Tu che ogni tanto guardi l’immensità dell’Universo non puoi che sorprenderti del fatto che “cazzo, la luce di questa stella ci giunge dopo 13 miliardi di anni”. E col tempo hai sviluppato una qual certa dimestichezza con le rappresentazioni dell’immensamente grande e immensamente piccolo. Insomma, sai cosa vuol dire “tempo geologico”: di fronte all’universo la deriva di un continente è il battito di un’ala, la velocità di uno starnuto.
Sicché queste bizze dell’Antelao ti viene quasi da misurarle, su quella scala, in femtosecondi. Sembra che il Re delle Dolomiti abbia deciso di cambiare volto alla via di salita normale, che gli stava sui coglioni da tempo, facendola diventare, da percorso strutturalmente solidissimo, qual era fino all’anno scorso, un rosario di frane, cedimenti, sfaldamenti, crolli.
Insomma, un colossale macereto.
(che dolomia del cazzo! oddio, in verità la pastafrolla di cui si parla è dovuta ai cugini “calcari”, che da forcella Piccola salgono fin verso la vetta: fottuti bastardi!)
E si è messo di buzzo buono eh, l’Antelao, perché ‘sto sgretolamento non lo ha fatto un po’ qui e un po’ lì, no, l’ha fatto su tutta la linea di salita. Cazzo, avrà detto, se dobbiamo fare un lavoro di tal natura, facciamolo coi controcoglioni e, soprattutto, a valere “per sempre”. A tutto ciò si unisca la brillante prosa attribuita al sindaco di S. Vito, tale De Bon, che con precisione chirurgica ci allerta:
«I soccorritori hanno notato la presenza di significativi crolli e di materiale anche di grossa pezzatura lungo la Normale che genera continui, autonomi cedimenti che, qualora associati anche al passaggio di persone, possono essere anche di notevole portata e di volumi assolutamente instabili che insistono sulla verticale di salita. […]
Siamo rincuorati dal fatto che i cedimenti siano autonomi, perché alla storia dello spirito cufoleto che col crick fa rotolare i massi a valle non avremmo creduto; è poi straordinario che, sempre tali cedimenti, “qualora associati anche al passaggio di persone”, possano “essere anche di notevole portata e di volumi assolutamente instabili che insistono…”. Altroché se insistono. Non c’è verso di farli smettere.
Niente sarà più come prima. E da oggi tutti col naso all’insù, in attesa del Big One de noantri, un big one d’altura.