il Pomata si ribella
L’anguillone, al grido di noi veneti de qua e noi veneti de là, si dimena. Al tempo dell’istituzione delle zone rosse il Pomata, con indicibile sforzo, s’era rimesso in posizione eretta (di solito è pancia a terra, stile anellide), e, sguainando un’affilata retorica, aveva iniziato a menare orgogliosi fendenti all’indirizzo del damerino al gobierno (già descritto come il NULLA) che lo voleva tutto rosso. Ecco il tribuno l’8 marzo:
Zaia: «No a “zone rosse” in Veneto, questa sfida si vince con le terapie»
Coronavirus e zone rosse, il Governatore Zaia: “Misura sproporzionata per la Regione del Veneto”
Coronavirus, Zaia: “Province Veneto devono uscire da zona rossa”
Coronavirus:Zaia per stralcio zona rossa. Decisione esagerata e inopportuna
(qui i link in ordine di apparizione: primo, secondo, terzo, quarto)
Come detto, tutto ciò l’8 marzo; ma il bello è che il Pomata, qualche giorno prima, rigirandosi nel fango, reclamava tutto il Veneto in zona rossa. Poi il povero fantolin, messosi a 90 gradi, il 10 marzo se l’era preso fino in fondo abiurando la propria fede rivoluzionaria (quella del gemello di qualche giorno prima). Adesso, giustamente – le terga violate di cui sopra non è tributo di poco conto, ne converrete – il Pomata reclama il lenitivo anche per sé. Speriamo che al danno non si aggiunga la beffa (capite che prenderlo due volte, la prima con inchino e la seconda mentre sparecchiava, non sarebbe proprio da condottiero).