzo di Cadore s’è alzato il fronte locale avverso i volantinatori selvaggi.
CALALZO. Ben 200 euro di multa per chi ha osato appoggiare un volantino commerciale alla maniglia dell’ingresso di una casa. D’altra parte lo prevede un provvedimento dell’amministrazione municipale di Calalzo che risale ancora a cinque anni fa. Il sindaco Luca De Carlo vuole una città pulita e non sopporta che a terra venga abbandonata neppure una cicca; se trova chi lo fa, questi si piglia 50 euro di multa. La sanzione è stata comminata nei giorni scorsi da De Carlo ad una ditta che ha distribuito a Calalzo del materiale pubblicitario, osando inserirlo negli apri-porta in quei casi in cui non sono state trovate le classiche buche della posta […].
Tutto bello, tutto in ordine, tutto in riga. Come al cimitero.
Peccato che “la ditta” alla quale è stata comminata la multa (e la “logica” che segue la delibera anti-volantinaggio-selvaggio), nella realtà sia – molto più probabilmente – il volantinatore selvaggio che corre come un luoiro da mane a sera per avere, alla fine della giornata, forse, la ciotolina di riso. Difficile che venga a volantinare “il paron col colbacco d’ermellino”. E solo un coyotes manda in giro dipendenti veri che ti costano un occhio. Chiaro no?
Insomma, viene in mente una specie di versione moderna di Robin Hood che toglie ai poverissimi, per avere una linda cittadellina dolomitica – bella, ordinata, in riga – di cui vantarsi con giustificato orgoglio. E allora, mentre il diavoletto mi sibila – chissà perché – “forti con i deboli e deboli con i forti“, mi torna alla mente il…
ruggito dei conigli
e mi chiedo, perché mi chiedo e lo chiederò ancora per un po’, che fine ha fatto la dichiarata class action contro Terna e Enel?
(estratto articolo del Corriere delle Alpi del 29 dicembre 2013 – clicca per leggerlo tutto)