Ok, sono testate governative. Anche la siamese Corriera delle Alpi lo è, ma ovviamente non poteva girarsi dall’altra parte. All’Alto Adige e al Trentino se lo stanno menando, evidentemente: giornali automenisti. Non è successo assolutamente nulla (almeno in prima pagina). Le aspirazioni autonomiste degli altri non interessano, se non portano qualche vantaggio. Che covino qualche recondito timore?
Mi, ti e Toni, dà la precisa idea delle forze in gioco quando si parla di Sinistra Italiana di Belluno. Il bimbominkione avrebbe detto: Sinistra Italiana chi? Riunire l’assemblea provinciale, quindi, non dev’essere stato un grande problema. Ebbene, mi-ti-e-tonihanno deciso di praticare, per quanto riguarda il referendum del Veneto, «un’astensione attiva».
Famola attiva; anzi, più che attiva… radioattiva. Insomma, l’astensione “attiva” che vedrà il prodigarsi dei sinistrati in questa occasione, sarà tale solo perché mi-ti-e-toni si sentono in dovere di votare Sì per quello provinciale (una meraviglia della scienza e della tecnica). E non potendo perciò fare a meno di portare le terga al seggio, ecco che l’astensione passiva – così comoda, converrete – è stata nientepopodimeno che nobilitata rendendola attiva. Una scelta strategica della quale menar vanto.
BELLUNO. Sinistra Italiana di Belluno ha riunito l’assemblea provinciale per discutere sul tema dei referendum. Nel caso di quello regionale è stata decisa «un’astensione attiva».
Gli ortotteri, la tribù originaria col relativo santone, voleva cancellare dalla faccia della Terra le province italiane. Non so che aria tiri oggi su questo argomento dalle parti del burattinaio-santone, ma è bello sapere che alla periferia dell’impero c’è qualcuno che guarda all’avvenire con “aria combattiva”:
Secondo D’Incà l’autonomia che il Bellunese rivendicherà post referendum permetterà di «combattere lo spopolamento che affligge il nostro territorio. Abbiamo l’occasione per cambiare la storia»
Frotte di giapponesi stanno arrivando per copiare ed esportare nel Sol Levante il modello bellunese. Si fa un referendum (anche con un quesito alla cazzo), si vota sì, e i giorni seguenti coitus ininterruptus a raffica e per tutti. Ci dai dentro, dove prendi prendi, ma il futuro demografico è salvo.
(diffidate dalle imitazioni: il modello, per funzionare, oltre al coitus ininterruptus, ha bisogno dei sindakos alle briglie della Provincia: una garanzia come poche altre)
Dice ancora il cigiellino, tale Bressan, riferendosi alla popolazione della provincia di Belluno (altre amenità e info un tanto al chiloqui e quo):
[…] nel giro di qualche censimento abbiamo perso quasi 20.000 abitanti
Fra le tante unità di misura del tempo a disposizione, anno, decennio, secolo, millennio, il nostro ha scelto un esotico “censimento”. Che tanto esotico poi non è visto che coincide con un decennio: tra un censimento e l’altro ci sono 10 anni. Ma, visto che si parla di misure di popolazione, il censimento ci sta bene.
Intanto, il cigiellino pare avere le idee molto chiare: nel giro di qualche censimento (uno più, uno meno, che volete?…). Trattandosi di 10 anni, se qualcuno vi parla di “qualche” censimento, voi, a quanti riuscite a pensare? Due o tre? Forse quattro? Perché, se sbagliate di un censimento, che sia in più o in meno, vi fottete 10 anni 10. Che non sono proprio un battito di ciglia.
Del resto, se vi dicono “quasi 20.000 abitanti“, a quel “quasi” che valore date? Al massimo 19.000? Forse 18.000? Facciamo 17.000 e non se ne parli più?
La popolazione attuale è di 205.000 abitanti. Nel censimento del 2011 la popolazione fu determinata in 210.000 unità. Sicché dall’ultimo censimento abbiano perso 5.000 persone. No, non è questo quello a cui il cigiellino si riferiva. Nel censimento del 2001 la popolazione era di 209.000 abitanti, quindi 4.000 in meno. No, non è neanche questo.
Nel 1991 era di 212.000 persone con una differenza di 7.000. Niente da fare neanche col terzo censimento. Proviamo col quarto, 1981, 220.000 persone e uno scarto di 15.000. Difficile dire che 15.000 sono quasi 20.000 (certo, un cigiellino potrebbe). Ma proviamo col quinto, 1971, 221.000 persone e uno scarto con la popolazione odierna di 16.000 unità.
Capite ora quello che intendo? Informazioni un tanto al chilo!!
Se proprio vogliamo scomodare i censimenti, quello che si può dire è che dal quinto censimento ad oggi – sono passati da allora 46 anni – la popolazione s’è ridotta di 16.000 unità, cioè mediamente di 348 persone all’anno, corrispondenti allo 0,17% (rapportate a una popolazione media di 210.000 unità), per un grossolano tempo di estinzione “lineare” di 600 anni circa, che non è così malvagio 🙂 .
Se invece si guarda all’ultimo censimento, 2011, la perdita è di 5.000 persone in 5 anni, 1.000 persone all’anno, 0,48%, un bel grattacapo. Ma, per fortuna, arrivano i nostri: la cavalleria cigiellina ha la soluzione per arginare se non proprio sconfiggere lo spopolamento (prossimamente su questi pixel).
Alle sciocchezze del “contenente” (Telebelìn), si sommano quelle del “contenuto” (questa è una, ve ne sono altre che vedremo in seguito): dice, tale Bressan, per esempio, in riferimento allo spopolamento della nostra provincia, che
noi abbiamo una perdita costante di abitanti dai 1.000 ai 1.500 ogni anno…
che è un po’ come dire che i rappresentanti della popolazione umana sono dotati, mediamente, di un coglione (uno in dotazione al maschio e l’altro alla femmina, mediamente).
Bene che dello spopolamento se ne parli, ma la correttezza informativa richiederebbe un po’ più di precisione (il servizietto, così come è stato montato, è purissima aria fritta anche quando si parla di numeri). Vediamo. Prendiamo la “perdita costante“: costante rispetto a quale unità di tempo? Prendiamo poi “ogni anno“: proprio ogni anno? Da sempre o da qualche anno in qua?
Sì, è vero, negli ultimi 3 anni, 2014-2015-2016, la popolazione è calata rispettivamente di 1.536, 1.038 e 1.075 unità. Anche quest’anno, sarebbe il quarto, si profila un dato similare (ad aprile 2017, ultimo dato disponibile, i bellunesi mancanti sarebbero 503).
E allora ditelo, no!? La popolazione della provincia di Belluno, che pur fino al 2013 non aveva subìto alcuna variazione rispetto al decennio precedente, in questi ultimi 4 anni, se consideriamo quello in corso, sta calando bla bla bla.
E’ già: nel 2001 la popolazione bellunese era (al 31 dicembre) di 209.492 persone; nel 2013 – dodici anni dopo – di 209.430 (62 persone in meno). Quindi, alla fine del 2013 avresti potuto lamentarti della popolazione”stagnante”, ma non del suo calo, semplicemente perché, nel periodo considerato, non è calata. Ripetete con me: dal 2001 al 2013 la provincia di Belluno non si è spopolata.
Lo spopolamento in atto con queste proporzioni, qualsiasi sia la sua ragione d’essere, è un evento manifestatosi neanche quattro anni fa. Il dato va visto e fornito in prospettiva, altrimenti più che informazione è fuffa. I cigiellini d’ordinanza dovrebbero farsi una domanda e darsi una risposta.
No, non sto dicendo che lo spopolamento in atto è colpa del PD che è al governo. Ma sì, nel novembre 2011 è arrivato Monti, che poi ha lasciato a pantofoLetta, che s’è fatto da parte per lasciare i kommandi al bimbominkione, tale strenzi, un collaboratore del quale, tale Delrio, ha prodotto una tra le più infami deforme affastellate in questo sciagurato periodo, quella delle Province.
(magari tutto ciò qualcosa c’entra, non foss’altro che nell’avere una istituzione, la Provincia, a cui il PD ha frantumato le rotule, che, conseguentemente, nulla può fare relativamente allo spopolamento del poco che avrebbe potuto)
Quante sciocchezze da Telebelìn in un così breve servizietto sullo spopolamento. Nelle righe di presentazione scrivono (neretto nostro) che
Ogni anno un calo di 100/1500 residenti, come se scomparissero dalla cartina geografica due comuni della nostra montagna.
Nel servizietto prendono coraggio e spunta addirittura il terzo comune: “come se scomparissero… due o tre comuni della nostra montagna”.
La provincia di Belluno ha 205.000 abitanti. Togliamo quelli di Belluno e Feltre (57.000, so’ cittadini) e ci restano 148.000 abitanti in 65 comuni. Siccome la provincia di Belluno è interamente montana, dobbiamo ritenere che i 65 comuni siano tutti… “della nostra montagna“. Se così fosse ogni comune della nostra montagna avrebbe in media 148.000/65=2.277 abitanti. Se scomparissero dalla cartina geografica due comuni ci ritroveremo senza 4.553 abitanti (con tre andrebbe peggio 🙂 ).
Vogliamo provare con due comuni del Centro Cadore? Otto comuni per 15.000 abitanti: in questo caso due comunidella nostra montagna equivarrebbero a 3.855 abitanti. Siamo ancora fuori di una riga di case.
Ultima chance, Comelico (che dite, è abbastanza “nostra montagna”?). Il Comelico, 6 comuni, è abitato da 8.657 persone e, quindi, due comunidella nostra montagna, in questo caso, farebbero 2.885 persone. Vedi, Telebelìn, che sei ancora fuori!
Ordunque, a quali comuni della nostra montagna avranno pensato quando stavano mettendo in piedi il servizietto? Aspetta! Prendiamo il 2014, anno nel quale la popolazione si restrinse di 1.536 bellunesi. Zoppè (229 al 1 gennaio 2016), Ospitale (292), Colle Santa Lucia (360), Perarolo (380) e siamo a un totale di 1.261 persone in… da-dannn… 4 comuni 4 della nostra montagna. Se ci mettiamo Soverzene (403) arriviamo a 1.664 persone. In un anno, il 2014 e, per la precisione, un mese e mezzo del 2015, sarebbero spariti 5 comuni 5 della nostra montagna.
Oppure, diciamo, poco più della popolazione di Vigo (1440 abitanti): in questo (sfortunato) caso si tratterebbe di UN solo comune della nostra montagna.
(le sciocchezze non sono finite: ci sono anche quelle del cigiellino… prossimamente)